Il relitto della nave naufragata il 13 gennaio 2012 all’isola del Giglio riposa ora, alleggerito di 5.700 tonnellate di arredi e materiali deperibili, alla banchina dell’area delle Riparazioni Navali: si era staccato alle 16 di lunedì dalla diga foranea del porto di Prà-Voltri e ha coperto 10 miglia marine alla velocità media di un nodo, circa 2 km l’ora. Via alla "Fase 2" del recupero: 250 operai affetteranno i suoi 11 ponti: ne ricaveranno 30mila tonnellate di acciaio, che verranno reimmesse nel circuito industriale
Il relitto della Costa Concordia, naufragata il 13 gennaio 2012 sugli scogli dell’isola del Giglio, riposa ora, alleggerito di 5.700 tonnellate di arredi vari e materiali deperibili, alla banchina dell’area delle Riparazioni Navali, di fronte al porticciolo turistico Duca degli Abruzzi. Nello stesso punto in cui fino al 1997 era accostato il superbacino, costato 100 miliardi di lire e venduto per meno di due miliardi al tycoon turco Kahraman Sadikoglu. Staccatosi alle 16 di lunedì dalla diga foranea del proto di Prà-Voltri, ciò che rimane della grande nave da crociera ha impiegato una ventina di ore per ormeggiarsi a mezzogiorno di martedì alla banchina delle Riparazioni navali, dopo aver coperto 10 miglia marine alla velocità media di un nodo, circa due chilometri l’ora.
Ad attendere la carcassa della nave c’erano 250 operai che si apprestano ad “affettare” i suoi undici ponti, come fossero una gigantesca mortadella di metallo. Ne ricaveranno 30mila tonnellate di acciaio, che, una volta fuso negli altoforni, tornerà in vita sotto forma di lamiere per costruire altre navi, automobili, elettrodomestici e accessori vari. In totale saranno riciclate circa 50mila tonnellate di acciaio, il ricavato andrà al consorzio Ship Recycling formato da San Giorgio del Porto e Saipem. “L’attuale fase 2 durerà fra i sette e gli otto mesi – spiega a IlFattoQuotidiano.it l’ad del consorzio e ad di San Giorgio, Ferdinando Garrè – la nostra priorità non è il tempo, ma l’accuratezza dell’intervento. Tra l’80 e il 90% del relitto sarà riciclato, nell’assoluto rispetto dell’ambiente e delle normative. L’intero intervento di demolizione durerà attorno ai quindici mesi e contando anche i nove mesi trascorsi a Voltri, per due anni avrà dato lavoro ad una media di 250 operai specializzati”. Il presidente dell’Autorità Portuale genovese, Luigi Merlo (dimissionario, è il marito di Raffaella Paita, candidata Pd alla presidenza della regione), ai microfoni di Sky Tg24 ha dichiarato che la demolizione della Costa Concordia per Genova può essere il prototipo di un sistema di demolizione dolce, rispettoso dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, così come è stato definito da una direttiva europea in fase di recepimento dall’Italia.
La Fase 2 della demolizione del relitto era stata preceduta dall’arrivo del relitto nel porto di Prà-Voltri alla fine del luglio 2014, dopo una delicatissima manovra di rigalleggiamento realizzata all’isola del Giglio, seguita dal trasferimento via mare fino a Genova. Le 30mila tonnellate di acciaio ricavate prenderanno la strada di Milano, ridotte a gigantesche fette della misura media di 11 metri per 2 mt x 0,4 mt, del peso di 1,65-2 tonnellate ciascuna. Ne saranno ricavate 15mila, che verranno inscatolate in tremila container da 40 piedi diretti in Lombardia, destinazione i centri industriali specializzati nel riciclaggio dell’acciaio. Si conoscono i nomi della Feralpi Siderurgica e della San Zeno Acciai Duferco, ma i centri di riciclaggio sono anche altri. Ci vorranno 18 mesi per completare i trasporti e ogni giorno 5 Tir in uscita e in entrata si aggiungeranno al traffico quotidiano di camion a autoarticolati, 4.500 unità, che affollano il porto di Genova.
Il trasferimento del relitto della Costa Concordia dalla diga foranea del porto di Prà-Voltri alla calata dell’ex superbacino si è svolto senza problemi nella notte fra lunedì e martedì scorsi. Il relitto del peso di 140mila tonnellate (cassoni di galleggiamento compresi) pesca 15,7 metri e ha una lunghezza di 289 metri e una larghezza di 64,3 metri. Le condizioni meteo erano ideali: mare piatto e assenza di vento. Trainato da 4 rimorchiatori (2 posizionati a prua e altrettanti a poppa), il relitto si è staccato dalla Diga foranea all’estremo ponente della città e, superata l’estremità ovest della diga stessa, lentamente ha iniziato la navigazione in direzione levante.
Il convoglio era composto da altri 4 rimorchiatori a disposizione per le manovre, da 3 mezzi di supporto con a bordo personale degli ormeggiatori e dei barcaioli delle Grazie, da due mezzi di emergenza (un pontone e l’imbarcazione dei sommozzatori) e da 5 mezzi antinquinamento (che trasportavano le panne e gli skimmer da utilizzare in caso di sversamenti), da unità di appoggio e di monitoraggio. Attorno alle due della notte il relitto è sfilato all’altezza della Lanterna, a Sampierdarena, e alle sei si è presentato all’imboccatura di levante della diga foranea, iniziando l’ingresso in porto alle 8,30. A mezzogiorno, il relitto è comparso all’altezza della banchina di ormeggio dell’ex superbacino dove è stato subito ormeggiato. Al comando delle operazioni c’erano l’ammiraglio Vincenzo Melone, comandante della Capitaneria di porto, il capo pilota John Gatti e il responsabile della sicurezza Maurizio Iannetti.
Oltre alla 30mila tonnellate di acciaio restano da smaltire altre 18.500 tonnellate di materiali vari (elettrodomestici, detergenti, isolanti, olii minerali), elementi che finora non hanno provocato problemi di inquinamento marino, ma che saranno tenuti sotto stretto monitoraggio. Una volta completata la fase 2 della demolizione si passerà alle due fasi conclusive. La Fase 3 dedicata allo smontaggio dei cassoni di galleggiamento durerà un paio di mesi e infine la Fase 4, presso il bacino di carenaggio numero 4, sarà realizzata a secco per lo smantellamento delle restanti 20mila tonnellate di acciaio e durerà 4/5 mesi. Soltanto allora si potrà archiviare la tragedia della Costa Concordia. Purché, naturalmente sia stata resa giustizia alle 32 vittime del naufragio del Giglio.