Il leader del Pd "dedica" tutto il comizio a sostegno della candidata presidente Raffaella Paita per attaccare la minoranza del partito: "Una sinistra così può vincere i congressi, ma perde le elezioni". Per il capo del governo la Liguria non deve essere "oggetto di un ricatto politico". E a D'Alema che aveva parlato del calo degli iscritti risponde: "E' un nostalgico del 25%, tra quelli che stavano bene quando si perdeva"
A Genova è rimasto un’ora e mezzo. Giusto il tempo per il comizio a sostegno di Raffaella Paita, la candidata del Pd alla Regione Liguria. E siccome da queste parti la paura è che i voti manchino per “colpa” della sinistra-sinistra di Luca Pastorino (deputato ex civatiano dato in doppia cifra dai sondaggi) tutta la carica è nei confronti di chi “vuole perdere e far perdere”, di quelli “del 25%”, anzi della sinistra “radicale” e “estremista”. E’ forse la prima volta che il presidente del Consiglio e segretario del Pd pronuncia quella parola – “estremista” – che si ricorda replicata alla noia nei discorsi-fiume di Silvio Berlusconi davanti agli sfondi azzurri, nei quali diventava estremista anche la Bindi. “Quando la sinistra sceglie di non giocare il profilo riformista ma la carta estremista – scandisce Renzi dal palco di Genova – può vincere i congressi ma perde le elezioni”. In sostanza appare una campagna elettorale contro una parte del proprio partito, all’indomani della rottura sull’Italicum e la fuoriuscita di un ex candidato alla segreteria, Pippo Civati.
E per farsi capire meglio Renzi si è soffermato sulla vittoria di Cameron e, soprattutto, sulla sconfitta dei Labour che, per il capo del governo, ha le sue radici nella vittoria di Ed Milliband sul fratello David per la leadership del partito. “David era su una posizione più ‘blairiana’, Ed su una posizione più radicale” e “con l’aiuto di un pezzo della burocrazia di quel partito Ed riuscì a sconfiggere David, mettendo la parola fine all’esperienza ‘blariana’. Oggi è arrivata la risposta”. Così da Londra vola a planare fino a Genova: “Non c’è spot migliore di una sinistra masochista che vuole perdere per i prossimi 20 anni”. Il riferimento è a Pastorino, deputato e sindaco di Bogliasco da quasi dieci anni, che a marzo ha lasciato il gruppo parlamentare per accettare la proposta di candidatura di Sergio Cofferati,: l’ex segretario della Cgil aveva perso le primarie ma non ne aveva accettato il risultato perché, è la sua tesi, inquinate dalla presenza di elettori (e collettori di voti) provenienti dal cuore del centrodestra, scajoliani compresi. E c’è anche un messaggio per l’ex sindaco di Bologna: “Il Pd è casa mia quando vinco o perdo. Chi scappa quando perde non è degno di stare dentro una comunità” afferma Renzi. Le primarie “si vincono e si perdono” e “il rispetto delle regole della democrazia significa rispettare se stessi”.
Così, nelle parole di Renzi, riecco il noi e il loro, il nuovo e il vecchio, chi vuole riformare e chi frena tutto. Anche se la famiglia dovrebbe essere la stessa. “E’ vero – dice – ci sono due sinistre una che prova a cambiare e una che vuole perdere e fare perdere“. Secondo il leader democratico c’è una “sinistra che vuole perdere da sola” piuttosto di “volere vincere insieme”. Quindi la Liguria “non deve limitarsi a essere semplicemente oggetto di un ricatto politico, il tentativo di una minoranza di impedire alla sinistra di essere maggioranza”. E tra coloro che ricattano c’è probabilmente anche Massimo D’Alema che in mattinata aveva aperto una riflessione sul calo di iscritti dentro al Pd: “Bisognerebbe fare un calcolo di quante persone non si sono più iscritte al Pd, soprattutto tra i militanti della sinistra. Io penso che siano più di 100 mila persone. Non si tratta solo di Civati. Mi preoccupano quelli che se ne vanno, ma anche quelli che vengono”. E Renzi replica: “Oggi vedo che c’è qualcuno che dice che perdiamo iscritti: sono i nostalgici del 25%, quelli che stavano bene quando si perdeva, quelli che hanno avuto la loro occasione e l’hanno persa. Ma non ci faranno passare voglia di cambiare l’Italia”.
Quasi si dimentica di parlare di Forza Italia, che in teoria sarebbe il partito concorrente alla vittoria, o del Movimento Cinque Stelle, che in Liguria ha uno dei suoi leader. Renzi, anzi, sembra un po’ mettere le mani avanti. La sfida delle regionali “non è facile: nelle Marche, pur di restare su seggiola, (Spacca, ndr) si è fatto candidare da Fi, alla faccia della rottamazione, in Veneto la partita è possibile ma difficile, la partita in Campania è molto delicata. E poi c’è la Liguria, una terra data in ostaggio, dove il centrodestra non ha discusso di progetti ma hanno valutato che se qualcuno si metteva contro nel Pd e loro mettevano un candidato visibile forse potevano. Questo è l’emblema della non politica“.