Non ha lasciato scampo all’avversaria nel 2014 il Real che sui due incontri schianta per 5 a 0 il Bayern Monaco e vince la “decima” nel sofferto derby di Madrid con l’Atletico. A parti invertite, nel 2001, i tedeschi andarono a vincere in finale (ai rigori) sul Valencia, dopo aver eliminato le “merengues” (3 a 1 dopo 180’). L’Inter del 2010, quella del “triplete”, sfruttò la stessa scia stoppando il Barça con un 3 a 1 a San Siro e resistendo al Camp Nou dove perse di misura. La finale col Bayern, negli occhi di tutti i tifosi nerazzuri, è ancora l’ultimo successo di una squadra italiana in Champions League. “La statistica della semifinale” colpisce ancora nel 2012 e in negativo ha le stesse protagoniste di due anni prima mentre a uscirne vincente è il Chelsea di Roberto Di Matteo che in semifinale punisce un Barcellona campione e sprecone, poi in finale la spunta ai rigori sul Bayern. Tutto cominciò però nel 1998 quando il Real, che con Mijatović soffiò la coppa alla Juventus di Lippi, si fece strada in semifinale con un 2 a 0 al Borussia Dortmund campione in carica.
I bianconeri incrociano già le dita ma anche i catalani possono sfruttare, oltre a un tasso tecnico superiore, “l’effetto Guardiola”. L’ex tecnico blaugrana, dal 2009 a oggi, è stato eliminato tre volte in semifinale, nel 2010 dall’Inter, nel 2012 dal Chelsea e l’anno scorso dal Real Madrid. Tutte e tre hanno vinto. Le statistiche lasciano il tempo che trovano ma non è sbagliato pensare che una squadra che supera i Campioni d’Europa in carica in semifinale, acquisti sicurezza e per questo, da favorita o meno, vinca la finale. L’altro dato è meno longevo e sì è verificato “solo” tre volte, anche se il “fattore Guardiola” è calcolato in sole sei edizioni, le ultime, nelle quali Pep ha vinto la Coppa (2 volte) o si è fermato alla semifinale appunto. Allegri e Luis Enrique, ancora a secco di titoli europei, non saranno scaramantici come Trapattoni ma il 6 giugno oltre agli schemi, il cuore, i campioni, il tifo e l’arbitro hanno da fare i conti con la sorte.