Chiuso il Dubai Miracle Garden, una Disneyland dal pollice verde, con 45 milioni di boccioli e padiglioni high tech con farfalle divise per colore, il ‘Gran Bazar’ del verde va in scena a Milano ai Giardini Montanelli di via Palestro. Sembra la Royal Ascot meneghina, Orticola festeggia i suoi primi 20 anni e fa da traino a Expo. Esiste una moda anche per i fiori, la rosa è in declino, sostituita da una mescolanza di erbe di campo con anemoni e margherite. Ci sono le sfumature dal blu al viola della lavanda in aiuole vetrine e sfilano come api le ‘sciure’, amiche di polline e corolle. Fioriscono fantasmagoriche architetture di fiori e ortaggi in testa e garden food nel piatto, si sbocconcellano polpettine frittatine, mentre Diamante d’Alessio, direttore di Io Donna, in mise floreale, distribuisce sorrisi e copie del giornale.
Si attraversa la strada e siamo nel nuovo e fiammante Consolato della Repubblica della Corea adibito anche a spazio espositivo l’eco artista Luisa Balicco è in mostra con “La Carta Hanji custode della storia” (fino al 25 maggio) curata da Nella Poggi, specializzata in restauri antichi. La Balicco reinterpreta questa vecchissima tradizione della carta ricavata dalla corteccia del gelso. Simile alla carta di riso ma più resistente, per questo tutt’ora usata nella moda, nel design e nell’arredamento.
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Poco più in là, Daniela Santanchè, nelle nuove vesti editoriali, rilancia “Ville e Giardini“. Perfetta la location, da Sahrai, un concept store di design d’ispirazione mediorientale, tra spettacolari arazzi in seta tessuti da artigiani persiani e fagottini di breasola infilzati negli stuzzicadenti. Piaccia o no, la Santanchè è una che agisce sempre seguendo il cuore. Il suo slogan è chi mi ama mi stia dietro. A soffiare vento in poppa proprio il suo ex Canio Mazzaro, imprenditore farmaceutico e della Bioera, entrambe quotate in borsa, e dagli addetti ai lavori indicato come il nuovo delfino della finanza italiana. Power couple di fatto e profeti del Lat, la formula vincente del Living apart together, fanno più sinergia da ex di quando facevano coppia.
Lontano dal baraccone di Rho, brilla altrove il faro Expo. E lo fa con Chiara Dynys, artista eclettica, che con il suo “Pane al Mondo” vuole sottolineare quel rapporto tra arte, cibo e sostenibilità. Ricordo, se ce ne fosse bisogno, che i principali sponsor di Expo sono Coca Cola e Mc Donald’s. Un po’ come se una mostra su Dracula fosse sponsorizzata da un’associazione di donatori di sangue. Ma guardiamo oltre e soffermiamoci sull’installazione di 364 pani e panetti, in alluminio, sparsi su un tappeto dove è tracciato il contorno del pianeta. Il messaggio è potente e, “Pane al Mondo” (in salsa paladiniana e kounelliana), uno e trino, fino al 28 giugno sarà esposto contemporaneamente in 3 location: quartiere generale della Fao, Palazzo della Farnesina e Museo Carlo Bilotti nell’Aranciera di Villa Borghese. Seguendo la vocazione di famiglia, quella del mecenatismo che lo ha nutrito fin da giovanissimo, Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona invita al museo dove Chiara immagina una tenda di luce che conduce Achille Bonito Oliva, critico e ospite, a un virtuale giardino dell’Eden fatto però di “Poisoned Flowers”, che ricordano un po’ il pop floreale di Andy Warhol. Doppia veste d’anfitrione per Roberto che nel suo palazzotto “cardinalizio” della antica Roma papale colleziona arazzi cinquecentesci, candelabri ecclesiastici e coltiva l’arte del ricevere artisti veri e wannabe (vorrei tanto essere).
Ancora mecenatismo allo stato puro nella Lecce barocca con donna Maria Lucia Seracca Guerrieri, nobildonna normanna, presidentessa delle Ande (Associazione Nazionale Donne Elettrici), promotrice di solidarietà che fa aprire la chiesa sconsacrata di San Francesco della Scarpa per ospitare la sesta edizione di Artigianato d’Eccellenza (dal 21 al 22 maggio). Sotto la navata filosofeggia il filosofo Mario Carparelli con Ludovico Pratesi, curatore di “Arte e cibo”, un suggestivo racconto per immagini da Caravaggio a Vanessa Beecroft. Lo stesso week end per Lecce cortile Aperti Maria Lucia apre il palazzo di famiglia con cappella settecentesca. Artigiana per diletto ricama tovaglie con galloni, le sue alzate in porcellana antica sono un tripudio di ortensie, campanule e melograni che tanto sarebbero piaciute ad Arcimboldo.
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