Il calcio non deve essere zona franca, dove si può dire di tutto senza che se ne paghino le conseguenze. Le parole che si pronunciano sui campi, negli stadi, nelle riunioni di Lega e di Federazione è giusto che siano commentate, nel caso condannate ed è giusto che chi le ha pronunciate si prenda tutta la responsabilità di averlo fatto.
Ora fa notizia quanto avrebbe detto il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Felice Belloli. Sui verbali della riunione del 5 marzo scorso del Dipartimento calcio femminile, ci sarebbe riportato una sua bruttissima uscita. Inveendo contro chi gli chiedeva più fondi, avrebbe sostenuto di essere stufo di dare soldi a “quattro lesbiche”.
L’ex calciatrice Sonia Pessotto, consigliere del Dipartimento calcio femminile, ha confermato che quelle parole sono state dette per davvero: “Quella frase l’ho sentita e sono rimasta scioccata, non ho avuto modo di reagire, mi sono sentita denigrata come donna e calciatrice”. E sul futuro del suo presidente ha aggiunto: “Belolli dovrebbe dimettersi, o lo faccio io“. La Procura della Federcalcio sta accertando la verità sulla vicenda, che se fosse confermata, nei termini in cui in queste ore viene riportata sulla stampa, sarebbe di estrema gravità.
La sottoscritta si definisce una tifosa; forse un poco moderata rispetto alla media, ma sono certamente un’amante del gioco del calcio. Quando posso, inoltre, non disdegno lo stadio. Detto questo ho provato estrema sofferenza ma anche una buona dose di rabbia. Le parole del Presidente Belloli mi hanno toccato sul vivo. Io che ho fondato gran parte del mio impegno civile, culturale e politico sul rispetto della donna, sulla lotta contro l’omofobia e l’attivismo a favore della comunità omosessuale, da amante del calcio mi sento tradita e offesa. Fossero vere le accuse rivolte all’attuale Presidente della Lega dilettanti, chiederne le sue dimissioni sarebbe il minimo. Francamente preferirei sparisse dal panorama calcistico nazionale.
Il presidente della Federazione italiana gioco calcio, Carlo Tavecchio, in attesa delle indagini della Procura, ha parlato di “fatto grave” e di “frase odiosa e inaccettabile”. Ma chi può dirsi davvero senza colpa. Tavecchio apostrofò un giocatore di colore come mangiatore “di banane” oggi è a capo della Fgic. Un altro che poté godere dell’abitudine del “lasciar correre” fu, qualche anno fa, Antonio Cassano, che usò termini poco gay-friendly, poco inclini al rispetto verso del prossimo.
Il gioco del calcio, soprattutto se praticato a certi livelli, ha un forte peso nella nostra società. E quindi, ciò che lì si dice rimbalza dal rettangolo verde verso ogni altro ambito. Entra nelle nostre case, negli uffici, in tutti i luoghi pubblici. A parole omofobe o sessiste o razziste non può essere concessa, impunemente, questa facoltà.
La penso come Giuseppe Cesari, il presidente del calcio femminile Brescia, campione di’Italia nella stagione 2013-2014, che parla di un muro di gomma, a livello dirigenziale, che su certe pratiche e affermazioni lascia correre, considerandole frutto di considerazioni irrazionali fatte in contesti private. “Gli ultimi avvenimenti – dice Cesari – per quanto gravi e incredibili purtroppo non mi stupiscono. Non mi importa ora se le dichiarazioni di un Presidente di Lega siano avvenute in veste ufficiale o siano una frase privata ‘sfuggita’ in un momento di rabbia. Ciò che conta – prosegue Cesari – è invece che quelle parole siano davvero il pensiero inconscio, latente e frutto di una mentalità retrograda e sessista del palazzo, del ‘Muro di gomma‘ “. Così Cesari, che conclude: “Da anni combatto battaglie contro la scarsa visibilità del calcio femminile, contro i sorteggi farsa, contro chi vede il Calcio Femminile non come una risorsa ma come un fardello pesante da portare sulle spalle”.
Io sto con le donne del nostro calcio, sto con chi viene offeso, da frasi sessiste, omofobe o razziste e vorrei che chi rappresenta questo mondo del pallone fosse diverso e più rispettoso.