Lontano dai clamori di Expo, Marco Balich, direttore artistico del Padiglione Italia, festeggia un doppio compleanno: il vero con 53 candeline e quello professionale con 15 anni di attività, inventando eventi spettacolari in giro per il mondo. Il prossimo sarà l’Olimpiade di Rio del 2016. E mentre tutti gli occhi sono puntati sul suo Albero della Vita, 35 metri di larice siberiano con anima di metallo che ogni giorno davanti al Padiglione Italia sboccerà con performance di sound e luci, lui nel loft terrazzato della gallerista Lia Rumma convoca gli amici per presentargli il libro fotografico “Balich Spectacular Shows”, curato da Lida Castelli.
Lida e Marco formano la vera coppia creativa di fatto e d’intelletto. Inossidabile al tempo. E’ andata così. Si sono conosciuti nel 1991, lui veneziano, lei milanese, si sono sposati quattro anni dopo. Festa di matrimonio in un hangar dell’aeroporto di Mestre. Io c’ero. Già dai colpi di scena dell’allestimento si capiva che i ragazzi avrebbero fatto strada. Lei da Moschino, responsabile della comunicazione, praticamente era il braccio destro e sinistro dello stilista. Insieme hanno realizzato un volume rimasto leggendario nella moda “X anni di Kaos“. Marco, invece, creava e produceva format televisivi e videoclip musicali e ideava il più grande rock festival d’Italia, l’Heineken Jammin. “L’amore si evolve, diventa più solido”, spiega Lida che non ama esposizioni personali e preferisce lavorare “dietro le quinte” e della BWS è il direttore artistico.
Al netto di qualche litigio fra marito e moglie, anche dopo la separazione rimane il peso lordo di una rara alchimia. Diventano un’artistic power couple, designer d’emozioni, stanno l’uno all’altro come il lievito sta al pane. Insieme discutono, progettano concept, danno vita ai più grandiosi e scenografici spettacoli, dalle Olimpiadi di Torino 2006 per le quali si sono aggiudicati un Emmy Award all’Opera on Ice all’Arena di Verona passando per le 72 ore di party no stop per un magnate indiano con scenografie da far impallidire un Cirque du Soleil.
Il teorema Hillary, la prima donna candida alla Casa Bianca, ha fatto scuola. Quando anche lei diventa una che fa squadra, una team player ineccepibile. ‘L’altra metà di me‘ (Rogiosi Editore) , scritto da Maria Chiara Aulisio, penna arguta di costume de Il Mattino, è in sintonia con i tempi. Maria Chiara scandaglia personaggi della vita pubblica napoletana andando a scavare nel loro privato attraverso la visuale privilegiata dell’altra metà. Una moglie o un marito, una compagna o un fidanzato escono dall’ombra per entrare in scena. Sono loro, a riflettori spenti, a incarnare il vero spirito della coppia.
Da Stefano Caldoro, a Luigi de Magistris, da Maurizio Marinella alle eccellenze della ricerca napoletana come l’oncologo Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research di Philadelphia, lo scienziato Luigi Nicolais, presidente del CNR, il matematico Guido Trombetti. A finire al campione olimpico Massimiliano Rosolino: da soli si sale sul podio, ma, quando si perde, si è in due.
Lo street party va alla grande, sopratutto per quelli che rimangono fuori. Falconeri, brand trendaiolo del cachemire da portare d’estate e dai prezzi democratici, sbarca su tre piani in via Montenapoleone. Dentro dj set, commessi bellini come modelli, bollicine e pavimenti in plexiglass per sbirciare da “sotto”. Fuori la massa spingeva, pigiava, fremeva, scattava foto alle celebrity, per poi “instagrammarsi” in tempo reale. Il “io condivido” vale di più del “io c’ero”. Caterina Balivo, Filippa Lagerback, Kasia Smutniak, Stefano Accorsi e Daniele Bossari si sentivano come pesci nell’acquario mediatiaco.
Twitter @januariapiromal