Macalli e Tavecchio? “Due rincoglioniti in mano di Lotito che li ricatta”. Emerge anche questo nell’inchiesta Dirty Soccer che oggi ha portato all’arresto di 50 persone tra presidenti, dirigenti e calciatori. Non solo partite combinate e giocatori comprati per le scommesse dell’associazione a delinquere. Dalle carte in mano alla Direzione distrettuale antimafia esce tutto il marciume che ruota attorno al calcio italiano. Uno degli arrestati, il direttore sportivo dell’Aquila Ercole Di Nicola ne parla espressamente con Vittorio Galigani, una volta direttore sportivo di numerose società di calcio, dalla Serie A alla ex serie C e oggi editorialista della rivista on line TuttoLegaPro.com.

Ed è proprio un editoriale di Galigani, il 15 gennaio scorso, a far cadere la conversazione su quello che i magistrati della Dda di Catanzaro definiscono “il malcostume nelle stanze del calcio professionistico italiano”. Un’intercettazione, registrata dalla squadra Mobile, nella quale spuntano i nomi del presidente della Lazio Claudio Lotito, del presidente della Lega Pro Mario Macalli e del presidente della Figc Carlo Tavecchio. Ma anche quello dell’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani accostato alla società Infront, advisor della Lega di A e leader in Italia nella gestione dei diritti sportivi.

“È un paraculo Galliani – dice Galigani – Lui (Lotito, ndr) adesso con Infront insieme a Galliani hanno preso anche il Brescia”. Ercole Di Nicola annuisce e, conversando con l’editorialista di TuttoLegaPro.com, “si atteggia a uomo di calcio ligio alle regole”. Stando a quanto emerso dall’inchiesta così non è. Per i magistrati della Dda, infatti, è uno “capace di combinare incontri di calcio senza remore e senza scrupolo”. Eppure, davanti a Galigani, il ds dell’Aquila si indigna del potere di Lotito: “Quindi è proprietario di Lazio, Salernitana, Bari e Brescia?”. “Se lui lascia la sua poltrona a Macalli – spiega Galigani – c’è un motivo, se lui perde .. una cosa che molti non hanno compreso.. questa maggioranza della lega.. della federcalcio, esiste in funzione del 17% della Lega Pro, se lui perde il 17% della Lega Pro salta tutta federcalcio”.

Nella stessa intercettazione emerge, inoltre, un altro aspetto tipico del malcostume del calcio professionistico italiano fatto anche di genitori di giovani atleti “disposti a sborsare denaro in cambio del tesseramento dei loro figli nelle società calcistiche”. Una pratica diffusa che nelle stanze importanti del calcio italiano sembra non creare alcun imbarazzo. Dopo i convenevoli sulle vicende riguardanti Lotito e Tavecchio, infatti, “Galigani – scrivono i magistrati – segnalava al Di Nicola un calciatore, evidentemente in forza alla squadra de L’Aquila, perché venisse retribuito dello stipendio mensile. Di Nicola si mostrava magnanimo cedendo alla raccomandazione dell’amico, salvo ricordargli che ‘il padre’ del calciatore, entro la fine del mese, avrebbe dovuto ‘rispondere’ nei termini convenuti pena lo svincolo contrattuale del calciatore.

Galigani: “Il padre risponde risponde. lunedi dico al ragazzo… o al padre gli dico che chiaramente deve prender”

Di Nicola: “Se no…se no lo svincolo, se no lo mando a casa”

Galigani: “No ma no (inc) dico ti devi presentà, perchè per tenerlo c’è un costo e non e che lo posso (denigrare)”

Di Nicola: “Se no digli… ora gli mando un messaggio gli dico che lo mando a casa”

Galigani: “No.. (ride) non gli mandar niente che lo fai morì.. non fà lo stronzo”.

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