E' lo scopo del messaggio audio attribuito al leader dello Stato Islamico diffuso su internet nelle ultime ore da una delle più importanti case di produzione dell'universo jihadista, al-Furqan. Un file di 34 minuti, la cui autenticità deve ancora essere accertata, in cui si rivolge agli aspiranti jihadisti e a tutti “i buoni musulmani”, invitandoli a imbracciare le armi contro l'Occidente
Obiettivo: dimostrare che Abu Bakr al-Baghdadi è vivo e guida saldamente il califfato. E’ lo scopo del messaggio audio attribuito al leader dello Stato Islamico diffuso su internet nelle ultime ore. Un file di 34 minuti, la cui autenticità deve ancora essere accertata, in cui si rivolge agli aspiranti jihadisti e a tutti “i buoni musulmani”, invitandoli a imbracciare le armi e unirsi alla causa dell’autoproclamato califfato.
Il file, che riproduce una voce molto simile a quella del califfo, è stato rilasciato nella serata di giovedì da una delle più importanti case di produzione dell’universo jihadista, al-Furqan, e rapidamente diffuso su Twitter dai profili vicini a Daesh. Il messaggio non contiene alcuna indicazione riguardante cambi di strategia per il movimento o obiettivi dichiarati. Si tratta, invece, di un appello a tutto il mondo musulmano ad imbracciare le armi contro l’Occidente “oppressore”. “Unirsi alla battaglia è un dovere di tutti i musulmani – dice – vi chiediamo di unirvi a noi o prendere le armi ovunque voi siate. Non c’è alcuna scusa per ogni buon musulmano per non emigrare nello Stato Islamico”. Quella in corso, continua il presunto califfo, non è una guerra voluta da Isis, “ma una guerra di tutto il mondo musulmano contro gli infedeli. L’Islam non è una religione di pace, ma di guerra”.
Se l’autenticità del messaggio venisse confermata, si tratterebbe del primo messaggio di al-Baghdadi da novembre, mese in cui iniziarono a diffondersi le notizie della sua uccisione in seguito a un raid della coalizione occidentale vicino a Mosul, in Iraq. Da quel momento in poi, sono state numerose le notizie e le smentite riguardo a un ferimento più o meno grave del leader di Isis. Alcuni sostenevano che fosse rimasto paralizzato dopo un bombardamento americano, altri che fosse in cura in un ospedale sulle alture del Golan, in Israele. Notizie che stavano destabilizzando la base del movimento terroristico che non conosceva le condizioni di salute del proprio leader, situazione che avrebbe potuto scatenare una lotta interna per il potere e diserzioni fatali per il gruppo. Proprio negli ultimi mesi era iniziato a circolare anche il nome del possibile successore del califfo, Abu Alaa Al Afri, che, secondo le ultime notizie, sarebbe però rimasto ucciso in un raid della coalizione a guida statunitense, a Mosul.
La situazione di instabilità, con i miliziani che stanno perdendo terreno in Iraq e che non hanno più una guida certa nelle mani delle quali affidare il proprio destino, ha reso necessario un nuovo messaggio del leader dello Stato Islamico. Questa volta, però, al-Baghdadi non si mostra in video. Questa scelta può avere un doppio significato. Da una parte, può essere un modo per evitare di essere localizzato dai soldati della coalizione occidentale che potrebbero servirsi di indizi visivi. Una scelta simile a quella di Osama bin Laden che, specialmente negli ultimi anni di latitanza, registrava i suoi videotape in stanze completamente ricoperte da carta o da un lenzuolo. Dall’altra, la decisione di non apparire in video può essere legata proprio alle precarie condizioni fisiche e di salute del califfo che, mostrandosi, avrebbe offerto ai suoi fedeli e agli aspiranti jihadisti l’immagine di un leader sofferente, sull’orlo della sconfitta. Un messaggio che, in un momento di difficoltà per lo Stato Islamico, avrebbe potuto provocare danni maggiori del silenzio.