Bye bye David Letterman. Uno dei più popolari e storici volti della tv statunitense lascia il suo “Late Show”, va in pensione e passa il testimone dall’8 settembre 2015 a Stephen Colbert. Dopo l’annuncio nel dicembre scorso del buen ritiro nel ranch del Montana con moglie e figlio 11enne, il 68enne volto della Cbs ha cominciato una sorta di countdown con le celebrità ospitate nel suo studio per ricordare i 23 anni del suo programma andato in onda sempre in seconda serata dall’82 al 1993 come Late Night sulla Nbc, e dal 1994 ad oggi Late Show sulla Cbs. In attesa della misteriosa puntata del 20 maggio 2015, sono finiti sulla poltrona di Letterman in nemmeno venti giorni il presidente Obama e la first Lady Michelle, Bill Clinton, Oprah Winfrey, Will Farrell e Howard Stern. E ancora: Martin Short che dell’amico David ha cantato il de profundis; Tina Fey che si è esibita con mutandoni e la scritta “Bye Dave”; George Clooney che lo ha ammanettato chiedendogli di restare; Julia Roberts con cui ha ripercorso le diverse ospitate passate con relativi baci sulla bocca; e Steve Martin con cui è stato recuperato un filmato del ’98 in cui i due “amici” finivano in una sorta di divertente e patinata vacanza gay.
Nell’Ed Sullivan Theatre di New York, per oltre 6mila puntate, con l’orchestra diretta da Paul Shaffer, si sono succedute centinaia di ospiti dal mondo del cinema, della musica, della tv e dello sport, tra cui anche gli italiani Roberto Benigni e Alex Zanardi. Il Late Show non si è fermato nemmeno dopo l’11 settembre 2001 o di fronte all’uragano Sandy nel 2012 quando in un teatro vuoto, Letterman in impermeabile ha ospitato un trafelato Denzel Washington. “Letterman è sostanzialmente un personaggio tv conformista: non c’è mai stato un momento di rottura, non ha mai dovuto imporre idee sue alla ‘moral majority’ americana”, spiega al FQMagazine lo scrittore Francesco Pacifico che ha scritto un mirabile saggio d’analisi sulla figura del conduttore Usa. “Oltre alla sua genialità, c’è stato anche un gran lavoro convenzionale, come con i comici ‘strani’ da cui prendeva sempre ironicamente le distanze. In una delle ultime puntate lo stand-up comedian Norm Macdonald si è commosso dopo il monologo ringraziando Letterman e lui si è avvicinato abbracciandolo in un modo che non puoi definire né freddo né caldo, ma come dire… “riservato”, tipico del Midwest, che gli permette di mantenere una facciata pulita – continua Pacifico – Del resto ha trattato in maniera alta ed elegante anche le sue vicende private, come la relazione extraconiugale dichiarata in trasmissione dopo aver subito un ricatto. Inoltre seguendolo con attenzione mi è sembrato un comico meno rivoluzionario di come l’avevo considerato anni fa: sta al centro della cultura mainstream è indora la pillola per gente come me. Un atteggiamento che è una via di mezzo tra mainstream e cultura indipendente, con quell’ironia che serve per accettare che stai partecipando alle cose peggiore in cui vivi. Un po’ come guardare Sanremo ma ironicamente. Lui è la massima espressione di questa contraddizione che vive la persona intelligente nel sistema culturale di massa”.
“La comicità del Late Show di Letterman era più irriverente di quella del Tonight Show di Jay Leno. Dati d’ascolto e analisi demografiche lo confermavano. Per quanto possibile, Letterman era caustico, cinico, surreale; Leno non lo era mai”, spiega al FQMagazine Daniele Luttazzi, unico possibile erede italiano del Late Show di Letterman. “E’ stato un’evoluzione della tradizione migliore di quel genere di intrattenimento: il Tonight Show di Steve Allen, Ernie Kovacs, Jack Paar e Johnny Carson. Il vero erede di Letterman, oggi, è Conan O’Brien (TBS). La tradizione satirica di Carlin e Hicks, invece, è stata ereditata da Bill Maher (HBO), Jon Stewart (Comedy Central) e John Oliver (HBO). Stephen Cobert, intanto, ha annunciato che condurrà il Late Show sulla Cbs abbandonando il personaggio del giornalista neo-con interpretato nel Colbert Report (Comedy Central). Sarà interessante vederlo in questo nuovo ruolo. Agli autori sta chiedendo battute sull’attualità e idee per gags con gli ospiti”. Inevitabile il confronto con Barracuda e Satyricon, i due late show portati al successo da Luttazzi: “Barracuda (Italia1, 1999) fu il primo tentativo di portare un Late Show in Italia. Con Davide Parenti (Le Iene) e gli altri autori attingevamo allo show di Letterman grazie a un accordo fra la nostra producer, Fatma Ruffini, e la loro. Satyricon (RaiDue, 2001) era invece una parodia del Letterman: depositato in SIAE come sitcom, raccontava le vicende di un conduttore di talk-show figlio-di-buona-donna che aveva una relazione segreta con la sua segretaria. Ero in anticipo di otto anni sulle rivelazioni di Letterman. Il problema fu che all’epoca il grosso pubblico non lo conosceva: cominciò a trasmetterlo RaiSat in seguito al successo di Barracuda”.
“Il Foglio mi accusò di “copiare il Letterman” adducendo come indizi le rubriche Know your current events e Know your cuts of meats, il lancio delle matite e la tazza di caffè, la Top ten, le battute sulla coppia Berlusconi-Rutelli uguali a quelle su Bush-Gore, le smorfie, la postura. – continua Luttazzi – Erano tanto svegli da non capire che lo facevo apposta. In realtà gli scocciavano i contenuti politici, ma usavano un pretesto. Curiosità: si è poi scoperto che uno di quei giornalisti, Christian Rocca, all’epoca della guerra criminale, coloniale e illegale di Bush, Blair e Berlusconi in Iraq, di cui fu uno dei maggiori propagandisti in Italia, frequentava gli uffici del SISMI di Pollari & Pompa in via Nazionale con Ferrara. Io invece no, tanto per dire. Nel 2001, mi imputarono addirittura la battuta di Letterman “Sono 18 anni che faccio questo show, e migliora ogni giorno”. Detta da me, alla prima puntata, era ovviamente una citazione ironica che faceva ridere per un nuovo motivo: ma gli intelligentoni del Foglio non c’erano arrivati. Scrissero pure, altro indizio di plagio, che Madonna si era già tolta gli slip da Letterman nove anni prima di Anna Falchi: ma Letterman non le aveva annusate, né avrebbe mai potuto farlo. Era il mio tocco, una variazione sul tema: il pane quotidiano dell’arte comica”.
“Per dirla con Borges, nessuno è “originale” – conclude il comico romagnolo – L’originalità è la chimera del dilettante, un luogo comune ereditato dalla poetica Romantica che dal Modernismo non ha più corso legale, come non lo aveva avuto dall’antichità fino al 1700. Il mio errore fu darlo per scontato. E’ anche vero che non posso farmi carico dell’istruzione artistica di un’intera Nazione. Se uno non coglie, o travisa con malizia, peggio per lui, ho altro da fare. Né sto lì a querelare l’ignoranza e la stupidità: progetto troppo vasto. A questo proposito, sono grato ai fan della prima ora che, con competenza e cognizione di causa, hanno replicato a tutte le menzogne divulgate da anonimi in Rete durante l’ignobile gogna mediatica del giugno 2010, due mesi dopo il mio monologo a Rai per una notte. Tornando al programma di RaiDue, il mio atto satirico, e qui vanno ricordati il coraggio e la libertà intellettuale di un grande direttore come Carlo Freccero, che lo rese possibile, fu la messa in onda di un talk-show siffatto: dimostrai che in Italia, a differenza di quanto accade in altre democrazie, ti impediscono di farlo. E in prima fila per denigrarmi c’erano gli ipocriti che oggi lodano l’irriverenza di Letterman, come il giornalista del Giornale Maurizio Caverzan; o che ieri erano tutti Je suis Charlie, come Pierluigi Battista del Corriere della Sera, il quale, durante Satyricon, mi diede del “manganellatore mediatico”. Epurato Biagi, non a caso, Battista non si fece alcuno scrupolo di occuparne il posto in tv. Gente così. Per la cronaca: l’editto bulgaro riguardava la Rai, ed è tuttora in vigore”.
Infine, che cosa c’era dentro le tazzone di Letterman (e nelle tue di Satyricon)? Dentro le tazzone sulla scrivania, c’è sempre acqua minerale non gassata. In tutti i talk-show del mondo. Il plagio è evidente.