Va bene che “l’uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita”, così come si legge in quella pietra miliare che è stato il Manifesto di Ventotene, vergato da Altiero Spinelli, padre dell’Europa. Ma la cosiddetta libertà di trovare rifugio nel gruppo misto, così come fatto anche da Barbara Spinelli che ha mollato la Lista Tsipras, sa di presa in giro. Proprio nel momento in cui al premier ellenico servirebbero consigli, appoggi, proposte e sponde, ecco che la lista che porta il suo nome naufraga. E chi non ha contribuito a cementare idee, spunti, valori e strategie punta il dito contro un’atomizzazione che nei fatti è anche conseguenza di quegli strappi e quelle litigiosità elevate al cubo. Il tutto mentre Atene è questa volta sì a un passo dal default.
Non è stato un bell’esempio il comportamento di Barbara Spinelli. Con tutto il rispetto per l’intellettuale, l’editorialista e per il cognome che porta – ma forse proprio per questo – ci si sarebbe attesa altra direzione di marcia. Prima la promessa di lasciare il seggio, poi lo strappo con la Lista Tsipras ma prima un vuoto valoriale. Non c’è bisogno di indossare una casacca politica o cromatica per lavorare affinché l’Europa aggiusti il tiro di politiche e direttrici di marcia. Il patriottismo euromediterraneo dovrebbe essere un timbro ben presente nella carta di identità tanto degli italiani quanto dei tedeschi.
Gli spunti dei padri fondatori dell’Unione, Spinelli, Adenauer, De Gasperi, Schuman sono stati traditi da una classe dirigente inetta e irresponsabile che ha prodotto regole uguali per Paesi ancora diversi, un’unione monetaria prima che politica, la farsa di commissari ad hoc che non si occupano delle materie per le quali sono stati nominati (non dimentichiamo l’assenza di Mogherini al vertice Merkel-Hollande-Putin a Mosca: un pugno in faccia all’Ue).
Prima di invocare gli Stati Uniti d’Europa (oggi più un’utopia che una meta reale), serve interrogarsi su quale sia la sovranità nazionale dei singoli membri del club Ue. O in che misura immaginare di ritagliare uno spazio comunitario per le singole istanze territoriali quando ad esempio il ruolo di porta mediterranea non vale all’Italia un sostegno concreto sul fronte immigrati, con l’apposito ente, il Frontex, situato illogicamente a Varsavia e non, come sarebbe più ragionevole, nel cuore del Mesogheios. Due Europe, due monete, due Stati, due bilanci? Oggi non più un rischio ma una realtà, con il vago comportamento di chi, pur sentendosi investito di galloni, poi finisce per comportarsi come il comandante Schettino abbandonando la nave e tradendo un cognome e tante idee.
Il poeta greco Giorgios Seferis, Nobel per la letteratura nel ’63, nella poesia “Rifiuto” scrisse: “Su di una spiaggia segreta bianca come una colomba morivamo di sete ma l’ acqua era salata. Sulla spiaggia dorata scrivemmo il suo nome; ma venne bella la brezza dal mare e cancellò le parole. Con quale spirito, quale animo, quale desiderio e quale passione afferrammo la nostre vite: un errore! Così cambiammo la nostre vite“.
Ecco, il cambiamento in questa Europa azzoppata non ci sarà a breve se continueranno a non esserci statisti, idee lungimiranti, atteggiamenti esemplari. Perché un buon esempio, quasi sempre, è meglio di mille leggi.
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