Chi pensava che l’affaire Fabio & Mingo fosse ormai solo nelle mano della magistratura barese si sbagliava di grosso. Sì, perché dalle parti di Striscia la Notizia non sembrano avere la minima intenzione di fermarsi. L’ultimo sviluppo è di venerdì sera, quando Ficarra e Picone, dalla scrivania del tg satirico di Canale5, hanno lanciato un vero e proprio appello ai telespettatori. In pratica, Antonio Ricci vuole conoscere l’identità dei presunti “complici” di Fabio e Mingo nella realizzazione dei falsi servizi andati in onda. Tre foto, tre sconosciuti e “la necessità di conoscere la loro identità”. Nessuna spiegazione ulteriore, almeno per il momento.
A stretto giro, però, è arrivata la risposta piccata del legale che rappresenta gli ormai ex inviati pugliesi di Striscia: “Quello di Striscia è un comportamento aggressivo, sbilanciato rispetto alle capacità dei miei clienti. È un comportamento scorretto dal punto di vista processuale, perché l’attività di indagine deve essere svolta dalla polizia giudiziaria oppure a seguito di indagini difensive, anche queste regolate dal codice di procedura penale”.
Codice alla mano, il legale di Fabio e Mingo ha ragione. Ma è innegabile che Striscia la Notizia abbia tutto l’interesse di indagare anche con i propri mezzi, sia per mostrare di voler sanare questa ferita dall’interno, sia per sfruttarne l’onda mediatica. Probabilmente anche la procura di Bari starà conducendo lo stesso tipo di indagine e forse le identità dei tre presunti “complici” è già stata scoperta. Ma Striscia non si ferma e ormai da un mese torna sulla vicenda con poche e misurate parole. Senza esagerare, ma sempre sul pezzo. Perché c’è una storia quasi trentennale da difendere, evidentemente.
Ormai la faccenda è in piedi da un mese, esattamente da quando il Gabibbo aveva sospeso in onda Fabio e Mingo senza spiegazione. Poi, nei giorni successivi, era arrivata la svolta clamorosa: i due avrebbero realizzato falsi scoop. Il colmo per una realtà come quella di Striscia, che da decenni svela truffe e bufale televisive. Il conseguente allontanamento era inevitabile, così come la prudenza dei due ex inviati, che ancora oggi non hanno preso una chiara posizione pubblica sull’accaduto.
Solo Mingo, l’inviato “parlante” dei due, si è fatto scappare una frase sibillina (che sa di ammissione) qualche giorno fa. Era ospite del Tg regionale pugliese per presentare un film in uscita e, alla domanda immancabile del giornalista sulla faccenda, ha solo risposto: “Lei che lavoro fa? Il giornalista? Bene. Io no. Io nella vita recito”. A quanto pare siamo solo all’inizio di una lunga telenovela mediatico-giudiziaria che ci accompagnerà ancora a lungo.