Dopo l'Eurogruppo è stata diffusa una nota che esprime apprezzamento per la "riorganizzazione e ottimizzazione delle procedure di lavoro", che hanno permesso "una accelerazione e contribuito a una discussione più sostanziale". E il tedesco Wolfgang Schaeuble si è detto favorevole al referendum tra i cittadini ellenici evocato da Tsipras a fine aprile
Nessuna svolta, ma spiragli di apertura. L’Eurogruppo che si è riunito a Bruxelles per fare il punto sui negoziati con la Grecia è finito come da anticipazioni senza un accordo per lo sblocco dell’ultima tranche di aiuti. Ma nella “breve dichiarazione” diffusa in serata “(non un vero e proprio comunicato finale) si legge che i ministri delle Finanze dell’Eurozona “accolgono con favore il progresso raggiunto sinora” e ritengono che “riorganizzazione e ottimizzazione delle procedure di lavoro” (leggi la sostituzione del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis con un economista vicino al vicepremier Yannis Dragasakis) abbiano “reso possibile una accelerazione e contribuito a una discussione più sostanziale“. Ciò non toglie che siano necessari “più tempo e sforzo per colmare il divario sulle restanti questioni aperte”, a partire dagli interventi sulle pensioni e sul mercato del lavoro.
“Di conseguenza”, scrivono i ministri, “apprezziamo l’intenzione delle autorità greche di accelerare il loro lavoro con le istituzioni, con attenzione a raggiungere una conclusione di successo della revisione in un modo tempestivo“. Si fa per dire, visto che dall’Eurogruppo del 20 febbraio poco o nulla è cambiato. Non per niente il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha precisato che “non c’è tempo da perdere, serve un accordo ben prima della scadenza del programma a fine giugno”. Ma Varoufakis ha spiegato che l’intesa “si sta avvicinando” e con i partner europei c’è “notevole convergenza”. E il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha sottolineato che si potrebbe anche “suddividere” l’attuazione delle riforme e degli esborsi: la Grecia potrebbe ottenere un esborso “parziale” degli aiuti in cambio di un’attuazione “parziale” delle riforme concordate.
A far ben sperare, poi, è arrivata anche un’apertura inattesa dei ministri delle Finanze tedesco e austriaco, Wolfgang Schaeuble e Hans Joerg Schelling, che hanno definito “giusto” e “giustificato” un ipotetico referendum tra i cittadini ellenici sulle condizioni dell’accordo, evocato nelle scorse settimane dal premier Alexis Tsipras. Il “falco” tedesco ha ammesso che quello greco è “un dilemma di difficile soluzione”, per cui “forse è giusto lasciare decidere ai greci se si è disposti ad accettare quello che è necessario o se si preferisce un’altra strada”, visto che in ultima analisi “la decisione dipende dalla Grecia”.
Nel frattempo, fonti del ministero delle Finanze di Atene hanno riferito all’agenzia Reuters che Atene ha rimborsato con un giorno di anticipo al Fondo monetario internazionale i 750 milioni di euro di prestito in scadenza martedì. Nonostante la conclamata crisi di liquidità che aveva fatto sorgere molti dubbi sulla possibilità che il governo Tsipras potesse onorare la tranche di rimborso. La stessa agenzia in giornata aveva condotto un sondaggio tra trader di Borsa da cui era risultato che la probabilità che il Paese esca dall’Eurozona è data ancora al 23 per cento, in discesa rispetto al 40% di due settimane fa.