Ecce Bombo, il buon corridore etiope Tsgabu Gebremaryam Grmay non l’ha mai visto. Non è detto che qualcuno dei suoi compagni di pedale della Lampre-Merida prima o poi non gli regali il dvd, e gli faccia vedere la mitica scena in cui un paranoico telefonista chiama ogni notte una tv libera per raccontare oscuri segreti – tipo le gallerie dell’autostrada non fanno passare i carri armati – che un ancor più oscuro e misterioso “amico etiope” gli aveva appena rivelato (“C’aveva ragione l’etiope…”). Per i soliti ineffabili incroci del destino, succede che il ciclista Grmay sia non solo il primo corridore etiope ad un Giro d’Italia, ma anche il primo a partire nella prima tappa di questa che è l’edizione numero 98, una cronometro a squadre di 17,6 chilometri che di disputa lungo la pista ciclabile Riviera dei Fiori da San Lorenzo a Mare e si conclude sul lungomare Italo Calvino di Sanremo.
Tocca, infatti, proprio alla Lampre l’onore di aprire le danze, si fa per dire, del nuovo Giro. Alle 15 e 10 in punto del 9 maggio 2015, data storica per l’ignoto (a noi) mondo ciclistico abissino, la Lampre sarà la prima delle ventidue squadre, a far scattare il cronometro. Il ragazzo è del 25 agosto 1991 (Ecce Bombo è del 1978). E’ uno scalatore che però sa filare bene nelle prove contro il tempo: ha appena conquistato il titolo continentale africano. Come i leggendari fondisti e mezzofondisti della sua terra, si allena in altura, d’altra parte è nato a Macallé, che si trova a nord dell’Etiopia, oltre quota duemila. Già, la Macallé dell’assedio. Del forte Endà Iesus, in cima ad un collina che dominava la conca di Macallé, dove si era asserragliato il maggiore Giuseppe Galliano, assieme a 21 ufficiali e 170 soldati italiani, con l’ausilio di mille ascari: era il gennaio del 1896, Galliano tenne testa per quattordici giorni a sessantamila abissini, comandati da ras Maconnen.
Roma ordinò a Galliano di abbandonare il forte e di arrendersi al Negus, che nel frattempo era giunto da Addis Adeba. Il maggiore abbandonò la posizione il 21 gennaio, con gli onori del nemico. Grmay, dopo essere stato scozzonato all’accademia dell’Unione ciclistica svizzera di Aigle, è diventato professionista nel 2012, entrando a far parte della formazione Mtn-Qhubeka. Un anno dopo, il primo successo: la quinta tappa del Giro di Taiwan, il 22 marzo del 2013. E’ campione etiope sia in linea che a crono, quest’anno è passato alla Lampre e ha dimostrato buone qualità alla Tirreno-Adriatico, che ha concluso al 51esimo posto (ottavo, però, dei giovani). Qui al Giro indossa il pettorale numero 93. Sommando le cifre esce fuori 3: porta bene. Sogna di vincere una tappa: naturalmente in salita. Naturalmente da uomo solo al comando. In sella alla sua baesklet, la bicicletta, come si dice in amharico.