Protesta di cittadini e Legambiente contro la Buzzi Unicem, ditta leader nella produzione di cemento e calcestruzzi, che ha chiesto il via libera per poter utilizzare nel suo forno 60mila tonnellate all’anno di rifiuti trasformati in prodotti da poter bruciare al posto dei derivati del petrolio
Insegnanti pronti a smettere di lavorare, mamme che non iscriveranno più i propri figli a scuola e un paese di 2mila anime che, insieme ai concittadini della vallata che va da Morfasso a Lugagnano, annuncia una manifestazione contro il cementificio. A Vernasca, in provincia di Piacenza, comitati e ambientalisti scenderanno in corteo domenica 24 maggio contro la Buzzi Unicem, ditta leader nella produzione di cemento e calcestruzzi, che ha chiesto il via libera per poter utilizzare nel suo forno 60mila tonnellate all’anno di CarboNext, nome tecnico per indicare i rifiuti trasformati in prodotti da poter bruciare al posto dei derivati del petrolio. I rifiuti verrebbero lavorati in un’azienda di Lodi, a 150 chilometri di distanza, e poi trasportati con mezzi pesanti nella cementeria.
Il via libera risale al governo Monti quando, su proposta dell’allora ministro all’Ambiente Clini, venne approvato un decreto che rese possibile trasformare i rifiuti urbani e speciali in prodotti da poter bruciare nelle grandi aziende, bisognose di combustibili a basso costo. Un’iniziativa arrivata nell’ultima settimana del tribolato esecutivo, del quale faceva parte l’ex ministro Elsa Fornero, che sedeva – e siede – nel consiglio di amministrazione della Buzzi Unicem. Fornero si era dimessa mentre ricopriva il ruolo di governo ma, una volta conclusa l’esperienza, ha ripreso il suo posto nel cda della ditta. Tanto che, nei mesi scorsi, pare abbia effettuato un sopralluogo di persona nell’azienda di Vernasca.
Ma i cittadini non ci stanno. In particolare, a guidare la protesta pacifica, sono le mamme dei bambini che frequentano la scuola di Vernasca, che si trova a un solo chilometro dalla cementeria: “Siamo pronti a non iscrivere i nostri figli a scuola se dovesse iniziare a bruciare rifiuti”, hanno detto durante alcuni incontri con i comitati e poi lo hanno messo nero su bianco in una lettera indirizzata alla preside. Una sessantina di famiglie, alle quali si sono associati sei insegnanti elementari, che con una nota indirizzata all’ufficio scolastico provinciale si sono detti “pronti a sacrificare il posto di lavoro per salvare la salute degli studenti”.
Una preoccupazione nata a seguito della diffusione di alcuni studi e della richiesta dei sindaci delle valutazioni di impatto ambientale e sulla salute al vaglio della Provincia. “L’aumento del traffico locale di mezzi pesanti nella valle”, ha ricordato a ilfattoquotidiano.it il dottor Giuseppe Miserotti, ex presidente dell’Ordine dei medici di Piacenza e che oggi guida l’Isde, l’associazione dei medici per l’ambiente, “non è da sottovalutare. Stando ai valori dell’azienda, la combustione di questo misterioso materiale aumenterebbe la quantità di metalli pesanti, per la maggior parte cancerogeni, mentre altri creano compromessi a livello di neurosensibilità per le donne in gravidanza e ai bambini nello sviluppo fino ai 18 e 19 anni. E aumenteranno anche le sostanze nell’aria come gli idrocarburi policiclici aromatici, per i quali purtroppo in Italia non sono ancora previsti valori massimi, ma sono cancerogeni certi”.
Sul fronte ambientale è previsto un incontro martedì 12 maggio a Fiorenzuola, dove verrà presentato lo studio degli entomologi Ilaria Negri e Marco Pellecchia, che dimostrerebbe come le api che sono state controllate nella zona intorno alla Buzzi Unicem abbiano confermato dei problemi di rilievo, visto che “questi animali sono strumenti georeferenziali sull’inquinamento. Per la zona della Valdarda emergono dati originali e anche preoccupanti”, hanno detto gli esperti.
A sostegno anche Legambiente, con la presidente Laura Chiappa che ha dichiarato: “I rischi riguarderanno tutta la zona, da Vernasca passando per Morfasso, Lugagnano e Fiorenzuola. Il cementificio ha inquinato negli anni e ora questo progetto tende ad aggravare certi parametri. I rifiuti, non trattati più come tali, possono essere utilizzati come combustibile. Questo escamotage legislativo permette di utilizzare un prodotto con costi inferiori ai derivati del petrolio ma che sfugge alla normativa sui rifiuti e fa registrare un aumento di emissioni di metalli pesanti e diossine”.
Per questo i genitori di Vernasca, insieme agli insegnanti, che quando si recano a scuola vedono il cementificio Buzzi-Unicem a meno di un chilometro dalle loro finestre, hanno deciso di scrivere direttamente alla preside dell’Istituto comprensivo e all’all’ufficio scolastico provinciale. Due le lettere dei genitori: la prima con una richiesta di chiarimenti, la seconda in cui hanno minacciato di non portare più i figli a scuola o addirittura di non iscriverli per il primo anno. E l’ultima degli insegnanti, decisi a sacrificare il proprio impiego per tutelare gli studenti. “Visto quello che sta accadendo in altre realtà dove viene bruciato CarboNext siamo molto allarmati – hanno spiegato le mamme che hanno firmato la lettera – anche perché non ci fidiamo più dei controlli. Persino l’Arpa ha risposto che per un anno e mezzo gli strumenti di rilevazione degli sforamenti nella zona erano starati. Per cui come possiamo fidarci? La situazione ambientale è già preoccupante a causa del cementificio, quale in seguito all’utilizzo di questo combustibile? La politica non ci da risposte”.