Intervista alla sociologa: "È come vivere una realtà senza confini dove le azioni hanno effetti distruttivi incontrollabili. L'eccesso come regola per esistere"
“Ci sentiamo tutti piccoli di fronte a un fatto come questo” sono state le parole del parroco che ha celebrato il funerale di Domenico Maurantonio, il 19enne di Padova morto in gita scolastica a Milano. “La verità è che i ragazzi oggi si sentono onnipotenti” afferma Chiara Saraceno, sociologa della famiglia. Ma si può morire di goliardia, per uno scherzo? Il punto è proprio questo. Non si tratta di scherzi e il vero dramma è che si è perso ogni senso della misura.
Domenico sembra si sia sentito male perché un compagno di classe gli aveva sciolto del lassativo nella birra. Un anno fa era stato perforato l’intestino a un 14enne con il compressore…
È come vivere una realtà senza confini dove le azioni hanno effetti distruttivi incontrollabili sia per le vittime che per gli autori stessi. Manca la consapevolezza del rapporto tra azione e conseguenza. In questi casi è drammatica e letale e portatrice anche di ripercussioni sulla personalità di coloro che compiono il gesto oltre di chi lo subisce.
Come se la vita fosse solo quel momento…
Esatto. Sentirsi onnipotenti senza considerare gli effetti in cui si rimane invischiati con fatti di questa portata di cui si perde il controllo. L’eccesso come regola per esistere.
Altro aspetto è la smania di rendere “virale” una bravata o un atto di bullismo, anche tra femmine. In fondo basta solo cliccare invio.
La superficialità con cui si mette a repentaglio la propria persona a tutto tondo. Come quelle ragazzine che giocano con il loro corpo attraverso la tecnologia: come girare attorno alla tela di un ragno. Diventano prede, a volte fisicamente, molto più spesso psicologicamente di quanti sanno utilizzare con cognizione i mezzi e gli strumenti che sanciscono di fatto l’eternità di un gesto sbagliato. Gli strumenti tecnologici hanno un effetto moltiplicatore di cui i ragazzi sono solo apparentemente consapevoli: come se sganciassero una bomba atomica il cui effetto è incontrollabile.
Non è facile diventare adulti…
Non lo è mai stato anche se in passato si viveva in sistema in cui ci si poteva appoggiare a norme, saperi condivisi e legittimati. Oggi l’intera comunicazione è incerta: non è più chiaro ciò che è legittimato. Tanto meno nelle famiglie.
Eppure i genitori oggi si considerano più amici dei propri figli rispetto al passato. C’è maggiore condivisione, meno tabù e essere severi non è “trendy”…
Infatti colleghi di università mi raccontano di genitori che accompagnano addirittura i figli agli esami. Genitori sempre pronti a difenderli di fronte agli insegnanti che spesso vengono colpevolizzati o peggio accusati. Madri o padri che scusano con troppa leggerezza. Il ragazzo morto a Milano aveva 19 anni, quella è un’ultima classe di liceo, non sono bambini. Ma a prescindere abbattere la barriera del ruolo genitoriale toglie autorevolezza anche alla stessa posizione generazionale rendendo scivoloso il terreno del rapporto. Il messaggio per i ragazzi è di sfida: fin dove posso arrivare? E ne possono conseguire comportamenti terribili.
Domanda scontata ma necessaria: che adulti diventeranno?
Dipende. Poniamo il caso di un gesto che ha ripercussioni sulla vita di un altro coetaneo: io sono dell’avviso che la pena deve essere commisurata e non sproporzionata. I ragazzi hanno margine per cambiare e migliorare ma allo stesso tempo possono farlo solo se al loro fianco non hanno adulti che li consolano dicendo che è stata una bravata. Devono essere, sì, aiutati a elaborare le loro azioni come unica possibilità di rivalsa. I genitori devono evitare di sdrammatizzare. Per la verità intorno ai giovani oggi non ci sono grandi esempi. Viviamo in una società dove i politici si insultano senza limite e dove ogni comunicazione telefonica è un racconto della propria vita a beneficio di tutti. Recentemente sono stata pesantemente insultata in treno da un uomo al quale avevo cortesemente chiesto di abbassare il tono della sua conversazione. Le cose non vanno poi meglio nella rete e me ne rendo conto quotidianamente leggendo i commenti sul mio blog di MicroMega: sembra uno sfogatoio.
e.reguitti@ilfattoquotidiano.it