La condanna a morte di Mohammed Morsi e di altri 15 membri dei Fratelli Musulmani da parte della Corte Criminale del Cairo ha provocato le reazioni della diplomazia di alcuni Stati (soprattutto occidentali), che criticano la sentenza. Tra questi gli Stati Uniti e anche l’Italia che ha espresso “profonda preoccupazione”, ricordando di “ripudiare la pena di morte”. Il Cairo non ha apprezzato la presa di posizione dei Paesi: il ministero degli Esteri egiziano si è detto “risentito“.
Il primo commento è giunto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan: “L’Egitto si sta trasformando nell’Antico Egitto. Sisi non può essere sfidato”. La Turchia si è schierata sin dall’inizio contro il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, sostenendo i Fratelli Musulmani. “Mentre l’Occidente sta abolendo la pena di morte – dice Erdogan – guarda semplicemente il continuare delle condanne a morte in Egitto e non mostra alcuna presa di posizione nei confronti del golpista Sisi”.
Gli Stati Uniti si sono però espressi sulla vicenda, tramite un funzionario del Dipartimento di Stato di Washington: “Siamo profondamente preoccupati per quest’altra condanna in massa alla pena capitale pronunciata da un tribunale egiziano nei confronti di oltre 100 imputati, tra questi l’ex presidente Morsi”. La Farnesina, nel ricordare che l’Italia ripudia la pena di morte ed opera per una moratoria universale delle esecuzioni capitali, ha affermato di “confidare che le sentenze siano riviste” e di attendersi “che il sistema giudiziario egiziano operi in maniera imparziale, esclusivamente in base alla legge”.
#Morsi Italia preoccupata e sempre contraria alla pena di morte
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 17 Maggio 2015
Reazioni che non sono piaciute al governo del Cairo. L’agenzia egiziana Mena ha riferito: “Il ministero degli Esteri egiziano ha espresso risentimento per le reazioni di alcuni paesi e organizzazioni internazionali”. In una lunga nota il ministero avrebbe definito “inappropriati” i commenti alle sentenze emesse da corti egiziane, definendoli “interferenze negli affari interni” e respingendoli in modo assoluto. “Qualsiasi riferimento negativo alla magistratura egiziana è completamente inaccettabile sia a livello ufficiale che di popolo – sostiene il dicastero -, dato che tale istituzione gode del rispetto di tutti i settori del popolo egiziano”. E continua esprimendo “stupore per alcuni paesi che difendono persone accusate di atti terroristici” le quali vengono processate davanti a “tribunali civili”. Senza indicare paesi ben precisi, il ministero del Cairo ha anche puntato il dito: “Invece di difendere in maniera presunta i diritti umani e respingere le sentenze, quelle parti dovrebbero curarsi dei fatti propri senza ingerenze negli affari di altri paesi, soprattutto dato che alcuni di loro patiscono per sfacciate violazioni delle più semplici regole della democrazia e dei diritti umani, incluse limitazioni imposte a giornalisti, giudici e social media, nonché per razzismo e xenofobia”.