Il primo cittadino di Milano ha ribadito di non voler affrontare un secondo mandato. E dopo "l'investitura" di Scalfari e l'ok di Vendola, lui non chiude completamente: "Posso tentare di far dialogare soggetti diversi che ora non si parlano"
Oltre Civati, oltre Vendola, oltre Bersani. C’è vita a sinistra del Pd (o a sinistra tout court)? Secondo qualcuno – anche di autorevole, come il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari – sì e corrisponde al nome di Giuliano Pisapia, sindaco di Milano ancora per un anno che ha già annunciato (e ribadito più volte ) che non ha intenzione di ricandidarsi dopo la vittoria “arancione” del 2011. Nonostante gli appelli a tornare sui propri passi, che si sono infittiti negli ultimi giorni, Pisapia non fa marcia indietro: “Sono convinto per il bene della città – ha risposto alcuni giorni fa durante l’inaugurazione della Galleria Vittorio Emanuele II restaurata – Ci sono momenti in cui bisogna passare il testimone alle nuove generazioni. Sono stato chiarissimo, ho fatto una scelta. Credo di aver sempre dimostrato coerenza – ha spiegato Pisapia -, ho fatto una scelta 4 anni e mezzo fa e ho dato e continuerò a dare tutto il mio impegno per la città”.
Ma un’altra sua dichiarazione potrebbe aprire un nuovo scenario, anche se è presto per avere certezza. Pisapia ha ribadito che il suo impegno in politica non terminerà con il suo lavoro a Palazzo Marino. E in più durante Servizio Pubblico ha aggiunto: “Penso che posso tentare di far dialogare soggetti diversi che ora non si parlano“. Il riferimento, evidente, è al rapporto tra Pd e Sel che alle elezioni del 2013 erano alleati e ora si trovano a dirsele di ogni in Parlamento. Basti pensare ai toni da battaglia usati dai vendoliani contro l’Italicum voluto da Matteo Renzi e dalla maggioranza del partito. Obiettivo di un ritorno al dialogo tra Pd e sinistra dovrebbero essere “riforme vere” e l’assunzione da parte della sinistra della “responsabilità di governare” ma Pisapia ha però ribadito: “Ho un anno in cui il mio impegno sarà tutto su Milano”.
Un ragionamento che si inserisce nelle dinamiche a sinistra del Pd, tra i malumori della sinistra del partito (anche se i leader confermano di non voler uscire e di combattere “da dentro”), la fuoriuscita di Pippo Civati, il nuovo soggetto di Maurizio Landini, l’eterna ricerca di un’identità certa di Sel (che comunque nei sondaggi continua ad avere uno zoccolo duro a sua disposizione). “Sel non ha presentato i propri simboli nella competizione delle regionali – diceva Nichi Vendola in un’intervista a Repubblica di alcuni giorni fa – Abbiamo già avviato l’allargamento. Ora siamo pronti a costituire gruppi nuovi sia alla Camera che al Senato. Partiamo con chi ci sta”. Secondo il presidente di Sinistra ecologia libertà sottolineava come ci sia bisogno di costruire “non la somma algebrica delle sinistre sconfitte, bensì una nuova agenda di governo, un nuovo vocabolario di una sinistra che non vuole essere né omologata né minoritaria”. E Vendola ha risposto proprio a una domanda su Pisapia: “Non è male ricordare che è il miglior sindaco d’Italia, un vero riformatore. Incarna l’immagine di una sinistra dei diritti e delle libertà. Detto questo non tocca a me incoronare o tirare per la giacca”.