L’unica maniera di riuscire a pagare il reddito minimo garantito, il cosiddetto reddito di cittadinanza promosso da Beppe Grillo e dal Movimento 5 Stelle, è quello di finanziarlo emettendo una sorta di nuova “moneta fiscale” cioè Certificati di Credito Fiscale, Ccf, utili per il pagamento delle tasse due anni dopo l’emissione. Il reddito minimo garantito è sacrosanto. Ma è chiaro che lo Stato italiano non ha i soldi per pagare un reddito ai cittadini italiani; e neppure per pagare l’adeguamento all’inflazione delle pensioni più alte, così come ha stabilito la Consulta. Purtroppo lo Stato italiano non ha soldi da spendere a causa del suo enorme debito, pari a 2200 miliardi, e a causa degli stringenti e assurdi vincoli di Maastricht che non permettono manovre anticicliche di espansione monetaria, e che quindi prolungano la crisi la povertà e disoccupazione.

Gli euro però in Italia e in Europa ci sono, e in grande abbondanza. La Bce emette ogni mese moneta comprando decine di miliardi di titoli di stato. Ma i soldi restano intrappolati nel circuito bancario e finanziario e non vanno all’economia reale – le borse crescono, ma cresce anche la disoccupazione!- . Il “povero” Stato italiano deve pagare alle grandi banche il suo enorme debito pubblico, gli interessi e anche le folli scommesse (perse) su miliardi di derivati.

Allora, per trovare i soldi pubblici necessari a garantire un’esistenza dignitosa ai disoccupati, ai giovani senza lavoro, ai cittadini senza reddito, occorre fare esattamente quello che fanno gli enti locali in California. Il ricchissimo Stato americano fino a poco tempo fa era indebitato fino al collo e non aveva più fondi. Gli enti pubblici locali per pagare le scuole le strade gli ospedali emettevano Certificati di Credito Fiscale che le aziende appaltanti accettavano volentieri per pagare meno tasse.

Anche il reddito di cittadinanza, o un reddito minimo garantito, potrebbe essere pagato con i Ccf. Si tratta di titoli che danno diritto a uno sconto nei versamenti dovuti alla pubblica amministrazione (tasse nazionali e locali, multe, tariffe, ecc) dopo due anni dalla loro assegnazione. I Ccf non generano debito pubblico, come invece i Bot e i Btp, perché lo Stato italiano non dovrà mai pagare euro per lo sconto fiscale. Ma valgono euro perché, prima di essere utilizzati come sconto fiscale, sono negoziabili, trasferibili e garantiti per il pagamento delle tasse. Secondo stime prudenti e affidabili sul moltiplicatore del reddito, il maggiore potere d’acquisto che si verrebbe a creare emettendo Ccf convertibili in euro darebbe luogo ad una crescita dell’economia e del gettito fiscale tale da compensare la riduzione delle entrate dovuta ai CcfF giunti a maturazione.

Il progetto dei Ccf, o di moneta fiscale, è stato elaborato da Luciano Gallino, Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Stefano Sylos Labini, e dal sottoscritto. In base a questo progetto, i Ccf statali verrebbero distribuiti direttamente e gratuitamente al lavoro e alle aziende senza creare nuovo indebitamento, bypassando le banche. Il governo italiano emetterebbe gradualmente i Ccf fino a un massimo di 200 miliardi di emissioni annue. L’assegnazione dei Ccf è gratuita per le famiglie e le imprese. Alle famiglie i Ccf verrebbero distribuiti in proporzione inversa al reddito: cioè più Ccf a chi ha meno reddito, e quindi a chi ha più propensione al consumo. Alle aziende i Ccf gratuiti verrebbero assegnati in proporzione al numero dei dipendenti. In pratica si tratta di diminuire il cuneo fiscale alle aziende.

La soluzione dei Ccf è giuridicamente ineccepibile: infatti, la Bce ha il monopolio dell’euro, la moneta legale dell’Eurozona, ma ogni Stato ha il diritto di offrire come vuole sconti fiscali. La Ue non potrebbe obiettare nulla.

I Ccf verrebbero scambiati sul mercato finanziario come qualunque altro titolo emesso dallo Stato. Diventerebbero rapidamente una nuova moneta: i lavoratori e le aziende che hanno bisogno immediato di liquidità venderebbero a sconto i loro Ccf alle imprese e alle famiglie più ricche che vogliono pagare meno tasse. In questo modo aumenterebbe la spesa delle famiglie, e gli investimenti da parte delle aziende. Per effetto del moltiplicatore del reddito, il calo delle entrate pubbliche legato allo sconto fiscale differito dei Ccf verrebbe più che compensato dall’aumento dei ricavi fiscali prodotto dal forte recupero del Pil. La domanda ripartirebbe immediatamente, così da avviare una spirale virtuosa: la nuova domanda espande la produzione, quindi l’occupazione, quindi ulteriormente i redditi, e poi la domanda, etc.

L’introduzione dei Ccf per decine di miliardi contrasterebbe l’austerità folle e suicida imposta dalla Ue. L’obiettivo è di uscire dalla trappola della liquidità con uno shock monetario, creando nuova domanda per fare ripartire l’economia. L’operazione è tecnicamente semplice e potrebbe anche essere attuata nel giro di una settimana. Basterebbe la volontà politica di un governo intelligente e coraggioso che decidesse di fare finalmente l’interesse dei cittadini e delle piccole e medie imprese. E basterebbe che finalmente Beppe Grillo, il guru Casaleggio, e la sinistra che ancora (forse?) resta ancora in Italia, capissero che questa è l’unica strada praticabile per uscire dalla crisi. Recuperare forme di sovranità monetaria senza uscire dall’euro. Perché uscire dall’euro sarebbe un salto nel buio profondo.

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