Lottando inutilmente contro il premier David Cameron per il seggio di Witney, nell’Inghilterra occidentale, il leader del Land Party, Deek Jackson, ha preso solo 35 voti, contro quei 35.201 che si è accaparrato il premier uscente e appena riconfermato, diventato appunto parlamentare ancora una volta nel suo storico collegio. Però più di quei 35 voti è stata vivace e forte nella mattina dell’8 maggio la protesta dei supporter di questo partito praticamente sconosciuto, uomini e donne che indossavano abiti da sauditi e che manifestavano contro “il supporto dei Tory alla famiglia reale di Riyad”. Ma chi sono e che cosa vogliono questi nuovi protagonisti – al momento solo per quei cinque minuti di protesta in diretta televisiva – della politica britannica? Il Land Party non ha neanche un vero e proprio sito, ma il link ufficiale riporta a una pagina Facebook. Mantenere un sito web costa, è risaputo, anche se ancora nulla si sa su chi ci sia esattamente dietro questa formazione, se non il suo leader che si presenta spesso in pubblico con gli occhiali da sole.

Sulla pagina del popolare social network è presente anche una sorta di “manifesto”, dai toni tradizionalisti e rivoluzionari allo stesso tempo. “Il Land Party è un nuovo partito politico che rappresenta le idee e le aspirazioni delle persone che vogliono un cambiamento fondamentale nella nostra politica, nella nostra economia e nel nostro stile di vita”. Fin qui, appunto, nulla di strano: del resto ogni partito, anche conservatore, punta sempre in teoria al miglioramento delle attuali condizioni. Ma le cose si complicano quando si prosegue nella lettura del manifesto. “La missione del Land Party è di introdurre la ‘landocrazia’: un sistema politico ed economico basato su quali diritti e uguali responsabilità nei confronti della terra. Noi non abbiamo alcuna ideologia da offrirvi sul come voi dovreste vivere. Però ci battiamo per il diritto della gente ad avere quello di cui hanno bisogno per vivere: la terra!”.

Una formazione quindi dai numeri esigui, ma con un’idea ben chiara. Tornare alla natura e alla libera proprietà dei terreni. Certo, un programma ambizioso per Deek Jackson, che una semplice ricerca su Internet rivela essere anche un musicista che sul suo sito Internet vende in formato digitale le canzoni da lui composte. Praticamente nessun modo per contattarlo in modo veloce ed efficace sulla pagina Internet, se non un form da compilare per l’invio di un’anonima e-mail. Però di sicuro hanno avuto modo di conoscerlo oggi quei giornalisti presenti alla dichiarazione di trionfo, nel suo collegio, da parte di Cameron. Non si sa, tuttavia, perché questa mattina gli uomini e le donne del Land Party se la siano presa in modo particolare contro la famiglia reale saudita.

Di certo, come si legge ancora sulla loro pagina Facebook, “le persone libere con la loro terra di proprietà non hanno paura della recessione, della disoccupazione o del collasso delle banche private. Le persone con la terra possono pensare in modo migliore a loro stesse, ai loro bisogni e alla loro sicurezza sociale. Le persone e le comunità autosufficienti danno sollievo allo ‘stato badante’ o alla cultura del consumismo e li sollevano dal bisogno di prendersi cura di loro”. Forse che il Land Party non veda di buon occhio neanche il welfare così come lo intendiamo oggi? La pagina del partito al momento della stesura di questo articolo ‘piaceva’ a 70 persone. Così pochi, appunto, i follower al momento della notizia relativa ai 35 voti ottenuti.

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