Iniziativa trasversale che riunisce parlamentari di molti schieramenti politici. A Milano primo convegno sul tema, in estate l'inizio della discussione in commissione. Obiettivo: salvaguardare i diritti dei cittadini, contrastare la tratta e tutelare chi è costretto a prostituirsi dai cartelli malavitosi, riconoscere la professione in autogestione e autodeterminazione
Regolamentare la prostituzione. Senza lasciarsi andare a “goliardate” come il referendum proposto dalla Lega per l’abolizione della legge Merlin. Questo l’obiettivo del percorso avviato a Milano da un’iniziativa trasversale appoggiata da cento parlamentari per arrivare il prima possibile all’approvazione di una nuova legge. Addio Merlin. Prostituzione tra diritto e tabù il titolo del convegno, che verrà riproposto anche in altre città. Ne hanno discusso a palazzo Isimbardi, sede della vecchia provincia, i due promotori Pierpaolo Vargiu, deputato di Scelta civica, e Maria Spilabotte, senatrice del Pd, insieme al questore della Camera Stefano Dambruoso e ai rappresentanti di alcune associazioni impegnate sul tema.
Al centro del dibattito il superamento di un legge che ormai ha quasi 60 anni. Una legge che non considera reato la prostituzione, ma che ne rende difficile la pratica per chi voglia intraprenderla autonomamente senza essere costretta dagli sfruttatori. Per chi si prostituisce non esiste infatti la possibilità di iscriversi alla camera di commercio, ma negli ultimi tempi l’Agenzia delle entrate si è fatta avanti per chiedere il versamento delle tasse. Mentre chiunque affitti un appartamento che viene utilizzato da una escort rischia di essere incriminato per favoreggiamento della prostituzione. Per risolvere queste e altre contraddizioni, secondo i promotori dell’iniziativa, è necessario un intervento legislativo. “Regolamentare alcuni aspetti del fenomeno non vuol dire riaprire le case chiuse”, spiega Vargiu, primo firmatario di una delle proposte di legge in materia. “Sulla necessità di una regolamentazione la sensibilità sociale nel Paese è più avanti di quella all’interno del parlamento”.
Per Spilabotte, “i testi sinora depositati su questo argomento coincidono per il 70 per cento dei punti, mentre resta da limarne il 30 per cento”. Quella della senatrice sarà la proposta che per prima intraprenderà il percorso in aula, con l’inizio della discussione in commissione previsto in estate. “E’ un testo che vuole soddisfare tre esigenze – spiega – Salvaguardare i diritti di quei cittadini che non vogliono avere prostituzione e degrado sotto casa, contrastare la tratta e tutelare chi è costretto a prostituirsi dai cartelli malavitosi, riconoscere la professione in autogestione e autodeterminazione”.
Il superamento della legge Merlin è reso necessario anche dalla degenerazione del fenomeno avvenuta negli ultimi 60 anni. E secondo Vargiu e Spilabotte deve avvenire per via parlamentare. Nessun sostegno dunque al referendum proposto dal leader della Lega Matteo Salvini. Anzi, sostengono i due parlamentari, “questa è la risposta sbagliata e semplicistica a un problema molto serio. È un viaggio nella preistoria, che fa tornare al 1958 senza dare strumenti alla lotta allo sfruttamento e al degrado. Una goliardata che non porta nemmeno un euro nelle casse dello Stato”. Tra le misure che invece verranno discusse in parlamento c’è quella di dare “più poteri ai sindaci nel governo del fenomeno, aprendo all’opzione dello zoning (creazione di aree in cui la prostituzione su strada venga regolamentata e consentita, ndr). E il riconoscimento dei diritti e dei doveri dei sex workers, chiedendo un contributo fiscale, ma assicurando in cambio diritti previdenziali”.
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