“Con la puntata del 18 giugno finisce Servizio Pubblico. A chi verrà a seguirci in piazza, non chiederemo un biglietto, ma di portare qualcosa di rosso“. Michele Santoro annuncia così la fine dell’esperienza partita dal crowdfunding e dalle tv locali e dà appuntamento a Firenze, dove il 18 giugno sarà trasmessa da una piazza l’ultima puntata del suo programma. Una diretta che sarà un “appello al bipolarismo”, di cui il giornalista denuncia l’assenza in Italia.
Terminato Servizio Pubblico, Santoro, nel corso della conferenza stampa di presentazione di Announo con Giulia Innocenzi che riparte il 21 maggio con 4 puntate, spiega di essere aperto a nuovi progetti televisivi. “Ho tante idee, ma devo avere la possibilità di realizzarle. Mi rivolgerò a La7, alla Rai, a Sky“. E ricorda come è nato Servizio Pubblico, “che ha segnato una parte importante della storia della tv italiana perché nata senza avere un canale di distribuzione, riuscendo a fare in modo che una piattaforma distributiva della portata dello 0,3% di share arrivasse a contenere l’8% di ascolto. Un risultato difficilmente ripetibile, una performance straordinaria studiata nelle università europee, mentre in Italia è passata inosservata, senza innescare l’attenzione dell’imprenditoria“.
Video di Chiara Carbone
Servizio Pubblico, tra programmi i più visti sulla rete di Urbano Cairo, è destinato a non avere seguito. “Mi auguravo che La7 diventasse il cavallo più veloce di tutta la televisione italiana – ricorda Santoro – ma l’innovazione ha avuto scarsi margini. Cairo non ha mai ostacolato Servizio Pubblico, mai posto limiti, ma la sua gestione è razionale, attenta ai conti. Uno come lui dovrebbe, forse, lanciare un guanto di sfida, investendo risorse su progetti nuovi“.
Secondo il conduttore, i talk show non sono in crisi, ma è l’intero sistema televisivo nazionale a vivere un momento di difficoltà, con budget inadeguati per realizzare programmi innovativi, tranne alcune eccezioni come, ad esempio, Gomorra – La serie. Per Santoro, “La7 sarebbe una rete inesistente se mandasse in onda solo film. In passato, l’innovazione in televisione aveva il suo centro nella seconda serata, che oggi è sparita a causa dell’allungamento della durata dei talk show“. Il genere, moltiplicato su tutti i giorni della settimana, pone in competizione programmi simili. “È una situazione d’inflazione: abbiamo pochi ospiti e sempre gli stessi – puntualizza – a dimostrazione di una crescita assurda nella offerta politica in un momento di domanda molto bassa. Persino i programmi del mattino hanno assunto la medesima forma dei talk show”.
“Sono onorato di aver lavorato per La7 – ribadisce Santoro – ma sento il bisogno di percorrere strade nuove e non con questo tipo di contenitore. L’anno scorso avrei dovuto fermarmi, ma per ragioni economiche sono andato avanti. Non realizzerò più, o almeno non lo farò per un periodo importante, decine e decine di puntate per ogni stagione di un futuro programma”. Dal 2011 a oggi, Servizio Pubblico ne ha messe in fila 103, un risultato ben oltre le aspettative iniziali.
Rai, Anzaldi (Pd): “I direttori di rete raccolgano l’occasione del ritorno di Santoro”
Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, si rivolge ai direttori di Viale Mazzini: le loro nomine sono state decise “rivendicando la distanza dai partiti”, dice, e “dovrebbero valutare di raccogliere l’occasione del ritorno di un grande professionista Michele Santoro, di nuovo sul mercato televisivo dopo l’avventura a La7“.
“Alcuni di questi alti dirigenti Rai – spiega Anzaldi – proprio in questi giorni sono balzati agli onori delle cronache per la questione del tetto ai superstipendi, che non sarebbe stato loro applicato a seguito di alcuni ricorsi: chi è arrivato a guadagnare anche due o tre volte il presidente della Repubblica potrebbe valutare se non sia un affare economico e di prodotto, per il servizio pubblico, tornare ad ospitare la creatività e la professionalità di Santoro e del suo gruppo, che hanno saputo garantire ottimi ascolti ad una rete, come La7, che non aveva la forza delle reti Rai“.
“Dopo l’indegna gestione – aggiunge Anzaldi – che portò all’addio di Santoro alla Rai nel 2011, anche alla luce delle rivelazioni del caso Verro di cui ancora si attende l’istruttoria definitiva, ora il servizio pubblico ha l’occasione di scrivere una storia diversa”.
Announo con Giulia Innocenzi riparte per quattro settimane dal 21 maggio
“Cominceremo con la condizione degli animali negli allevamenti – ha detto la conduttrice nella conferenza stampa di presentazione della nuova serie, presso l’Associazione della stampa estera a Roma -. Nelle altre puntate ci chiederemo fra l’altro quanto siamo dipendenti da Internet e avremo un reportage sulle famiglie omogenitoriali”. Non farà parte del cast fisso il giornalista Marco Travaglio.
E non ci sarà neppure Selvaggia Lucarelli, con la quale “ci sono stati dei contatti”, che non sono però andati a buon fine. Confermati, invece, Alba Parietti e Antonio di Pietro, nel ruolo di ‘disturbatori’ dei giovani opinionisti del programma.