Fabio e Mingo parleranno. Anzi “saranno contentissimi di parlare”. È Francesco Maria Colonna, l’avvocato al quale si sono rivolti i due ex inviati pugliesi di Striscia la Notizia (licenziati in diretta televisiva dal Gabibbo per due presunti casi di servizi falsi) a rilasciare per ora poche e misurate dichiarazioni su un caso delicato e ancora pieno di aspetti da chiarire. In tre settimane, del resto, sono trapelate informazioni con il contagocce, ma che ora assumono i contorni di una vicenda che si chiarirà solo nei palazzi della giustizia barese. La cosa certa è che è in corso un’indagine da parte del Pubblico Ministero Isabella Ginefra, che indaga per simulazione di reato. Ma, ad oggi, Fabio e Mingo non hanno ricevuto alcun avviso di garanzia. “Ciò che sappiamo, lo apprendiamo dai giornali, ecco perché – ha preannunciato l’avvocato Colonna a ilfattoquotidiano.it – mi accingo a formalizzare al giudice la richiesta di essere ascoltati”.
Colonna, però, non nasconde il disappunto nei confronti di Mediaset. “Quello che mi stupisce, è che a fronte del riserbo che deve essere tenuto durante un procedimento come questo, Canale 5 comunica le sue notizie attraverso i giornali. Io francamente ho studiato cose diverse. Ogni giorno sparano a mitraglia un dato, quando i miei assistiti non sono ancora indagati. A me sembra scorretto non nei loro confronti, ma nei confronti del magistrato al quale si sono rivolti per ottenere l’esercizio dei loro diritti. E allora perché lo superano?”. Bocche cucite, dunque, per i due ex inviati di Antonio Ricci per precisa volontà del legale che li difenderà, perché “i diritti si esercitano in tribunale o dinanzi al pm”.
Il colloquio potrebbe essere fissato già la prossima settimana. Anche negli ambienti della Procura, dove le informazioni vengono centellinate, sembrerebbe esserci l’intenzione di convocare i due attori baresi per i chiarimenti di rito. Le indagini sono giunte ad un punto delicatissimo. Tutto ruota attorno a un solo servizio, andato in onda nel 2013 e che denunciava l’esercizio abusivo della professione da parte di un finto avvocato. Diversi agenti di Polizia Giudiziaria, in quel momento davanti alla televisione come milioni di italiani, hanno dato impulso alle indagini, non potendo mai immaginare che a non essere veritiero potrebbe essere proprio il servizio in sé. L’accusa, infatti, sostiene che il finto avvocato fosse un attore arruolato da Fabio e Mingo per inscenare lo scandalo. In aprile, il pm ha chiesto ad Antonio Ricci le immagini originali per risalire all’attore e da lì è nata l’ipotesi di simulazione di reato nei confronti dei due inviati. Lo staff della trasmissione satirica sin da subito è stata collaborativa con gli inquirenti.
Al momento sarebbero tre le persone indagate – e non cinque come trapelato – sebbene, come detto, non sia ancora partito alcun avviso di garanzia. Ciò che dovranno accertare i magistrati è il rapporto che lega Ricci agli inviati, ossia bisognerà capire se possa esserci o meno una responsabilità dello stesso staff di Striscia nella vicenda o, al contrario, se quella di Fabio e Mingo sia stata una azione autonoma commessa all’insaputa degli autori. La rete ammiraglia del Biscione, intanto, ha querelato i due ex collaboratori e ha allargato verifiche e controlli ad altri servizi effettuati dalla coppia barese. In tal senso, però, per la Procura si tratta di casi che non hanno rilevanza penale.