Di questa attualità politica non ci sto capendo nulla, è la prima volta che mi succede. Non riesco ad avere idee in merito e a prendere posizioni. Tutto mi sembra estremamente confuso. Mi sembra solo di vedere nemici, ma con i nemici non si va da nessuna parte tranne, se esistesse, all’inferno.
Faccio veramente fatica a capire le dinamiche di esaltazione da parte di più o meno tutti per l’Expo che si rivelerà utile come le Olimpiadi in Grecia nel 2006, o a comprendere gli attacchi o le difese a priori ai disordini di Milano. Ecco forse si sta andando verso una visione manichea della vita, o forse c’è sempre stata, non lo so. Mi sembra che però ultimamente si sia persa la capacità di vedere e considerare le sfumature e quindi la capacità di comprensione dei fenomeni politici, sociali e culturali. O forse, anche in questo caso, non c’è mai stata.
Tutto rimane estremamente detestabile da tutte le parti, sia nelle istituzioni che nel cosiddetto movimento. L’idea di avere una forte rabbia io la posso capire e comprendere per tutta una serie di motivazioni sociali (disoccupazione, problemi personali, mancanza di mezzi culturali, strumenti e dispositivi per decifrare questa società sempre più complessa), però non capisco la mancanza di teorizzazione che precede ad un’azione politica, non capisco perché si devono danneggiare oggetti che hanno un’assicurazione che contribuisce ad alimentare questo sistema. Quando uno distrugge un vetro, ad esempio, se è quello di una banca non sta facendo un danno alla banca in sé, bensì sta arricchendo l’assicurazione che tutela quel vetro, quindi alimenta quello che cerca di combattere. Ma anche fare queste critiche banali, non ha nessun senso, sembra che tutti abbiano perso la concentrazione e la memoria. Sopratutto mi pare si sia persa la capacità di studiare e documentarsi. Ad esempio Cossiga affermò: “Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti”.
Già questo sarebbe sufficiente per far capire che chi ha guidato la polizia a Milano voleva questo, cioè volevano creare il mostro da proporre sugli schermi mediatici. Così o sei con il mostro o sei contro il mostro, eliminata così ogni possibilità di analisi politica e di comprensione del fenomeno. E qui ritorna la visione manichea: o con loro o contro di loro, guai a ragionare, sia mai!
In questo modo i pareri dei giudicanti diventano il riprodursi delle dinamiche preferite da questa società, cioè autoritarie, violente e gerarchiche, in cui regna solamente il regno del vero del giusto e il regno del falso e dello sbaglio.
Ma del resto, fondare una pratica politica sulla verità, lo sconsigliava già nel 1977 Foucault nella sua “Introduzione alla vita non-fascista”, nella prefazione all’edizione americana de “L’Anti-Edipo” di Gilles Deleuze e Félix Guattari: “Non usare il pensiero per fondare una pratica politica sulla verità, né l’azione politica per screditare – in forma meramente speculativa – una linea di pensiero. Usare la pratica politica come un intensificatore del pensiero, e l’analisi come un moltiplicatore delle forme e degli ambiti d’intervento dell’azione politica.”
Bisogna ammettere però che si ripetono le stesse dinamiche di piazza da 14 anni (cioè da Genova 2001) e non è cambiato nulla. Dopo 14 anni, mi sembra appurato che questo tipo di pratica politica, se priva di teorizzazione, risulti una pratica politica fine a se stessa, superata, perché di fatto sconfitta dalla storia. Unico esempio di condivisione di questo genere di lotte è la Val di Susa con il problema del Tav. In quel caso, analizzando politicamente questa circostanza, questo tipo di lotta rimane condiviso e reso sensibile, perché appunto dietro ad esso c’è tutto un discorso sulla tutela dell’ambiente, di critica verso gli appalti dati a ditte in aria di mafia, contro un certo modo di vedere il mondo e l’economia ecc ecc., insomma c’è tutto un sedimento di conoscenze acquisito in tanti anni di presenza sul territorio che alimenta il movimento contro il Tav.
Ma anche qui, voglio dire, alla maggior parte delle persone, mi par di capire importi un fico secco di queste dinamiche, l’importante oggi è che Expo dia “da mangiare agli italiani” poi si vedrà. Insomma, il solito “canta che ti passa” che poi vedremo. E guardate bene, a nessuno frega della mafia e delle infiltrazioni dentro Expo, anzi, se danno lavoro ben vengano.
In chiusura, il fatto più preoccupante è che si sia concentrata l’indignazione più sulla rottura di oggetti che sulla vita delle persone recentemente morte in mare. Questa è la follia: viene data più importanza e peso politico, da entrambe le parti, ad un vetro frantumato o ad una macchina bruciata che a una vita umana persa in quel modo. Stiamo perdendo di vista anche quel minimo di scala valoriale che era rimasto e continuiamo sempre di più verso una deriva dicotomica che elimina le sfumature, la comprensione e, di conseguenza, la capacità di analisi di questo periodo storico.