Mentre il governo prosegue il tira e molla con la Commissione europea per ottenere il via libera alle misure per facilitare il risanamento e recupero dei crediti deteriorati in pancia alle banche italiane, Bankitalia decide che è il caso di affidarsi a un consulente. Via Nazionale sta infatti lavorando insieme al Tesoro e a Palazzo Chigi per individuare la strada migliore per ridurre la zavorra delle cosiddette “sofferenze”. E mercoledì ha selezionato Boston consulting group per l’affidamento di un servizio di consulenza finalizzato alla costituzione di un’asset management company per la gestione delle sofferenze bancarie”: la bad bank, insomma. Il conto, si legge nell’avviso di aggiudicazione di appalto, è di 379.500 euro Iva esclusa. L’incarico è stato affidato senza gara, “con procedura negoziata per l’urgenza che caratterizza la definizione del progetto”, spiega l’istituto guidato da Ignazio Visco.
Nei giorni scorsi il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva contestato la Ue, dicendo che “l’atteggiamento tecnico dei servizi della Commissione è negativo”, perché la direzione generale Concorrenza bolla come aiuti di Stato qualsiasi intervento pubblico per aiutare gli istituti, anche se fosse solo sotto forma di garanzia come ipotizzato dal governo. Peraltro la stessa Commissione, nelle Raccomandazioni specifiche rese note mercoledì, ha sollecitato misure per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati.
Intanto la scelta del gruppo statunitense come aggiudicatario ha attirato l’attenzione di Sel, il cui deputato Giovanni Paglia, membro della commissione Finanze, si chiede in una nota se “non fossero sufficienti le risorse tecniche della Banca centrale e del Mef. Perché se così fosse dovremmo nutrire seri dubbi sulla solidità delle nostre massime istituzioni economico-finanziarie. La questione della gestione degli asset deteriorati delle banche non è tecnica, ma due volte politica. Si tratta, da un lato, di convincere l’Ue a riaprire fuori tempo massimo la possibilità di aiuti di Stato, già utilizzata da altri paesi nella fase più dura della crisi e dall’altro si può quanto meno dubitare dell’opportunità di scaricare sui cittadini il costo della ristrutturazione degli attivi delle banche. Questo sarebbe il risultato finale della bad bank coperta da garanzia pubblica. Tutte questioni che avrebbero bisogno di essere affrontate in Parlamento”.