È morto Nasr al-Ansi, il leader del ramo yemenita di Al Qaeda che aveva rivendicato l’attentato contro Charlie Hebdo del 7 gennaio. Ucciso giorni fa da un drone americano, probabilmente proprio in Yemen. È Site a diffondere la notizia. Il sito di intelligence che si occupa, tra le altre cose, di monitorare i movimenti sul web delle organizzazioni terroristiche, ha dato notizia dell’annuncio della branca yemenita di Al Qaeda (Al Qaeda nella penisola arabica, nota come Aqap), che ha presentato “il martirio” di al-Ansi attraverso un video postato online.

Nasr al-Ansi aveva rivendicato la strage di Parigi a Charlie Hebdo, l’attacco al giornale satirico nella cui redazione morirono 12 persone, definendola “La benedetta battaglia di Parigi” e aveva aggiunto che che Aqap rivendicava “la responsabilità di questa operazione di vendetta per il Messaggero di Dio”.
Ma il suo volto era già noto al mondo occidentale, alcune settimane prima dei fatti di Parigi infatti, era comparso in un altro video. Aveva dato un ultimatum di tre giorni al presidente degli Stati Uniti Barack Obama affinché soddisfacesse le sue richieste, altrimenti Al Qaeda avrebbe ucciso il giornalista americano Luke Somers, rapito un anno prima dall’Aqap e poi morto il giorno dopo in un fallito blitz delle forze speciali Usa e yemenite per liberarlo.

Per l’intelligence americana al-Ansi era un obiettivo di primaria importanza già da molto tempo. In special modo dopo che si era saputa la sua identità di vice direttore generale di Al Qaeda. Per arrivare ad un ruolo del genere, al-Ansi aveva combattuto oltre che in Bosnia, dove aveva lottato a fianco dei mujaheddin, anche in Afghanistan insieme a Osama Bin Laden, e nelle Filippine.

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