Con i gironi di qualificazione ormai al giro di boa – le prossime partite si disputeranno a giugno, poi doppio turno finale a settembre e ottobre – la Uefa ha messo in vendita i primi biglietti per Euro 2016, i Campionati Europei di calcio che si terranno in Francia la prossima estate. Per ora è possibile prenotarli, a un costo minimo di 25 euro l’uno, poi a luglio ci sarà l’estrazione nel caso la domanda abbia superato l’offerta. Dopo il sorteggio dei gironi, il 12 dicembre, saranno messi in vendita i tagliandi per seguire la propria squadra. L’occasione della vendita dei biglietti è propizia per fare il punto sulla manifestazione, e sullo stato dell’arte degli stadi, punto dolente dei grandi eventi calcistici. Basta ricordare gli sprechi e gli appalti d’oro di Italia ’90. O la fine ingloriosa, per quanto assolutamente prevista, degli impianti di Brasile 2014. E’ notizia di oggi che l’Estádio Nacional de Brasilia, dopo aver ospitato partite delle squadre locali alla media di 3-4mila spettatori a partita, è stato definitivamente trasformato in un parcheggio.
In Francia sembrano procedere al meglio, un possibile modello cui guardare. Certo, quando nel maggio del 2010 gli Europei furono assegnati alla Francia non mancarono polemiche. Al giornalista turco che fece notare come il presidente della Uefa avesse spinto per portare la manifestazione nel suo paese, anche tramite l’operazione di lobbying svolta all’allora presidente Sarkozy e negata invece a Erdogan, il presidente Platini rispose: “Quando ci sarà un presidente turco sarà assegnata alla Turchia”. E questo non è stato l’unico colpo di teatro di Platini, che ha deciso di portare le squadre finaliste da 16 a 24 come ringraziamento alle federazioni del suo bacino elettorale. Mentre alla Uefa, che sborserà solo 20 milioni divisi tra le 10 città ospitanti, e ai suoi main sponsor è stato invece concesso di operare esentasse durante la durata della manifestazione.
Euro 2016 si disputerà in dieci città e in dieci stadi: quattro che sono in costruzione ex novo (Lille, Nizza, Lione e Bordeaux) e sei che stanno solamente intraprendendo un processo di rinnovamento e ammodernamento (Marsiglia, Parigi, Saint-Etienne, Lens, Tolosa e lo Stade de France di Saint-Denis). In termini d’investimento si parla di circa 1,6 miliardi, già lievitati per gli scontati aumenti dei costi degli impianti, ma nemmeno troppo. La scelta lungimirante è stata di costruire o rinnovare gli stadi a capienza ridotta, per venire incontro alle nuove esigenze del calcio televisivo e per evitare i terrificanti – per l’atmosfera della partita quanto per le telecamere – vuoti sugli spalti. Già conclusi i lavori per i nuovi stadi a Nizza e a Lille, qui uno stadio da 50mila posti in una città di poco più di 200mila abitanti si riempie comunque per un due terzi, non sono ancora finiti i lavori a Bordeaux e Lione.
A Bordeaux l’opposizione della cittadinanza agli sprechi ha rallentato il corso dei lavori, anche se si dovrebbe riuscire a inaugurarlo per l’ultima partita di campionato tra la squadra locale e il Nantes. Mentre a Lione i costi sono praticamente raddoppiati da 200 a 400 milioni, e l’apertura sarà a ridosso dell’inizio della competizione continentale. Con l’intervento dei vari comuni, e quindi con l’aumento della spesa pubblica per fare fronte all’aumento dei costi previsti, si stanno completando anche gli altri impianti. Il presidente della federcalcio francese Le Graet, in conferenza stampa, ha presentato Euro 2016 come occasione di guadagno per il paese. Finora i grandi eventi calcistici hanno invece privatizzato profitti e socializzato le perdite, come a Brasile 2014. Staremo a vedere se la Francia riuscirà davvero a invertire la tendenza.