Il frate congolese è in carcere ad Arezzo per omicidio volontario e soppressione di cadavere nell’ambito delle indagini sulla sparizione della 50enne di Ca' Raffaello, scomparsa circa un anno fa
Il Tribunale del riesame ha respinto il ricorso per la scarcerazione di padre Gratien Alabi, il frate congolese in carcere ad Arezzo per omicidio volontario e soppressione di cadavere nell’ambito delle indagini sulla sparizione di Guerrina Piscaglia, 50 anni, scomparsa un anno fa da Ca’ Raffaello, nell’aretino. Il frate aveva chiesto attraverso il suo avvocato Luca Fanfani di essere liberato o comunque di poter accedere agli arresti domiciliari. Il dispositivo è stato depositato dal Tribunale del riesame che aveva tempo fino a giovedì 21 maggio per pronunciarsi.
Davanti ai giudici del riesame si erano confrontate le due posizioni. Da una parte quella del pm Marco Dioni che considera gli orari e le ultime telefonate ricevute e fatte da Guerrina Piscaglia come gravi indizi di colpevolezza a carico di padre Gratien. Dall’altra quella dell’avvocato Luca Fanfani che aveva provato ad aprire uno scenario diverso introducendo la figura di un pizzaiolo etiope con il quale Guerrina Piscaglia si era scambiata a lungo chiamate e messaggi.
Il prossimo passaggio nell’inchiesta è quello dell’incidente probatorio per la giovane prostituta romena Cristina che avrebbe raccolto pesanti frasi da padre Gratien. È in programma mercoledì 27 maggio presso il Tribunale di Arezzo davanti al gip Piergiorgio Ponticelli.