Tre indagati per frana colposa, inondazione e altri reati ambientali. È l’inizio della maxi inchiesta portata avanti dalla Procura di Massa Carrara, in collaborazione con il Corpo forestale dello Stato, sulle cave del marmo, finite nuovamente sotto il mirino della magistratura dopo l’ultima, l’ennesima, alluvione che ha devastato Carrara e alzato l’asticella della tolleranza dei cittadini i quali hanno riempito la scrivania del procuratore di segnalazioni. Il torrente che attraversa la città e che continua a esondare, il Carrione, è infatti stracolmo di detriti delle cave e di marmettola (fango scarto di lavorazione del marmo, ndr); da qui il collegamento di questa indagine su illeciti ambientali con quella sull’alluvione del 5 novembre 2014 (dove sono indagate sette persone fra tecnici della Provincia e la ditta che ha eseguito i lavori, la Elios srl di Aulla) è presto fatto. Iscritti nel registro degli indagati sono il magnate del marmo Alberto Franchi, presidente della Sam, società che detiene il 30% delle concessioni marmifere, controllata in parte dalla Marmi Carrara dove siede anche la famiglia Bin Laden;
I controlli della Forestale sono partiti da 4 cave situate nel bacino di Miseglia, piccola frazione di Carrara, ma le miniere nel comprensorio apuano sono molte di più: circa 110. “Non faremo controlli a tappeto su tutte le cave – chiarisce il procuratore capo, Aldo Giubilaro – ma ci muoveremo in base alle segnalazioni e ai casi noti”, che potrebbero essere quindi una cinquantina. Sotto il mirino della magistratura sono finiti anzitutto i ravaneti, pendii dove si accumulano i detriti delle cave, che, per legge, non dovrebbero più esistere. E invece ci sono e continuano a essere alimentati con “conseguente alterazione del territorio”, come si legge nel decreto di perquisizione del sostituto procuratore, Elisa Loris, che li considera appunto “tra le possibili cause degli eventi alluvionali che hanno interessato negli anni, e anche nel novembre 2014, i Comuni di Massa e di Carrara”. In ballo c’è anche la gestione della marmettola che, in quanto rifiuto speciale, dovrebbe essere stoccata e smaltita in discarica, ma che spesso viene abbandonata nei piazzali di cava, o dove capita, finendo nei corsi d’acqua “con il rischio – spiega Carlo Chiavacci, comandante provinciale di Massa Carrara del Corpo Forestale dello Stato – che venga alterato lo stato biologico delle acque”.