Ferdinando Carretta, protagonista reo confesso di uno dei più famosi casi di omicidio a sfondo familiare della cronaca italiana, è oggi un uomo libero e potrà vivere a Forlì nell’appartamento acquistato con i soldi dell’eredità ottenuta dopo l’uccisione dei genitori e del fratello, avvenuta il 4 agosto 1989 nella loro abitazione di Parma. Dopo aver trascorso gli ultimi 9 anni in una comunità e dopo averne scontati altri 7 e mezzo in un Opg di Castiglione delle Stiviere, Carretta ha ottenuto la libertà grazie alla decisione del magistrato di sorveglianza di Bologna che – come riporta la Gazzetta di Parma – ha accolto la richesta del suo legale. Per il giudice la pericolosità sociale del soggetto è ormai attenuata. Certo avrà ancora delle prescrizioni da rispettare: Carretta non potrà allontanarsi dalla sua abitazione durante la notte e verrà seguito periodicamente da psichiatri ed educatori che verificheranno il suo reinserimento nella società. Il suo legale però, Cesare Menotto Zauli, è ancora al lavoro perché queste restrizioni vengano revocate al più presto. Ma più volte, in precedenza, i giudici avevano bocciato analoghe istanze di revoca della libertà vigilata presentate dalla difesa, anche in Cassazione.
“Dopo tanto tempo, ora voglio solo fare una vita tranquilla, pensare al futuro. Sto bene e vorrei solo essere dimenticato”, ha detto Carretta al quotidiano locale. “Ogni volta che si parla di ciò che è successo sto male, ogni volta che esce qualche notizia che mi riguarda sto male, voglio solo ricominciare a vivere”. L’uomo sparò al padre, alla madre e al fratello con una pistola Walther calibro 6.35 nella casa di famiglia di Parma e poi nascose i cadaveri nella discarica di Viarolo, dove non verranno mai trovati. Dopo il delitto intascò un assegno da cinque milioni di lire della Banca del Monte a firma falsa del padre e uno da un altro milione a firma falsa del fratello. Dopo aver depistato le indagini fuggì a Londra e in Italia si diffuse la notizia della sparizione dell’intera famiglia Carretta, di cui si immaginava inizialmente una fuga alle isole Barbados. In seguito ad una latitanza di quasi dieci anni, nel novembre del 1998, Carretta sceglierà di confessare l’omicidio alle telecamere della trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”, intervistato dal giornalista Giuseppe Rinaldi.
L’uomo è stato ritenuto incapace di intendere dalla Corte d’Assise di Parma nel 1999 e viene rinchiuso nell’Opg di Castiglione delle Stiviere. Nel 2004 ottiene la semilibertà e due anni dopo lascia l’Opg per entrare in una comunità di recuperò a Forlì. Grazie ad un accordo con le zie, riuscirà nel 2008 a ottenere l’eredità e la casa in cui compì il delitto, che venderà nel 2010 ricavandone 200.000 euro.
“Ha scontato la sua pena, mi auguro solo che ora sia una persona serena ed equilibrata”, commenta la zia Paola Carretta, l’unica rimasta dopo la morte negli anni scorsi di Adriana e Carla Chezzi, sorelle della mamma di Ferdinando. “I tre corpi però non sono mai stati scoperti e non riesco a darmi una spiegazione logica. Ferdinando mi ha sempre detto di averli abbandonati in discarica, ma non ho una risposta. E questo sarà sempre il mio grande cruccio”.