Nonostante i sindacati dei benzinai abbiano fatto un passo indietro, revocando lo sciopero in programma per i primi di maggio, sulla rete autostradale la situazione resta incandescente. Rimane il “rischio di disservizi” e non può essere garantita la continuità dei rifornimenti. E a dirlo non sono più solo i consumatori e i lavoratori, ma la stessa industria petrolifera, che è scesa in campo direttamente contro i concessionari autostradali. Il presidente dell’Unione Petrolifera (Up), Alessandro Gilotti, ha infatti preso carta e penna e scritto al presidente dell’Aiscat, Fabrizio Palenzona. La lettera è stata inviata per conoscenza anche al ministero dello Sviluppo economico, a quello per gli Affari regionali e all’Antitrust.
In primis, Gilotti esprime “forte preoccupazione” per l’assenza di un piano di razionalizzazione della rete autostradale. Piano che le concessionarie avrebbero dovuto predisporre sulla base della riforma messa in cantiere a gennaio dai ministri dei Trasporti, Maurizio Lupi, e dello Sviluppo economico, Federica Guidi. E che, nelle intenzioni nel governo, dovrebbe portare alla chiusura delle aree meno redditizie per modernizzare quelle che rimangono. Il tutto con l’obiettivo finale di ridurre i prezzi dei carburanti e migliorare la qualità del servizio.
Ma la riforma Lupi-Guidi prevedeva anche la messa a punto di un quadro di norme che facesse da base per la preparazione dei nuovi bandi per l’affidamento delle aree di servizio. E l’Up punta il dito anche su questo. Oltre 300 affidamenti scadranno infatti il 31 dicembre prossimo. Di questi circa 230 hanno già goduto di una proroga nel 2014. Spinto dalle richieste dei sindacati, il ministero dei Trasporti si era infatti reso conto che serviva tempo per mettere mano al settore e stabilire regole prima di procedere al rinnovo delle gare. Ora però l’esecutivo non ha nessuna intenzione di concedere nuove dilazioni.
Il tempo quindi stringe: mancano a mala pena otto mesi al 31 dicembre e ancora siamo in alto mare. Il piano di razionalizzazione (se c’è) giace in un cassetto dei due ministeri, insieme ai criteri per i nuovi bandi. Ad allungare i tempi potrebbero esserci poi le Regioni che chiedono di essere coinvolte nella consultazione della riforma e spingono per un passaggio in conferenza Stato-Regioni. In assenza di nuove regole, dice l’Up, non si potrà consentire il “razionale svolgimento delle procedure competitive con una partecipazione concorrenziale ampia, ponderata e consapevole da parte degli operatori”. Di conseguenza, dall’1 gennaio 2016 “potrebbe essere pregiudicata la continuità del servizio di distribuzione dei carburanti” in autostrada. Quindi “eventuali disservizi e oneri, che ne dovessero derivare, in nessun caso potranno essere attribuiti o gravare sugli attuali affidatari”, sottolinea Gilotti.
La vertenza autostrade si trascina da anni e non fa che inasprirsi. A soffrirne di più è come al solito l’ultimo anello della catena: i benzinai, che vedono il loro posto di lavoro sempre più a rischio. Le royalty, cioè le somme versate dalle compagnie petroliere alle concessionarie autostradali, sono alle stelle, e il continuo crollo delle vendite e del traffico fanno sì che molti punti vendita chiudano senza nessun criterio razionale. Con una ristrutturazione pilotata con intelligenza, dicono i sindacati, le ricadute sociali sarebbero attutite. I benzinai hanno già fatto due scioperi contro la riforma Lupi-Guidi. Erano pronti a farne un terzo a inizio maggio, che poi è stato revocato in vista di un nuovo tavolo che si terrà al ministero dello Sviluppo economico il 13 maggio. Gli occhi sono quindi ora puntati a quel giorno.
Lobby
Benzina, petrolieri contro concessionari autostradali: “Rischio di disservizi”
Il presidente dell’Unione Petrolifera ha scritto al numero uno dell'Aiscat, Fabrizio Palenzona, per esprimere “forte preoccupazione” per l’assenza del piano di razionalizzazione della rete che le concessionarie avrebbero dovuto preparare in base alla riforma decisa dal governo. Se nulla si muoverà, dall'1 gennaio 2016 “potrebbe essere pregiudicata la continuità della distribuzione dei carburanti”
Nonostante i sindacati dei benzinai abbiano fatto un passo indietro, revocando lo sciopero in programma per i primi di maggio, sulla rete autostradale la situazione resta incandescente. Rimane il “rischio di disservizi” e non può essere garantita la continuità dei rifornimenti. E a dirlo non sono più solo i consumatori e i lavoratori, ma la stessa industria petrolifera, che è scesa in campo direttamente contro i concessionari autostradali. Il presidente dell’Unione Petrolifera (Up), Alessandro Gilotti, ha infatti preso carta e penna e scritto al presidente dell’Aiscat, Fabrizio Palenzona. La lettera è stata inviata per conoscenza anche al ministero dello Sviluppo economico, a quello per gli Affari regionali e all’Antitrust.
In primis, Gilotti esprime “forte preoccupazione” per l’assenza di un piano di razionalizzazione della rete autostradale. Piano che le concessionarie avrebbero dovuto predisporre sulla base della riforma messa in cantiere a gennaio dai ministri dei Trasporti, Maurizio Lupi, e dello Sviluppo economico, Federica Guidi. E che, nelle intenzioni nel governo, dovrebbe portare alla chiusura delle aree meno redditizie per modernizzare quelle che rimangono. Il tutto con l’obiettivo finale di ridurre i prezzi dei carburanti e migliorare la qualità del servizio.
Ma la riforma Lupi-Guidi prevedeva anche la messa a punto di un quadro di norme che facesse da base per la preparazione dei nuovi bandi per l’affidamento delle aree di servizio. E l’Up punta il dito anche su questo. Oltre 300 affidamenti scadranno infatti il 31 dicembre prossimo. Di questi circa 230 hanno già goduto di una proroga nel 2014. Spinto dalle richieste dei sindacati, il ministero dei Trasporti si era infatti reso conto che serviva tempo per mettere mano al settore e stabilire regole prima di procedere al rinnovo delle gare. Ora però l’esecutivo non ha nessuna intenzione di concedere nuove dilazioni.
Il tempo quindi stringe: mancano a mala pena otto mesi al 31 dicembre e ancora siamo in alto mare. Il piano di razionalizzazione (se c’è) giace in un cassetto dei due ministeri, insieme ai criteri per i nuovi bandi. Ad allungare i tempi potrebbero esserci poi le Regioni che chiedono di essere coinvolte nella consultazione della riforma e spingono per un passaggio in conferenza Stato-Regioni. In assenza di nuove regole, dice l’Up, non si potrà consentire il “razionale svolgimento delle procedure competitive con una partecipazione concorrenziale ampia, ponderata e consapevole da parte degli operatori”. Di conseguenza, dall’1 gennaio 2016 “potrebbe essere pregiudicata la continuità del servizio di distribuzione dei carburanti” in autostrada. Quindi “eventuali disservizi e oneri, che ne dovessero derivare, in nessun caso potranno essere attribuiti o gravare sugli attuali affidatari”, sottolinea Gilotti.
La vertenza autostrade si trascina da anni e non fa che inasprirsi. A soffrirne di più è come al solito l’ultimo anello della catena: i benzinai, che vedono il loro posto di lavoro sempre più a rischio. Le royalty, cioè le somme versate dalle compagnie petroliere alle concessionarie autostradali, sono alle stelle, e il continuo crollo delle vendite e del traffico fanno sì che molti punti vendita chiudano senza nessun criterio razionale. Con una ristrutturazione pilotata con intelligenza, dicono i sindacati, le ricadute sociali sarebbero attutite. I benzinai hanno già fatto due scioperi contro la riforma Lupi-Guidi. Erano pronti a farne un terzo a inizio maggio, che poi è stato revocato in vista di un nuovo tavolo che si terrà al ministero dello Sviluppo economico il 13 maggio. Gli occhi sono quindi ora puntati a quel giorno.
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Roma, 20 dic. (Adnkronos) - "Sei la persona più buona e coraggiosa che io abbia mai incontrato. Sei leale al punto da essere sempre pronto a rimetterci, perché non te ne frega niente di rimetterci. Tu hai capito qualcosa di più profondo della vita, e ti sono così grata per avermene dato accesso". Francesca Verdini posta su Instagram una dichiarazione d'amore per Matteo Salvini, suo compagno di vita, nell'attesa della sentenza del processo Open Arms che si sta celebrando nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Ad accompagnare il post uno scatto che li ritrae insieme, sorridenti.
"Non c'è rabbia, vendetta o sospetto nel mondo dove mi porti - scrive ancora Verdini -. Sei paziente con la mia malinconia, comprensivo con la mia tristezza e con le mie paure, al punto da trasformarle in speranza. Nonostante il prezzo dei tuoi sacrifici, sei sempre disposto a vedere il buono di tutti. Mi rendi ogni giorno migliore, o comunque, mi fai sperare di poterlo essere. E vero, è tutto difficile, ma comunque possibile grazie a te. Non potrei essere più orgogliosa e grata. Tieni duro, amore mio. Sono al tuo fianco".
Roma, 20 dic. (Adnkronos) - “La sentenza della Corte di Cassazione dà ragione al governo Meloni. Forse la smetteranno tutti i gufi della sinistra di fare il tifo contro l’Italia e gli italiani. Sono i governi che decidono i paesi sicuri e non i giudici ‘politicizzati’ che tutto sono tranne che imparziali. Abbiamo attuato delle misure che contrastano i trafficanti di essere umani e continueremo a perseguire il bene dell’Italia e di tutti gli italiani per rendere il paese più sicuro. Sono fiero del lavoro del nostro Presidente del Consiglio e di questo Governo e soprattutto, sono fiero di essere un uomo delle istituzioni che rispetta il mandato degli italiani”. Lo dichiara il senatore Gianni Berrino, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia.
Roma, 20 dic. (Adnkronos) - È incostituzionale l’improcedibilità prevista – nell’ambito dell’esecuzione forzata su immobili destinati all’edilizia residenziale pubblica convenzionata – per il caso in cui il creditore fondiario non risponda a particolari requisiti o non partecipi alla procedura. È quanto si legge nella sentenza numero 211 depositata oggi, con cui la Corte costituzionale ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l’articolo 1, comma 378, della legge 30 dicembre 2020, numero 178.
La norma censurata prevedeva che il giudice dell’esecuzione dovesse verificare d’ufficio in capo al creditore fondiario procedente la sussistenza dei seguenti requisiti: rispondenza del contratto di mutuo ai criteri stabiliti dalla legge numero 457 del 1978 (articolo 44) e inserimento dell’istituto di credito nell’elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. La Corte, dopo aver constatato che il citato elenco non risulta ancora istituito e dopo aver preso atto che la formulazione della disposizione ha generato interpretazioni significativamente diverse, ha reputato irragionevole e sproporzionata la norma censurata, ricostruita dal rimettente in maniera da abbracciare tanto una ratio sanzionatoria, quanto una supposta funzione di tutela della garanzia dello Stato.
La Corte ha ritenuto, anzitutto, incostituzionale la disciplina, là dove prevede la sanzione della improcedibilità per il creditore che non abbia rispettato i requisiti indicati nel richiamato articolo 44 della legge numero 457 del 1978, in presenza dei quali gode della garanzia dello Stato. Se dal mancato rispetto dei citati requisiti si fa discendere anche la perdita della garanzia dello Stato, risulta, infatti, sproporzionato inibire in aggiunta l’accesso alla tutela esecutiva. Se, invece, si esclude la perdita della garanzia dello Stato, l’improcedibilità determina solo l’irragionevole effetto di far valere la garanzia dello Stato al di fuori della procedura, anziché nell’ambito della stessa, ove la garanzia opera in via sussidiaria.
Parimenti, irragionevole, oltre che sproporzionata, è la norma se interpretata nel senso di estendere l’improcedibilità anche ai casi in cui il creditore fondiario neppure partecipi alla procedura concernente i richiamati immobili. La Corte rileva, infatti, che il creditore fondiario viene per legge avvisato dell’avvio della procedura concernente il bene su cui grava il suo diritto di ipoteca e rispetto al quale gode della garanzia dello Stato. Pertanto, se non interviene, è solo su di lui che dovrebbero riverberarsi le conseguenze della sua stessa inerzia. Viceversa, è irragionevole correlare all’inerzia del creditore fondiario l’improcedibilità per gli altri creditori, consentendo, al contempo, al debitore di assicurarsi, con il solo pagamento delle rate del mutuo fondiario, una temporanea impignorabilità del bene.
La Corte ha, infine, ribadito che restano fermi gli strumenti preposti alla tutela della finalità abitativa, vale a dire l’improcedibilità in caso di mancato avviso al comune e all’ente finanziatore circa la pendenza della procedura e il rispetto degli oneri reali in capo all’assegnatario della vendita forzata.
Roma, 20 dic (Adnkronos) - Ha da poco preso il via in aula alla Camera la 'chiama' dei deputati per il voto di fiducia sulla manovra.
Palermo, 20 dic. (Adnkronos) - "La difesa di Matteo Salvini ha fornito nella memoria depositata una lettura non in linea con le risultanze probatorie". Sono iniziate con queste parole le repliche della procuratrice aggiunta di Palermo Marzia Sabella nel processo Open Arms, prima che i giudici si ritirino in Camera di consiglio. "Si sostiene nella memoria" depositata dalla difesa di Matteo Salvini "che l'autorizzazione allo sbarco dei minori" dalla nave spagnola Open Arms "non competeva al ministro ma alla prefettura" e questo "viene desunto da due esami testimoniali", dice. "Peccato che lo stesso prefetto di Agrigento di allora, Caputo, ha dichiarato in aula che l'autorizzazione allo sbarco provenisse dal ministro. Peccato che è lo stesso imputato a sostenere la competenza sui minori". . "I minori non erano più alla frontiera ma in acque nazionali- prosegue Sabella - quindi avevano diritto a sbarcare. Inoltre, si omette di dire che il Tribunale di Catania ha trattato la questione dei tempi dello sbarco dei minori e non del diritto".
Palermo, 20 dic. (Adnkronos) - Tra il pubblico all'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, dove oggi sarà emessa la sentenza del processo a carico di Matteo Salvini accusato di sequestro di persone e rifiuto di atti di ufficio, c'è anche il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara. In aula anche il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon e l'ex europdeputata leghista Annalisa Tardino.
Roma, 20 dic. - (Adnkronos) - A dicembre l'Istat rileva "segnali contrastanti" dagli indicatori di opinione degli operatori economici: infatti per il terzo mese di fila l’indice del clima di fiducia dei consumatori flette passando da 96,6 a 96,3; invece, l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese è stimato in aumento (da 93,2 a 95,3), tornando ad aumentare dopo due mesi consecutivi di calo.. Tra i consumatori, continua l'istituto, si evidenzia un peggioramento soprattutto delle attese sulla situazione economica del Paese e di quelle sulla disoccupazione, che si riflette in un calo del clima economico (da 97,8 a 96,1) e di quello futuro (da 93,8 a 93,3). Invece, Il clima personale registra un lieve aumento (da 96,2 a 96,4) e il clima corrente rimane sostanzialmente stabile (da 98,7 a 98,6).
Quanto alle imprese, l’indice di fiducia diminuisce nell’industria (nella manifattura cala da 86,5 a 85,8 e nelle costruzioni flette da 101,5 a 100,9) mentre aumenta nei servizi, seppur con intensità diverse tra i comparti: in particolare, l’indice sale decisamente nei servizi di mercato (da 93,9 a 99,6) mentre nel commercio al dettaglio registra un incremento marginale (l’indice passa da 106,8 a 106,9). Circa le componenti degli indici di fiducia del settore industriale, nella manifattura migliorano solo le attese di produzione e nelle costruzioni peggiorano entrambe le variabili.Nel comparto dei servizi di mercato, l'Istat osserva un’evoluzione positiva di tutte le componenti dell’indicatore; invece, nel commercio al dettaglio i giudizi sulle vendite migliorano ma le scorte di magazzino sono giudicate in accumulo e le attese sulle vendite diminuiscono.