La Corte dei Conti ha pubblicato i dati relativi al costo dei dipendenti pubblici. Dai quali emerge come è nei dirigenti delle province che si concentra la maggior parte della spesa per il personale degli enti territoriali: 97.444 euro in media, contro gli 89.748 euro dei dirigenti delle regioni e gli 85.075 euro di quelli comunali. Per i dipendenti “non graduati” il rapporto è invece diverso: i più costosi sono quelli regionali (spesa media di 34.870 euro), seguiti da quelli provinciali (28.156 euro) e i comunali (27.922 euro). I dati emergono dalla relazione 2015 della Corte che propone un’analisi della consistenza numerica e funzionale del personale e della relativa spesa nel triennio 2011-2013.
Nel 2013 gli occupati degli enti territoriali ammontavano a 533mila unità – distribuite tra personale dirigente, segretari e direttori generali, personale con qualifica non dirigenziale – per un costo di 15 miliardi di euro. Spesa che, secondo quanto riportato dalla relazione, è rimasta invariata rispetto all’anno precedente: 2,8 miliardi di euro per le regioni, 1,5 miliardi per le province e 10,9 miliardi per i comuni. Il dato rilevante che emerge dall’analisi riguarda la distribuzione non uniforme del personale sul territorio nazionale, con punte di maggiore concentrazione al Sud e in Sicilia, dove è presente un dirigente ogni 9 dipendenti, a differenza ad esempio del Trentino dove il rapporto è di uno su 46 e delle Marche dove è di uno su 23. Nel 2013 è proprio la Sicilia a rivendicare il primato, con 1.742 dirigenti e 15.140 impiegati, che la Corte dei Conti non considera “indicativo di un’ottimale organizzazione del lavoro”.
La relazione evidenzia anche gli effetti della spending review. Nei comuni la spesa totale complessiva è diminuita del 5,52%: segretari comunali e direttori generali sono calati del 3,7%, i dirigenti dell’11,25% e i non dirigenti del 4,71%. La flessione del personale nelle province corrisponde a un abbassamento della spesa totale del 7,54%. Dalle regioni emergono invece dei dati contrastanti: dal 2011 al 2013, a livello nazionale, le unità sono state ridotte del 2,54% ma la spesa è aumentata dell’1,39%. Situazione che la Corte dei Conti ha commentato: “Tale circostanza è sintomatica della prassi di alcune realtà territoriali a ripartire le risorse tra i dirigenti rimasti in servizio”.
La Corte dei Conti ha quindi espresso preoccupazione sui dati emersi dal rapporto, in particolar modo per quanto riguarda le province: “L’anticipazione degli effetti finanziari che si concretizza nei tagli di spesa disposti dalla Legge di Stabilità, rispetto all’effettivo trasferimento delle uscite – come la spesa per il personale eccedentario – produce un effetto distorsivo“. Dalle verifiche svolte dalle Sezioni regionali di controllo della Corte emergerebbe quindi un “deterioramento della finanza provinciale” che potrebbe “incidere negativamente sulla tenuta degli equilibri di bilancio”.