“Abbiamo già preparato i volantini, la fiaccolata la facciamo giovedì prossimo”. Non si perde d’animo Wanda Pellizzari, uno dei commercianti di Padova che nei giorni scorsi aveva contribuito a organizzare una manifestazione contro chi, in città, aveva ospitato in casa propria i profughi arrivati recentemente con i barconi dall’Africa. “Non possiamo più accettare clandestini nelle nostre abitazioni private perché ormai siamo saturi“. Il corteo – deciso dopo una raccolta di firme che avrebbe ottenuto oltre mille sottoscrizioni – si sarebbe dovuto tenere venerdì sera 15 maggio. Tuttavia poche ore prima dell’avvio, è stato rinviato su richiesta del sindaco Massimo Bitonci, eletto lo scorso anno nelle file della Lega Nord. I motivi ufficiali sono di ordine pubblico: “Chiedo responsabilmente a commercianti e residenti di spostare alla prossima settimana la fiaccolata silenziosa”, ha spiegato Bitonci, che aveva in precedenza annunciato la sua presenza all’iniziativa. “Non posso pensare che ci siano situazioni per cui qualcuno si faccia male o qualcuno metta a ferro e fuoco la città, perché qualcuno cercherà sicuramente il contrasto. Questura e prefettura hanno predisposto un massiccio apparato di sicurezza, ma è meglio evitare rischi”. Poi Bitonci ha concluso: “Ci possono essere persone che si infiltrano alla marcia“. In effetti una ‘contro-manifestazione’, messa in piedi sotto lo slogan “Padova accoglie“, c’è stata, con almeno un migliaio di partecipanti e una massiccia presenza delle forze dell’ordine: a dare l’adesione oltre ad associazioni, partiti politici di sinistra, anche l’eurodeputato Cecile Kyenge del Partito democratico: “Bitonci dovrebbe applicare la Costituzione, che parla di accoglienza”, ha detto a ilfattoquotidiano.it l’ex ministro di origine congolese confusa tra la folla di Piazza Garibaldi. Ma nonostante la fiaccolata sia slittata di qualche giorno, per molti esercenti nelle strade del centro quello degli immigrati rimane un tema caldo. “Siamo purtroppo nelle loro mani. Non ti puoi sedere sul bus, non puoi parlare”, spiega Lola, che nel suo negozio nel mercato di Piazza delle Erbe vende pasta fresca. “Se sono qui per lavorare ben vengano, ma se sono qui per vivere alle nostre spalle, purtroppo non ne abbiamo neanche per noi”. “È questione che tutta la feccia, o buona parte di feccia viene spedita ad hoc qui anche per mandare in rovina l’Italia. Pochi poveretti che sono in mezzo ci rimettono anche loro”, spiega Egidio, un altro commerciante. Qualcuno una minoranza tra gli intervistati, non è d’accordo: “Padova è una città insicura, ma non solo perché ci sono i profughi“, spiega una giovane salumiera. Ma la più combattiva rimane Wanda Pellizzari. Quando chi scrive la incontra, la signora è dentro una sede elettorale della Lega Nord (in Veneto il 31 maggio si vota per le Regionali): “Questa cosa non è fatta mica per la campagna elettorale. Non c’entra niente il partito, la petizione per cui abbiamo raccolto le firme è popolare non di partito, che non c’entra assolutamente niente”. Poi continua a difendere le ragioni della manifestazione: “Padova è una città accogliente, non è che non vogliamo ospitare, ma le persone perbene. I fatti che accadono costantemente dimostrano che molti sono clandestini tra quelli che arrivano sono arrivati anche per delinquere” di David Marceddu e Giulia Zaccariello