La giovane è indagata per nell'ambito dell'inchiesta per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari dei pm di MIlano. Una corruzione che, secondo gli inquirenti, sarebbe di almeno 5 milioni di euro che avrebbe ricevuto da Silvio Berlusconi per dire ai magistrati che tra lei e l'allora presidente del Consiglio non ci fu sesso
“Cerca di passare per pazza, salvami… Non ho paura di niente, avrò la fama, avrò tanti soldi”. Così diceva Ruby Rubacuori al telefono (Ascolta l’audio) parlando dei soldi che avrebbe ricevuto prima o poi da Silvio Berlusconi preoccupato per lo scandalo delle cene eleganti ad Arcore. Di questa strategia Karima El Mahroug parlava pochi giorni giorni prima di compiere il suo 18° compleanno, ovvero il primo novembre 2010. Da quei giorni ci sono stati due processi: il primo quello per il leader di Forza di Italia si è concluso con una assoluzione in Cassazione, il secondo quello per Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti invece ha portato alla condanna in secondo grado.
I giudici di entrambi i processi avevano trasmesso gli atti alla Procura per valutare le dichiarazioni della ragazzina marocchina, spacciata invano per la nipote dell’ex presidente egiziano Mubarak, e di tutti gli altri testimoni – Olgettine in primis – che avevano dichiarato che tra Ruby e Berlusconi non c’era stato nulla.
Oggi Ruby si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti ai pm di Milano che l’hanno convocata per l’interrogatorio nell’ambito dell’indagine con al centro le accuse di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari. Una corruzione che, secondo i pm, sarebbe di almeno 5 milioni di euro che avrebbe ricevuto da Silvio Berlusconi per dire ai magistrati che tra lei e l’allora presidente del Consiglio non ci fu sesso.
Jeans, maglietta e capelli raccolti, borsa all’apparenza firmata Chanel, la giovane è entrata nell’ufficio del pm Tiziana Siciliano al quarto piano del Palagiustizia milanese dopo le 10 ed è rimasta dentro per un paio d’ore. Il pm, infatti, assieme al collega Luca Gaglio e al capo della sezione pg della polizia Marco Ciacci, ha posto una lunga serie di domande alla ragazza, difesa dal legale Paola Boccardi, per contestarle alcuni fatti. Per quanto riguarda la presunta falsa testimonianza, la Procura ha contestato a Ruby nell’invito, una per una, tutte le affermazioni da lei rese nel corso del dibattimento Ruby bis a carico di Fede, Mora e Minetti. L’accusa di corruzione, invece, è relativa al denaro “e alle altre utilità” che Ruby avrebbe ricevuto dall’ex premier per tacere o rendere dichiarazioni reticenti sui loro rapporti e su quanto accadeva nelle serate ad Arcore. Già dall’inchiesta a carico di Berlusconi era emerso da alcune telefonate e da appunti sequestrati che Ruby si sarebbe aspettata circa 4,5-5 milioni come ‘compenso’ dal leader di Forza Italia. Alla domanda che tipo di lavoro facesse ora Ruby la diretta interessata ha risposto: “Disoccupata”.
Le indagini degli inquirenti, coordinate dal procuratore aggiunto Pietro Forno, sono poi proseguite in questi mesi con intercettazioni, perquisizioni anche a carico delle altre cosiddette Olgettine, anche loro accusate di corruzione, e con l’audizione di numerosi testimoni. Secondo gli inquirenti, tra l’altro, con una parte del denaro ricevuto dall’ex Cavaliere Ruby, assieme all’ex compagno Luca Risso, anche lui indagato nel fascicolo ‘ter’ così come Berlusconi, avrebbe investito in alcune attività in Messico, tra cui un ristorante con annesso pastificio a Playa del Carmen.
E come Ruby, anche Luca Giuliante, primo legale della ragazza ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti ai pm di Milano che coordinano le indagini sul caso cosiddetto ‘Ruby ter’.
Giuliante, accusato di corruzione in atti giudiziari, stesso reato contestato alla ragazza, a Silvio Berlusconi e a una ventina di olgettine, si è presentato davanti ai pm nel primo pomeriggio ed è rimasto nell’ufficio della Procura per un paio d’ore, assistito dal legale Fabio Giarda. Gli inquirenti gli hanno posto una serie di domande su una parte delle fonti di prova raccolte nel corso delle indagini e l’ex difensore della marocchina ha scelto di non rispondere a tutte le contestazioni. L’avvocato Giuliante avrebbe comunque dato la disponibilità ad essere ascoltato più avanti, probabilmente dopo la chiusura delle indagini. A Giuliante gli inquirenti milanesi contestano di essere stato una sorta di tramite nei presunti versamenti corruttivi dell’ex premier a favore di Karima El Mahroug. L’inchiesta verrà chiusa con il deposito degli atti nelle prossime settimane.