Tre consigliere grilline hanno contestato in consiglio comunale la posizione di alcuni professionisti con incarico fiduciario scelti dalla giunta e hanno chiesto l'intervento dell'Anac. Hanno ricevuto una email dal leader M5S in cui venivano dati dieci giorni per "discolparsi" . Il primo cittadino: "Ho dalla mia parte consiglio ed esecutivo"
Un’email agli indirizzi personali firmata lo staff di Beppe Grillo. Niente raccomandate, niente posta certificata, nessuna convocazione ufficiale. Così le tre consigliere comunali sono state sospese dal Movimento 5 Stelle dopo che in consiglio comunale avevano attaccato giunta e sindaco M5S per la presenza di “uno staff occulto in conflitto d’interessi”. Hanno circa 10 giorni per “discolparsi”. Scadenza: sabato 16 maggio. Succede in Sardegna, nell’unico Comune a guida M5S, con maggiorana bulgara: 15 consiglieri su 24, al momento meno 3. Si tratta di Rita Piano, Irene Piras e Stefania Frau convinte che arriverà anche l’espulsione, magari dopo le elezioni. “Certo questa non è la prassi”, spiegano al telefono con ilfattoquotidiano.it. Insieme parlano in vivavoce; insieme, da mesi, portano avanti una battaglia interna nel nome dei valori del Movimento, assicurano: primo la trasparenza.
“Abbiamo anche pensato a uno scherzo”, dicono. Sono chiamate a giustificare la presunta diffamazione del sindaco Mario Puddu, della giunta e del consiglio. Risponderanno singolarmente, ma “la delusione è davvero forte”. E tale delusione è stata prima formalizzata con richieste al primo cittadino, poi, con segnalazioni allo stesso staff nazionale. Scritte, via email. Con tanto di risposte firmate, nome e cognome. Ma la vicenda dell’hinterland cagliaritano è stata derubricata come “bega locale”.
Il motivo dello scontro risale a un consiglio comunale infuocato di marzo scorso, durante il quale le tre consigliere hanno lanciato pubblicamente al sindaco e alla giunta accuse durissime a cui è seguito l’esposto in Procura. Prima ancora una segnalazione all’Anac, autorità nazionale anticorruzione. Due le contestazioni: l’esistenza di uno staff occulto – un avvocato, Francesco Murtas; un ingegnere, Antonello Deidda; e un perito edile, Antonio Nioi– e il riordino dell’ente attuato con discrezionalità. Secondo le consigliere le persone con incarico fiduciario e che, ufficialmente non figurano, hanno dei conflitti di interessi. In particolare, l’avvocato ha un contenzioso pendente con l’amministrazione di circa 100mila euro e talvolta si è trovato a difendere parti avverse al Comune. Non solo, il ruolo gli darebbe l’accesso a documenti importanti. L’appoggio ai tecnici non era sconosciuto. Arriva dalla prima fase dei grillini al governo. Così racconta Piras: “Tutti eravamo digiuni di politica, così abbiamo – come associazione – tirato in ballo questi tecnici per supportare le prime fasi”. Per regolare il rapporto, senza compensi, si è proceduto con una scrittura privata seguita dalle firme anche delle ribelli. Poi, i dubbi: “Arrivavano tutti dall’area politica del centrosinistra: Pd, Margherita con vari cambi. E hanno ruoli in varie associazioni ambientaliste. Nonché interessi inammissibili e legami professionali con altre cariche, come quella del vicesindaco, sua praticante legale”. Le tre arrivano a togliere la firma che dà il mandato ai “tutori” e pretendono da Puddu l’ufficializzazione dello staff. Ma nulla, procedono con lo studio degli atti e segnalano pure la promozione di un funzionario del Comune, moglie dell’avvocato. In mezzo l’allontanamento di due assessori con metodi “considerati non propri del M5S”.
E ancora: “Ci considerano traditrici. Ma chi incarna davvero il Movimento: noi o loro?”. Le donne-contro puntano il dito verso tutti: parlamentari che non prendono posizione, colleghi di banco indifferenti e lo staff nazionale, ovviamente. Ma sono certe: “Fiducia nella magistratura, non potranno dire ‘non sapevamo’”. Aspettano ancora, magari un inviato a 5 stelle che venga a vedere le carte. O una chiamata diretta. “Non ci metteranno il bavaglio – dice ancora Piras – agiamo secondo coscienza”.
Il sindaco, Mario Puddu, ha affidato a una lunga nota su Facebook l’amarezza e la difesa, assoluta. Ribadisce la sua serenità anche a ilfattoquotidiano.it: “Pensare che quella scrittura privata con i tre professionisti io non l’ho neppure firmata, loro, le dissidenti, sì”. E ancora: “Si tratta di persone che prestano la loro esperienza e che ho pure ringraziato pubblicamente davanti a Grillo in piazza, a giugno del 2013, in vista del ballottaggio. Senza il loro contributo non so cosa avremmo realizzato”. Nessuna ombra, dunque. E ricorda anche altri strali della guerra interna, una sorta di presunta Parentopoli: “In giunta c’è un mio lontano cugino di un paese vicino, ma è la persona che ha curato, durante la campagna elettorale, la sezione ambiente. Si è speso per la causa e non si poteva candidare, per questo ora è assessore”. Insomma, Puddu va avanti: “Non mi considero telecomandato e ho dalla mia esecutivo e consiglieri”. E pure qualcuno oltre Tirreno.