La tassista che, l’8 maggio, ha subito violenza a Roma non avrebbe mai rilasciato interviste. Questa è la posizione del legale della donna, Cristian Malaguti. “La mia assistita, aggredita e violentata a Roma da un passeggero mentre era al lavoro come tassista, non ha mai rilasciato alcuna intervista al quotidiano La Repubblica. Non conosce e non ha mai incontrato la signora Federica Angeli e il signor Emilio Orlando” (i cronisti di Repubblica, ndr), si legge in una nota dell’avvocato.
Il legale aggiunge che, alla tassista, sono state attribuite frasi che non ha mai espresso alla stampa: “È inaccettabile che vengano attribuite alla mia assistita dichiarazioni, stati d’animo e valutazioni che la stessa non ha mai personalmente espresso a nessun giornalista. Oltre al rispetto per quanto accaduto alla mia assistita, gli organi di stampa dovrebbero rispettare il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati”.
Malaguti parla anche di querele, in questi termini: “Mi riservo, su espresso incarico della mia assistita, di notiziare l’ordine dei giornalisti territorialmente competente così come di proporre querela per diffamazione. Che la signora Angeli ed il signor Orlando abbiamo scritto di un’intervista mai rilasciata è tanto più grave laddove si pensi che i giornalisti hanno riportato tra virgolette parole mai pronunciate dalla mia assistita“. L’avvocato conclude così: “Le uniche dichiarazioni sono quelle rese agli inquirenti”.
Il 12 maggio Repubblica ha pubblicato una serie di dichiarazioni, attribuendole alla tassista: “È un sollievo sapere che quell’uomo è stato arrestato. Ma la mia vita è rovinata per sempre” si poteva leggere sul quotidiano. Un’altra delle frasi attribuite alla donna è stata, ad esempio, questa: “Quella sensazione di sentirmi davanti a lui inerme ed impotente mi ha distrutto. Piango di continuo, ripensando a ciò che ho provato durante quella maledetta corsa in taxi”. Repubblica ha riportato anche l’intenzione della donna di tornare a lavoro nonostante l’aggressione subita durante la corsa in taxi. Ad abusare della donna è stato Simone Borgese. Le ha fatto imboccare una stradina isolata per poi costringerla ad un rapporto orale. È stato preso grazie ad un identikit e alla testimonianza di un collega della donna: aveva portato Borgese in taxi e, non avendo pagato la corsa, il tassista si era fatto lasciare il numero di telefono. La confessione è arrivata quasi subito in Questura, dopo la quale è stato portato al carcere di Regina Coeli. Il gip Flavia Costantini ha poi convalidato il fermo del ragazzo, emettendo il provvedimento di custodia cautelare in carcere dopo che, nell’interrogatorio di garanzia a Regina Coeli, ha confermato la sua confessione.