Il presidente della Repubblica in occasione della Festa dell’Europa e nel 65esimo anniversario della dichiarazione Schuman parla della sua visione dell'Unione: "Ci vuole meno egoismo per dare ai nostri giovani europei una prospettiva di lavoro e per risolvere il dramma delle migrazioni"
Cambiare la rotta dell’Unione europea, da europeisti rivitalizzare energie penalizzate da un eccesso di austerità e rafforzare il piano del presidente della commissione Juncker. Sergio Mattarella in occasione della Festa dell’Europa e nel 65° anniversario della dichiarazione Schuman parla della sua visione dell’Unione e chiede un cambio di passo. “Talvolta”, spiega il presidente della Repubblica, “l’Ue si presenta ai cittadini con complicati tecnicismi e con una filosofia che sembra trascurare il lavoro che manca, le diseguaglianze crescenti, la solidarietà necessaria. Noi che siamo europeisti, non ci stanchiamo di sostenere una maggiore integrazione politica dell’Europa. Serve a questo scopo un cambiamento di rotta per ridurre gli squilibri interni e rivitalizzare le energie penalizzate da eccessi di austerità”.
Un cambiamento di rotta che passa per il superamento dell’egoismo che spesso caratterizza le istituzioni di Bruxelles. Chiaro il riferimento al dramma delle migrazioni, a causa del quale ogni anno all’arrivo della bella stagione ha inizio la conta dei morti nel Mar Mediterraneo: “L’Europa deve scegliere il proprio destino, e la scelta dell’Europa influenzerà, non poco, gli equilibri mondiali e la stessa qualità della globalizzazione – ha premesso il capo dello Stato – l’egoismo è al di fuori dai valori dell’Unione. Ci vuole meno egoismo per dare ai nostri giovani europei una prospettiva di lavoro, di vita, di relazioni sempre più intense. Meno egoismo per affrontare in modo positivo il dramma delle migrazioni. Meno egoismo per svolgere un ruolo efficace di pace in Africa e nel Medio Oriente“.
Parole chiare a tre settimane dall’ultima tragedia che il 18 aprile ha visto morire oltre 750 migranti, chiusi nella stiva di un peschereccio partito dalla Libia e inabissatosi nel Canale di Sicilia durante la traversata verso le coste italiane. Nel successivo Consiglio straordinario i leader Ue hanno trovato un accordo di massima per portare da 3 a 9 milioni i fondi destinati al programma Triton, ma non è stata fatta chiarezza sul mandato che la missione dovrà avere (l’Italia chiedeva che il programma non si occupi solo del pattugliamento delle coste, ma avesse anche tra i suoi obiettivi specifici quello del salvataggio dei migranti, che era lo scopo principale di Mare Nostrum) e, soprattutto, non è arrivata una decisione sulle cosiddette quote-Paese, ovvero il numero di immigrati che ogni Stato dovrebbe accogliere in base alle proprie condizioni economiche e demografiche.
Il cambiamento di rotta passa, infatti, attraverso una maggiore integrazione dei Paesi che compongono questa Europa. Maggiore integrazione significa maggiore apertura e disposizione all’accoglienza, ma anche maggiore disponibilità alla riduzione delle disuguaglianze tra un Paese e l’altro: “Noi che siamo europeisti, non ci stanchiamo di sostenere una maggiore integrazione politica dell’Europa. Serve a questo scopo un cambiamento di rotta per ridurre gli squilibri interni e rivitalizzare le energie penalizzate da eccessi di austerità. La caduta degli investimenti nel nostro continente è stata pesante negli ultimi anni: occorre utilizzare tutte le risorse disponibili – a partire dall’attuazione e dal rafforzamento del piano Juncker – affinché l’Europa torni a essere vettore di sviluppo: uno sviluppo nuovo e sostenibile”. Proprio l’anniversario della dichiarazione Schuman, è per il presidente della Repubblica l’occasione per tornare a parlare di responsabilità: “Sia un’occasione di riflessione, e anche un monito, perché le responsabilità delle classi dirigenti di oggi non sono meno impegnative di quelle dell’immediato dopoguerra”.