IL DIARIO DELL'ETIOPE - Il nostro Tsabu arriva 87esimo nella tappa Forlì-Imola vinta dal russo Zakarin. Ma la copertina di oggi è per il corridore tasmaniano aiutato dal connazionale Clarke che gli ha passato una ruota per riprendere la corsa. E per ringraziarlo pubblica la foto su Twitter. E la direzione della corsa lo mette fuori
Non posso non riprendere quel che ritengo la notizia di un’ingiustizia. Si parla tanto di fair play nello sport, di gesti generosi, di solidarietà e di lealtà. Una delle foto più emblematiche del ciclismo è il passaggio di una borraccia d’acqua tra Bartali e Coppi. Non mi risulta che siano stati puniti. Invece, per uno sciagurato Twitter, con tanto di foto, il tasmaniano Richie Porte, uno dei favoriti di questo Girum Italicum del 2015 è stato penalizzato di due minuti: aveva ringraziato il connazionale Simon Clarke di avergli passato la ruota e quindi di avergli consentito di riprendere la corsa, nella decima tappa che si è conclusa ieri, 19 maggio, a Forlì.
Rival Australian comes to Richie Porte’s rescue in Giro d’Italia | http://t.co/7I6PUUNy5W pic.twitter.com/BEjkFHqR69
— Cycling Weekly (@cyclingweekly) 19 Maggio 2015
Il Girum di Porte compromesso dall’occhiuta e tetragona lettura del regolamento, quando era evidente che l’intervento di Clarke era stato dettato dall’amicizia che lo lega a Richie e non da un accordo sottobanco tra le due squadre. Tanto che al traguardo forlivese Porte ha accusato un consistente ritardo di 47 secondi, rispetto a Contador. La buonafede dei corridori emerge dal fatto che lo stesso Porte ha postato l’immagine in Rete che documenta il montaggio della ruota: un gesto che meriterebbe un riconoscimento. Macché. La giuria – sostiene Mauro Vegni, il direttore della corsa rosa – non poteva non tenerne conto. Contador e gli altri uomini di alta classifica avrebbero potuto protestare. Non l’hanno pensato, anzi, quasi tutti sono scandalizzati dalla mera applicazione dell’articolo. La stessa penalità è stata comminata imparzialmente a Clarke, che è stato in maglia rosa ventiquattr’ore, dopo la tappa di La Spezia.
Un giorno, papà Richie dirà ai figli che al Girum 2015 è stato battuto non da Contador o da Aru, ma da Twitter. Da un social network. Vegni ha ricordato che i corridori dovrebbero conoscere le norme basilari del regolamento. Ci sono tuttavia circostanze in cui il regolamento potrebbe non essere ciecamente applicato, e che bisognerebbe tener conto delle attenuanti. E’ vero che i compagni della Sky hanno sbagliato a non cedere la loro bici al capitano in difficoltà, col tubolare afflosciato. E’ anche vero che il gesto di solidarietà tra avversari è da apprezzare e mostrare, una ragione in più per amare questo sport di fatica e di strada. Un esempio ammirevole. Ci impegniamo tanto ad insegnare cos’è il bene, poi dimentichiamo dove cercarlo. Di certo, non sempre il regolamento rappresenta il bene.
E adesso, poche righe per la cronaca di quest’uggiosa 11esima tappa da Forlì a Imola (153 km.), con ingresso – in finale di corsa – nel circuito dei Tre Monti, dove si sono corsi gli ultimi cinquanta chilometri. Piove e fa molto più fresco rispetto a ieri. Dopo il primo traguardo volante vinto dal sagace Nizzolo davanti a Viviani e Boem (che mantiene la maglia rossa della classifica a punti), vanno via Intxausti (Movistar), Rosa (Astana), Zakarin (Katusha), Kruijsvijk (Lotto NL Jumbo). Li raggiungono Montaguti (Ag2R), Rubén Fernandez (Movistar), Hesjedal (Cannondale-Garmin), Rutkiewicz (CCC Sprandi), Bétancour (Ag2R), Pellizzotti (Androni-Sirmentec). Caratura degli attaccanti elevata.
La fuga dapprima stenta a stabilizzarsi, poi si cementa. Il vantaggio sul gruppo supera i quattro minuti. La pioggia rende viscido e pericoloso l’asfalto. L’inseguimento è prudente: nessuno rischia di cadere per riacciuffare Pellizzotti e soci. Il meglio piazzato in classifica è Hesjedal, a sei minuti da Contador. El Doloroso lascia fare, non lo preoccupa il canadese, anche se ha vinto il Giro del 2012. Aru soffre il freddo e sta tranquillo, nonostante l’accidentato percorso, e lo strappo dei Tre Monti (da superare tre volte). Ha speso molto nei giorni scorsi, punta a recuperare per il week end, prima la lunga crono, domenica l’arrivo a Madonna di Campiglio, dove Pantani trionfò ma dove, il mattino dopo, fu costretto a lasciare il Giro per i valori riscontrati durante il controllo antidoping (quel giorno c’ero: andai a Cesenatico per intervistarlo).
A proposito di rimandi storico-ciclistici. Pioveva anche nel 1968 quando Vittorio Adorni, sulle stesse strade dei Tre Monti, vinse il Mondiale, lasciando a oltre dieci minuti Van Springel.
I dieci si stuzzicano a turno, l’attacco decisivo è quello del russo Ilnur Zakarin, uno che si è presentato al Giro dopo aver trionfato nel Giro di Romandia: ha 25 anni e molto talento. Scatta a mezzo chilometro dall’ultimo passaggio in cima ai Tre Monti, va a vincere. Intanto, dietro, scivola e cade Rigoberto Uran Uran: qualche escoriazione, inseguimento a zig zag fra le ammiraglie, rientro faticoso in gruppo. Dopo Zakarin, arriva il redivivo colombiano Betancur, assai vivace negli ultimi giorni, a 53”, regola Franco Pellizzoti, il basco Intxausti, Rosa, Kruijsvijk, Hesjedal. Il gruppo della maglia rosa è a un minuto e 2 secondi.
Il nostro amico Tsabu Gebremaryam Grmay è rimasto purtroppo intruppato coi velocisti, il freddo deve averlo un po’ condizionato, è 87esimo a 19 minuti e 5 secondi da Zakarin. Primo di questi 108 ritardatari, Diego Ulissi. Risparmia energie, lo attende un arrivo a lui favorevole domani, al Santuario Monte Berico di Vicenza, rampa adatta agli scattisti. In classifica Tsgabu perde di nuovo posizioni, è settantesimo a un’ora sette minuti e ventun secondi da Contador. Maglia nera, Marco Coledan, ultimo e 187esimo, sta lontano da El Doloroso 2 ore 53’02”. Quasi una tappa.