Il presidente Mattarella, con parole inequivocabili, ha sanzionato qualsiasi forma di discriminazione fondata sulle libere scelte sessuali delle persone. Appena qualche ora, prima, un altro presidente, si fa per dire, ha invece pensato bene di definire “quattro lesbiche” le donne che hanno scelto di praticare il calcio. L’omofobo di turno si chiama Belloli; per altro, è anche il presidente della Lega dilettanti, nel suo caso di nome e di fatto, e dovrebbe rappresentare le centinaia di società di calcio femminile iscritte alla sua Lega.

Lui, naturalmente, ha negato e nega, invoca il complotto, incurante persino dei verbali e dei testimoni che confermano tutto. Questa volta, per nostra fortuna e per sua disgrazia, ha trovato interlocutrici toste e non corrompibili, e così delegati e delegate delle associazioni calciatori e calciatrici hanno deciso di protestare in campo, di esporre striscioni, e addirittura di far saltare la finale di Coppa Italia, Brescia Tavagnacco, prevista per sabato prossimo. Vogliono le dimissioni di Belloli e vogliono una loro lega autonoma.

Queste ragazze, i loro dirigenti, le società di Brescia e Tavagnacco, meriterebbero un pubblico riconoscimento, magari anche da parte del presidente Mattarella, perché il loro gesto sia confortato dalla più ampia solidarietà popolare ed istituzionale.

Ci auguriamo che, prima di sabato, il signor Belloli voglia rassegnare le dimissioni, così troverà anche il tempo di cogliere le differenze tra la dignità delle “Quattro lesbiche..” e le infamie di quei “Quaranta ladroni” che continuano a truccare i risultati dei campionati di calcio, di ogni ordine e grado.

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