Con un post sul proprio blog, l'ex direttore del Tg1 esprime solidarietà al cronista di Quinta Colonna cacciato da Mediaset con l'accusa di aver confezionato servizi falsi: "Sono gli autori e i conduttori e i direttori di rete a spingere in questa squallida direzione". "Chi oggi lo licenzia - scrive quindi il giornalista su Twitter - ne conosceva benissimo e incoraggiava il metodo di lavoro nella pseudo-tv-verità"
Fulvio Benelli è il “capro espiatorio” di “una tv che si nutre di falsi scoop come i suoi”. Gad Lerner si schiera con il giornalista di Quinta Colonna licenziato da Mediaset con l’accusa di aver confezionato servizi falsi. In un lungo post pubblicato sul proprio blog, l’ex direttore del Tg1 ha espresso solidarietà al cronista: “Poiché sono gli autori e i conduttori e i direttori di rete a spingere in questa squallida direzione gli inviati (precari) come Fulvio Benelli, a lui, licenziato ieri da Quinta Colonna, voglio esprimere solidarietà: avrà provato di persona cosa significa essere usati come capro espiatorio”. Poco dopo Lerner rincara la dose su Twitter: “Chiarisco il mio pensiero: chi oggi licenzia #FulvioBenelli ne conosceva benissimo e incoraggiava il metodo di lavoro nella pseudo-tv-verità“.
Il riferimento è a Paolo Del Debbio, conduttore di Quinta Colonna, “raffinato intellettuale finto tonto”, come lo definisce Lerner: “Ora si è liberato con una firmetta (tanto sono tutti rapporti di lavoro precari) dell’inviato nei campi rom Fulvio Benelli, scoperto da Striscia la Notizia in una grossolana manipolazione”.
“Basta sganciare qualche soldo a certi disgraziati, per fargli dire quel che si vuole – continua Lerner – era già accaduto a Mattino Cinque. La stessa Striscia la Notizia ha mandato via due suoi inviati che, a quanto pare, certe storie le architettavano salvo poi spacciarle per vere (il riferimento è alla vicenda dei due corrispondenti pugliesi, Fabio e Mingo, ndr). Tutto ciò è sintomo di una degenerazione della tv-verità in atto da tempo, ma anche di un vero e proprio progetto di belligeranza strumentale contro categorie sociali e etnie usate come caprio espiatorio”, scrive il giornalista, allargando il raggio della polemica al campo dei diritti delle minoranze: “Ogni giorno su quasi tutte le reti ci sono trasmissioni confezionate su misura per alimentare i pregiudizi e la guerra fra poveri. Naturalmente bersagli privilegiati sono i rom, detestati e facili da coinvolgere nella telerissa, con o senza la presenza di un Salvini (Matteo, segretario della Lega Nord, ndr) seduto in poltrona”.