Atene si gioca il tutto per tutto. E, alla vigilia del vertice europeo di Riga durante il quale il governo di Alexis Tsipras spera di trovare un accordo in extremis con i creditori, minaccia di non rimborsare il Fondo monetario. Una scelta che, per quanto obbligata, equivarrebbe a far partire il conto alla rovescia in direzione di un default del Paese. Ad accendere la miccia è stato Nikos Filis, portavoce del gruppo parlamentare di Syriza, che in un’intervista all’emittente privata ANT1 ha detto che se non ci sarà un’intesa la Grecia il prossimo 5 giugno non pagherà la tranche di 300 milioni dovuta all’Fmi perché “non ci sono fondi” per rimborsare l'”enorme” prestito. Di conseguenza “i creditori non avranno i soldi”. Questo dopo che la rata da 750 milioni in calendario per il 12 maggio era stata versata con una partita di giro, attingendo a un conto d’emergenza aperto presso lo stesso fondo.
L’avvertimento dello speaker suona come un ultimatum: o si arriva a un’intesa per lo sblocco dell’intera ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi di euro o Atene non ripagherà, per manifesta impossibilità, le prossime rate di debito. Se davvero andasse così, dopo un “periodo di grazia di 30 giorni lo Stato sarebbe dichiarato insolvente. L’ultima parola ovviamente non è ancora detta. “I negoziati si stanno facendo sempre più tesi. Questo è il momento della verità”, ha sottolineato Filis. Spiegando che c’è la necessità di discutere una ristrutturazione del debito greco, ipotesi a cui il Fondo e la stessa Commissione, pur con diversi distinguo, hanno aperto.
La stampa greca riferisce che il premier sta cercando di ottenere un unico accordo finale con i creditori internazionali per porre fine all’austerità e far ripartire la crescita economica. Tsipras non intende negoziare in più fasi, per soddisfare di volta in volta gli obblighi di breve termine, perché ritiene che una strategia del genere determini un’asfissia dell’economia greca e incertezza sui mercati. Di conseguenza quando, giovedì, incontrerà la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande a Riga, chiederà una soluzione politica per la questione del debito entro la fine di maggio.
Intanto, secondo il quotidiano Kathimerini, un alto funzionario governativo ha fatto sapere che Atene pensa seriamente a una imposta speciale sulle transazioni bancarie dello 0,1-0,2%. Un prelievo che permetterebbe di raccogliere fra i 300 e i 600 milioni di euro all’anno a seconda delle eventuali esenzioni per le movimentazioni con carta di debito e di credito (il ministero delle Finanze punta a promuoverne l’uso per combattere l’evasione fiscale). L’agenzia di rating Moody’s ha lanciato sempre mercoledì un nuovo allarme sulle prospettive degli istituti di credito ellenici, dopo che da dicembre 2014 hanno subito deflussi di depositi per 30 miliardi. Moody’s spiega in una nota che “è improbabile un allentamento delle tensioni” nei prossimi 12-18 mesi e “è molto alta la possibilità” che venga imposto “un controllo sui trasferimenti di capitali e un congelamento dei depositi”.
Filis, nel corso dell’intervista, ha rassicurato i cittadini sul fatto che stipendi pubblici e pensioni continueranno a essere pagati in modo regolare. Ma con quali soldi, se non ci sarà lo sperato accordo, non si sa. Per versare gli assegni di maggio l’esecutivo ha dovuto – una prima assoluta – drenare liquidità da ambasciate e consolati. Il fondo del barile, insomma, è stato ampiamente raggiunto.