Il premier punta a presentarsi alla regionali con il ddl Grasso definitivamente approvato alla Camera. Oggi il sì in Commissione dopo un vertice di maggioranza, ma il sì dei centristi è condizionato a un "approfondimento" sulla riforma della legge ad personam berlusconiana e sulla nuova prescrizione, in discussione al Senato. M5S: "Bocciati nostri emendamenti per ragioni elettorali"
Matteo Renzi preme per portare a casa il ddl anticorruzione prima delle elezioni regionali del 31 maggio, e dopo un vertice di maggioranza i centristi della maggioranza gli aprono la via in cambio di un “approfondimento” sulla riforma della prescrizione e di un possibile intervento per stemperare l’inasprimento del falso in bilancio. Risultato, la Commissione giustizia ha approvato in corsa il famoso ddl Grasso, già licenziato dal Senato il primo aprile dopo mesi di ritardi e polemiche. Tutti gli emendamenti sono stati bocciati e il testo approderà in Aula venerdì 15 maggio, dopo il conferimento, previsto per domani, del mandato al relatore, David Ermini, del Pd. La Camera esaminerà quindi l’identico testo uscito dal Senato. Se sarà approvato senza mdifiche, diventerà legge. Protesta il Movimento 5 Stelle, che si è visto respingere tutte le proposte di modifica: “La motivazione addotta -sottolinea Vittorio Ferraresi- è che bisogna approvare il provvedimento entro il 31 maggio. Ancora una volta Renzi vuole chiudere una legge per utilizzarla in campagna elettorale”. I cinque deputati di Forza Italia in Commissione non si sono presentati e tutti gli emendamenti firmati per lo più da Jole Santelli sono decaduti. Il partito di Silvio Berlusconi era stato protagonista di un intenso ostruzionismo contro il ddl Grasso durante la discussione in commissione al Senato.
Il provvedimento inasprisce le pene per diversi reati contro la pubblica amministrazione e, soprattutto, introduce una maggiore punibilità del falso in bilancio, cancellando dopo oltre un decennio la celebre legge ad personam di berlusconiana memoria che sanava i falsi sotto il 5% del fatturato o l’1% del patrimonio netto dell’azienda.
In mattinata era stato il presidente del Consiglio a sancire ufficialmente il via alla corsa: “Mi appello ai deputati: di solito la Camera non lavora l’ultima settimana preelettorale, sarebbe un bellissimo gesto se i deputati lavorassero in quella settimana e se l’anticorruzione venisse approvata entro questo mese”, ha detto a RepubblicaTv. A ruota è seguito il ministro della Giustizia Andrea Orlando, anche lui Pd: “Penso ci siano tutte le condizioni per un via libera al ddl anticorruzione prima delle regionali”, ha assicurato al termine del vertice di maggioranza.
E il falso in bilancio? “Non si tocca – ha detto Orlando – ma siamo disponibili a ragionare per un monitoraggio sulla sua prima applicazione“. Per ora l’impostazione del reato “resta la stessa uscita dal Senato, almeno nel passaggio in Commissione”. Subito dopo il vertice, il capogruppo di Area Popolare (Ncd più Udc) in Senato, Renato Schifani, ha suggellato l’intesa, rimandando la resa dei conti: “Ritireremo gli emendamenti sul falso in bilancio in commissione Giustizia della Camera, li ripresenteremo in Aula”, ha annunciato. “Non ci sono rischi di rottura -ha continuato- ci sono le condizioni per arrivare ad approvare definitivamente il ddl entro le elezioni regionali. La riflessione che chiediamo al Pd è sul falso in bilancio per le piccole e medie imprese”.
“Non ci sono modifiche” al provvedimento anticorruzione, ha confermato il viceministro Enrico Costa (Ncd). “Nelle more -aggiunge- si cercheranno soluzioni condivise di coordinamento tra questo testo e quello sulla prescrizione” all’esame del Senato.