Al riguardo la recente sentenza della Corte costituzionale n. 70/2015 ha ravvisato la violazione degli artt. 3, 36 primo comma e 38 secondo comma della Costituzione, da parte dell’art. 24 del d.l. n. 201 del 2011, che ha operato il blocco integrale della perequazione per le pensioni di importo superiore a 1.217 euro netti.
La Corte ha affermato in sostanza la necessità di garantire il potere d’acquisto delle pensioni: “L’interesse dei pensionati, in particolar modo di quelli titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio. Risultano, dunque, intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale, fondati su inequivocabili parametri costituzionali: la proporzionalità del trattamento di quiescenza, inteso quale retribuzione differita (art. 36, primo comma, Cost.) e l’adeguatezza (art. 38, secondo comma, Cost.)”.
E’ stata in tal modo sanzionata la tendenza di tutti i governi degli ultimi tempi a “fare cassa” attingendo alle pensioni. Tendenza che costituisce un aspetto della più generale e indiscussa scelta di comprimere potere d’acquisto di salari e pensioni che costituisce una causa primaria della crisi tuttora in atto. Mentre continuano sperperi di ogni genere dalle opere pubbliche inutili agli armamenti anch’essi inutili come gli F-35 e ci si ostina a non introdurre misure fiscali radicali che abbiano davvero un effetto perequativo in conformità ai principi costituzionalmente stabiliti. Prosegue invece la demagogia, di cui ancora si rende responsabile la signora Fornero, della contrapposizione fra generazioni, tentando di far ricadere sui pensionati la responsabilità della disoccupazione giovanile, che è tutta e solo dei governi che si sono succeduti negli ultimi venti e più anni e delle politiche dissennate che continuano a seguire in omaggio ai diktat della finanza internazionale.
Anche il governo Renzi ovviamente appare intenzionato a continuare su questa strada. Non può certo dirsi che la cultura delle regole gli appartenga fino in fondo, come si è visto in varie occasioni, e come trapela dalle stizzite dichiarazioni di taluni suoi esponenti di fronte alla sentenza. Occorre fermarlo, chiedendo la restituzione integrale del maltolto. E’ stato al riguardo istituito uno sportello di consulenza legale che può essere attivato inviando mail all’indirizzo giulemanidallepensioni@yahoo.com.