“Solo con la verità c’è futuro e libertà”. Chiesa di Altichiero, Padova: 10 e 30. Il feretro di Domenico Maurantonio è coperto di fiori. Ad accoglierlo, migliaia di persone. Don Lorenzo apre l’omelia con un appello ai compagni dello studente di 19 anni che domenica scorsa è caduto dalla finestra stanza dell’albergo di Milano, dove si trovava in gita con la scuola per visitare l’Expo: “Se tutta la verità è uscita bene, se ce n’è ancora di nascosta sotto il magone e la paura speriamo che la si lasci uscire al più presto, per quanto male possa fare”. Anche il padre del ragazzo, Bruno Maurantonio, si rivolge a chi sa qualcosa sulla morte del figlio: “Tutti abbiamo un debito di verità e coscienza nei confronti di Domenico. Era il mio amico, il mio eroe. Mi prendeva in giro perché ero troppo vecchio, ma lui ci ha lasciato troppo giovane. Per raccontarlo mi ci vorrebbero 19 anni, non so se avrò la forza di andare avanti. Ha lasciato qualcosa di importante che noi dobbiamo portare avanti”.
Intanto le indagini procedono, ma sono ancora tanti i punti oscuri su quello che è successo la notte del 10 maggio nella stanza dell’hotel Da Vinci, alla periferia nord del capoluogo lombardo. Il lavoro della squadra mobile di Milano è focalizzato sull’arco di tempo che va dalle 5 del mattino (ora in cui Domenico scambia messaggi su Whatsapp con alcuni compagni) e le 7. E’ in queste due ore che l’autopsia – come riporta Il Mattino di Padova – cristallizza la sua morte. Gli investigatori stanno mettendo in fila i tasselli per sciogliere il nodo di questa storia: perché Domenico è precipitato dalla finestra? Per ora è stata esclusa l’ipotesi della caduta accidentale – “impossibile” secondo i detective – anche per le caratteristiche della finestra da cui è caduto: l’altezza dal pavimento al davanzale è di circa 1 metro e 10 centimetri. Scartata anche la pista del suicidio, si fa sempre più largo quella dello scherzo finito male. Quattordici studenti del liceo scientifico Ippolito Nievo sono stati ascoltati negli uffici della questura di Padova. Secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, a Domenico sarebbe stato somministrato di nascosto del lassativo nella birra, durante una serata dove girava molto alcol in camera. Ma su questo punto la cautela degli investigatori è massima. Mentre il capo della squadra mobile di Milano, Alessandro Giuliano, smentisce le ricostruzioni apparse su alcuni quotidiani locali: “Al momento non ci risulta che sia stato somministrato del lassativo a Domenico Maurantonio né abbiamo mai parlato di un simile medicinale. A maggior ragione smentiamo che sia stato identificato chi lo ha versato”. E la questura di Milano ha diramato una nota: “La vicenda della tragica morte di Domenico Maurantonio ha visto susseguirsi, su taluni organi di informazione, una serie di opinioni ed illazioni, allo stato destituite di fondamento che vengono attribuite agli investigatori che, viceversa, nel rigoroso rispetto delle indagini e nel doveroso rispetto del dolore dei genitori, si astengono da qualsiasi comunicazione non fondata su elementi concreti”.
Ma queste sono ore decisive per fare luce su cosa è successo quella notte. Le prime indicazioni dai reagenti delle analisi biochimiche – gli esami tossicologici – potrebbero già fornire alcune prime indicazioni nel pomeriggio, o al più tardi domani (sabato 16 maggio) o lunedì mattina. Secondo quanto appreso dagli investigatori non è ancora possibile affermare che a Domenico sia stata somministrata una sostanza. La polizia non lo esclude, ma in certi casi anche una forte assunzione di alcol – specie se avvenuta in tempi ristretti o a stomaco vuoto – potrebbe provocare gli stessi effetti intestinali che sono stati rilevati sul luogo della morte. Oppure aver acuito l’effetto di una qualche sostanza davvero messa di nascosto – che avrebbe spinto Domenico a sporgersi dalla finestra – di cui però allo stato non c’è traccia. La presenza di residui alcolici in stomaco e intestino, inoltre, sarebbe stata confermata dall’autopsia.
C’è un’altra domanda, però, a cui gli investigatori stanno cercando di dare una risposta: perché nessuno dei compagni ha dato l’allarme, e solo la mattina intorno alle 7 e 30 gli insegnanti sono venuti a sapere della caduta? Durante gli interrogatori, uno studente della 5E – sostiene il quotidiano di via Solferino – ha spiegato che quella sera “anche Domenico ha bevuto con noi. Per questo ci siamo addormentati profondamente, senza sentire rumori o accorgerci di niente”.
Ma tra i punti da chiarire c’è la presenza di lividi sul corpo del ragazzo, che non sarebbero compatibili con la caduta. Forse qualcuno ha cercato di trattenerlo per salvargli la vita, mentre Domenico scivolava nel vuoto.