"Reiterazione compulsiva". Nelle motivazioni per le condanne degli ex consiglieri lombardi il giudice sottolinea anche il "silenzio della legge" e l'evanescenza dei controlli da parte della Regione Lombardia
C’è chi comprava tanti libri, chi ha chiesto il rimborso per più di una serata al club Le Banque di Milano, per cene da Savini o consumazioni al ristorante Teatro alla Scala, e chi ha presentato scontrini anche per i biglietti, davvero tanti, dell’Atm e la Nutella. Ci sono spese pazze e spese pazze insomma, ma sono sempre peculato. A leggere le motivazioni del giudice per l’udienza preliminare di Milano, Fabrizio D’Arcangelo, si scopre che i consiglieri della Lombardia spendevano in maniera diversa, ma comunque illecita i soldi pubblici.
Cene, serate in discoteca, libri, biglietti Atm e Nutella
Per esempio gran parte degli oltre 50mila euro spesi tra il 2008 dall’ex consigliere lombardo Alberto Bonetti Baroggi (ex Pdl), condannato a due anni il 28 aprile scorso, sono serviti per pranzi, cene, molte serate in pizzeria. Ma molte di queste tavolate, come scrive nelle motivazioni della sentenza il giudice, avvenivano di sabato e domenica quando non c’era nessuna attività istituzionale e persino alla vigilia di Natale. C’è persino la richiesta di rimborso per un menù Kids: sarebbe stato davvero difficile dimostrare in questo caso l’impegno istituzionale. Meno serate conviviali per Angelo Costanzo (ex Pd), a cui è stata inflitta una pena di un anno mezzo, per un totale di 3.175,40 euro dal 2010 al 2012: molte serate in pizzeria “non giustificate” secondo il giudice.
Aveva speso poco meno di 4mila euro, ma quasi tutti in libreria, Guido Galperti (ex Pd), per cui è stata pronunciata sentenza di non luogo a procedere per un vizio di forma. A scorrere l’elenco delle sue richieste di rimborso si capisce che l’ex consigliere aveva una passione per saggistica e narrativa, anche se non aveva esitato a chiedere il rimborso per l’acquisito dell’aspirina.
Il giudice, motivando la condanna di Carlo Spreafico a due anni (ex Pd), già vice presidente del Consiglio regionale e scontrini per poco meno di 34mila euro, si chiede come mai chiedesse rimborsi per “numerosissimi biglietti Atm, tessere viacard, pagamenti di pedaggi autostradale, rifornimenti di carburanti” visto che quelle voci erano già riconosciute dal Pirellone. Anche in questo caso ci sono cene o anche consumazioni singole, “non ascrivibili per definizione – argomenta il giudice – alle spese di rappresentanza”, di sabato e domenica, vigilia di Natale e in località, Livigno per esempio il giorno di Capodanno del 2010. Senza dimenticare i 100 Cd acquistati dalla associazione di volontariato Spirabilia per “omaggi”, un ombrello, una cassetta di Hercules, due opere di Romano Trojani, la quota associativa dei giornalisti per il 2008, un ricambio di gomme o un barattolo di Nutella.
Il giudice: “Peculato nel silenzio della legge, controlli evanescenti”
Spese, dunque, secondo il gup, “riconducibili ad esigenze del tutto private”. A poco sono valse le giustificazioni degli imputati peri pasti “consumati dal sottoscritto quando si doveva fermare a Milano per motivi collegati alla funzione di consigliere” oppure il ricorso, per così, dire “alla prassi che era seguita da tutti all’interno del Consiglio regionale”. Ma nel motivare il giudice sottolinea anche l’assenza di legge e controlli specifici. Secondo D’Arcangelo è stato “dimostrato in modo inequivoco che, nel silenzio della legge, non era prevista un iter autorizzativo e/o una procedura interna ai singoli gruppi consiliari che obbligasse i consiglieri regionali a giustificare !a tipologia di spese che proponevano per il rimborso”, ma non solo “si evidenzia anche come fosse prassi consolidata di alcuni consiglieri regionali produrre autocertificazioni“.
In più dalle indagini è emerso come le richieste di rimborsi “fossero liquidate il medesimo giorno della richiesta, dimostrando icasticamente l’assenza di qualsiasi forma di controllo“. Controlli, che spettavano ai rispettivi uffici di Presidenza, che vengono bollati come “estremamente evanescenti” e quando venivano effettuati erano “previsti solo in via postuma”. Gli imputati hanno ottenuto il beneficio della sospensione condizionale perché nei casi di Spreafico e Bonetti Baroggi c’è stato il risarcimento del danno alla Corte dei Conti e tutti e tre hanno abbandonato le cariche che hanno costituito “l’occasione delle condotte criminose”. Anche se tutti hanno incassato soldi pubblici con una “reiterazione compulsiva“.