Cronaca

Terni, lite a scuola per crocifisso. Il padre: “Ma se gioca tutti i giorni in parrocchia”

Il papà del ragazzino accusato: "La religione non c'entra. Come fa a dire qualcosa contro, se non parla italiano?". Ma la mamma della dodicenne aggredita non molla: "Vogliamo le scuse". Ma nonostante le versioni contrastanti la destra non risparmia i commenti, da Salvini alla Meloni passando per Alfano

Una ragazzina aggredita a scuola da un coetaneo musulmano perché portava al collo un crocifisso. E’ questa la prima versione di una storia raccolta dai carabinieri di Terni dopo aver ascoltato la testimonianza della dodicenne e di sua madre, unica adulta presente quando un ragazzino di origini africane ha sferrato un colpo alla compagna all’uscita della scuola. Ma mentre i politici (in particolare Matteo Salvini e Angelino Alfano) prendono ad esempio la storia per fare un po’ di campagna elettorale, emergono un’altra versione dei fatti e qualche dubbio. Da una parte, infatti, c’è il padre del ragazzo che assicura: “Mio figlio non ha niente contro la religione cattolica”. Dall’altra c’è la vicepreside che racconta come il ragazzino non parli neanche italiano e quindi è improbabile che abbia fatto riferimento alla croce.

Il padre del 12enne, musulmano residente in Italia da circa 20 anni, ha difeso il figlio, che si trova a Terni da poco più di un mese: “Come fa a dire qualcosa contro la croce se non parla italiano?” si chiede. Non solo: il ragazzino, spiega, ogni giorno dopo la scuola, insieme ai fratelli, “va nella chiesa vicino casa e lì fa i compiti e gioca”. Il padre del ragazzino ha raccontato che sin dai primi giorni il figlio è stato preso in giro dai compagni, “preso di mira con insulti razzisti”. Pare che quella stessa mattina il dodicenne fosse stato picchiato dai coetanei, compresa la bambina poi oggetto dell’aggressione. L’uomo sostiene infatti di avere ricevuto una telefonata dalla scuola alle 10.30, che lo informava che il figlio “dava fastidio alla classe”, ma di non essere riuscito a parlare con lui. “Con quello che è successo la religione non c’entra niente. È stata una reazione a quello che era successo la mattina”.

Nel frattempo, però, i genitori della ragazzina aggredita non cambiano versione e aggiungono di volere delle scuse. Quella presentata ai carabinieri non è, dal punto di vista formale, una vera a propria denuncia, ma le forze dell’ordine continuano a raccogliere testimonianze sull’episodio. La mamma della ragazza ha ribadito: “Ha parlato in arabo, ma in precedenza avevano già litigato e aveva fatto riferimenti al crocifisso”. E, nei confronti della scuola, ha aggiunto: “Ora chiedo che vengano separati oppure che le professoresse gli insegnino come ci si comporta e ci sia più vigilanza e attenzione”.

L’attenzione mediatica suscitata dalla vicenda ha creato stupore nell’istituto scolastico di Terni. “Questo ragazzino – afferma la vicepreside – è arrivato in questa scuola il 27 aprile ed era in Italia da poco. Non parla una parola di italiano, dice al massimo ‘ciao’. Come avrebbe fatto a pronunciare quelle parole?”. Nella scuola personale e studenti desiderano ridimensionare l’accaduto, definendolo “un litigio tra due bambini, che già nei giorni precedenti avevano avuto qualche screzio”. Anche Carla Riccardi, assessore alla Scuola del comune di Terni, desidera placare i toni: “E’ un episodio molto grave, ma cerchiamo di non strumentalizzarlo, succede chissà quante volte che i ragazzi tra di loro litighino senza che si venga a sapere nulla”. E anche il vescovo, Giuseppe Piemontese, ha ritenuto opportuno diramare una nota: “Prima di ogni giudizio è necessario capire. Un gesto che deve essere inquadrato nelle dinamiche adolescenziali che non di rado fanno proprio leva sulla diversità di razza, religione, appartenenza o altro”.

Vaglielo a dire ai politici. Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, per dire, ha scritto su Facebook: “Il ragazzino, e i suoi parenti, vengano rispediti al loro Paese!!!”. E durante i suoi comizi ha aggiunto: “Se non ti sta bene che porto il crocifisso tornatene a casa tua col primo barcone “. Con altre parole è un concetto simile quello espresso da Angelino Alfano: “Nessuno costringe chi non è italiano a stare in Italia. Chi non condivide i nostri valori, chi ritiene di stare male nel nostro Paese perché magari non ha la nostra stessa religione, è liberissimo di andare via“. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, aggiunge: “A casa nostra neanche i nostri figli sono più al sicuro rispetto all’intolleranza di chi pensa di venire in Italia e imporci la propria ideologia. Non ti piace il crocifisso? Vai a vivere da un’altra parte”.