Il Csm cambia rotta sulla nuova legge anticorruzione, il famoso ddl Grasso approvato al senato il primo aprile, dopo due anni di gestazione. Il testo rappresenta una “concreta inversione di tendenza, rispetto al recente passato” nella lotta alla corruzione e contiene “positivi passi avanti” che andrebbero comunque “opportunamente integrati”, si legge nella relazione del plenum. Dalla quale sono scomparse le punte più critiche del testo licenziato cinque giorni fa dalla VI Commissione dell’organo di autotutela dei magistrati. Dove si parlava, in fatto di corruzione, di “singoli sporadici e frammentari interventi realizzati, ed in gran parte attualmente solo annunciati dal legislatore”, e che comunque “risultano per la loro disorganicità insufficienti”. Il parere, di cui era relatore il togato di Area Piergiorgio Morosini – che è stato fra l’altro il gup del processo sulla trattativa Stato mafia – era stato approvato all’unanimità dalla commissione e aveva suscitato piccate reazioni politiche, soprattutto dal campo del Pd, che del ddl Grasso ha fatto una bandiera dopo gli scandali Expo, Mose e Mafia capitale.
Oggi il plenum ha modificato quella relazione cancellando i passaggi più critici. E’ stato lo stesso Morosini a modificare il paragrafo sulla corruzione del parere che riguarda tutte le materie toccate dal ddl del governo sul processo penale; una scelta compiuta, come ha spiegato lui stesso, perchè quella parte “scritta probabilmente in modo troppo tecnico”, ha dato luogo nei giorni scorsi a “fraintendimenti e strumentalizzazioni”. Alla fine il nuovo testo è passato con il voto favorevole di tutti i consiglieri, a eccezione dei laici di centro-destra.
DALLA PRESCRIZIONE ALL’AGENTE PROVOCATORE, LE CRITICHE ALLA MAGGIORANZA. La relazione non risparmia comunque critiche all’azione di governo. Se il ddl Grasso è sostanzialmente promosso, più forti sono i rilievi al ddl 2798, presentato dal guardasigilli Andrea Orlando e attualmente in discussione in commissione alla Camera, che è un po’ la summa della riforma della giustizia penale annunciata da Renzi. Il testo aumenta sì le pene per la corruzione, ma appare “inidoneo a rendere più efficace la strategia complessiva di repressione di una delle principali emergenze di inquinamento del tessuto istituzionale e civile del Paese”. Secondo il Csm, il ddl della maggioranza “rinuncia a nuove previsioni su pene accessorie, corruzione tra privati, premialità per chi collabora con l’autorità giudiziaria,
test di integrità (il famoso agente provocatore, ndr) , riti speciali, falso in bilancio ed evasione fiscale”. Né il ddl Grasso né quello di maggioranza, ancora, intervengono sulla voluntary disclosure, la normativa che sana i capitali in nero in seguito alla loro denuncia al fisco. La legge attuale, scrive il Csm, “impedisce su tali fatti indagini anche per riciclaggio, per cui molte condotte (transazioni economiche legate a vicende corruttive) restano opache”. Così come nessuno dei provvedimenti prevede l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i colpevoli “di ogni fattipecie corruttiva”.
Altra nota dolente, oggetto di defatiganti contrattazioni in maggioranza nei mesi scorsi, la prescrizione. Il punto di equilibrio trovato da Orlando è una sorta di interruzione a singhiozzo dello scorrere del tempo in caso di condanne in primo e secondo grado dell’imputato, mentre il Csm ritiene “più convincente una previsione di definitivo arresto del decorso del termine prescrizionale una volta che sia stata esercitata l’azione penale o, almeno, sia stata pronunciata la sentenza di primo grado”. Sempre per restare sui temi caldi – e annosi – del dibattito politico, una lunga parte della relazione redatta da Morosini è dedicata alle intercettazioni (proprio oggi la Commissione giustizia della Camera ha ascoltato direttori e inviati delle principali testate italiane), per le quali una precisa sequenza dell’iter giudiziario, compresa un’udienza stralcio, dovrebbe poter “scongiurare il rischio di diffusione di notizie irrilevanti per il processo, assicurare la tutela della privacy e consentire l’immediato esercizio del diritto di difesa”. Corrette sono infine “la tutela dei cittadini non indagati che abbiano avuto contatti con soggetti sottoposti ad intercettazione” e “la protezione di quel perimetro assolutamente confidenziale e riservato costituito dai colloqui difensivi”.
LEGNINI: “PARERE APPROPRIATO E COMPLETO”. Il Csm ha espresso un parere “appropriato e completo che chiarisce che le misure in itinere di contrasto alla corruzione vanno in senso positivo, che costituiscono un’ inversione di tendenza ed è auspicabile un completamento degli strumenti per la prevenzione e il contrasto”, sottolinea con soddisfazione il vicepresidente Giovanni Legnini che fa notare come a questo risultato si sia giunti con “l’ulteriore proposta di integrazione del relatore. Nessuna bocciatura per nessuno” con il parere del Csm, ma “valutazione oggettiva delle ricadute di questi interventi normativi sulla giurisdizione”.
MOROSINI: “NESSUN CASO, SOLO SUGGERIMENTI”. Nessun caso anche secondo il giudice Morosini: “Le polemiche di questi giorni sul nostro parere mi sono apparse fuori luogo, visto che come Csm siamo chiamati a dare suggerimenti”. spiega. “Oggi abbiamo riconosciuto i possibili passi avanti anche di un ddl in discussione alla Camera, ma non potevano esimerci dal ricordare le tante cose, che oltre quel ddl, occorre fare, a livello di misure penali, processuali investigative”. “Il Csm rispetta le istituzioni”, ma “non può rinunciare a segnalare le criticità” aveva detto durante il dibattito in plenum, ricordando che i pareri rappresentano “una prerogativa prevista dalla legge”. E ora Morosini ribadisce l’allarme per l’entità del fenomeno della corruzione: “è il maggior pericolo per la nostra democrazia. Per questo dobbiamo mettere in campo tutte le forze migliori: sia nelle pubbliche amministrazioni, sia sul piano istituzionale”.
Sulle intercettazioni, continua Morosini, “abbiamo detto che siamo contro la censura e che è impensabile prevedere la pena detentiva per chi pubblica certe informazioni investigative. E’ nella fisiologia pubblicare notizie rilevanti quando sono in un provvedimento giudiziario. Quello che invece non è processualmente rilevante va filtrato in una udienza stralcio che deve coincidere con la fine delle indagini preliminari”.
Sulla prescrizione, l’indicazione del Csm di bloccare definitivamente il decorso dopo la sentenza di primo grado “può apparire radicale”, riconosce Morosini, ma serve a evitare “tanti abusi”. Invece la sospensione della prescrizione per fasi del processo, prevista dal ddl del governo, “esprime una sensibilità particolare per questo problema, ma potrebbe riproporre alcune criticità dell’attuale assetto”.
IL CONSIGLIERE DI FI: “CSM FA PROPRIE TESI DEI 5 STELLE”. Nel dibattito arriva anche l’accusa al Csm di aver fatto proprie le proposte del Movimento 5 Stelle. Se ne fa portavoce Pierantonio Zanettin, membro laico di Forza Italia, che ha votato contro il parere con i colleghi di centrodestra. “Il parere votato suggerisce al legislatore di render perseguibile d’ufficio il reato di falso in bilancio, anche alle società non quotate, comprese, fino a prova contraria, le piccole e medie imprese, e di aggravarne le pene per consentire di accertare il reato, anche con le intercettazioni telefoniche. Sono esattamente le proposte che il Movimento Cinque Stelle ha presentato in Parlamento”. Ma, aggiunge, “per fortuna il Governo pare orientato a non assecondare questa pericolosa deriva giustizialista”.