Manuli Rubbers, Guzzini ma anche Auchan. Il grande caos della Merloni, cioè l’Indesit diventata Whirlpool che sembrava essere stato un successo del governo e invece è diventato un boomerang. Settemila posti persi nel 2014 (dati Unioncamere e ministero) dopo i 19mila del 2013 (dati Cna e Confartigianato). La disoccupazione giovanile sopra al 36 per cento. In questo scenario si consuma il rush finale della corsa alla poltrona di presidente delle Marche, Regione storicamente a trazione rossa che sta soffrendo in particolar modo la crisi economica che ha colpito il settore industriale: con lo spettro dei licenziamenti, della cassa integrazione e del precariato spinto. È soprattutto con questo tema e con le inevitabili tensioni che innesca una situazione di incertezza economica, che dovrà misurarsi il prossimo governatore. Non aiuta, poi, il battaglione di indagati per le spese pazze che cercano di essere riconfermati in consiglio regionale.
Circostanza che contribuisce ad alimentare il sentimento dell’antipolitica che tiene un numero crescente di elettori lontano dalle urne. Sono circa il 48%, stando ai sondaggi, quelli che non si presenteranno ai seggi. Un dato che, tuttavia, non dovrebbe alterare gli equilibri. In casa Pd, infatti, danno l’ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli già per vincente, nonostante l’anomalia rappresentata dalla ricandidatura del governatore uscente Gian Mario Spacca, al timone della Regione dal 2005 a capo di una larga coalizione di centrosinistra. Spacca, vistasi negare la strada del terzo mandato, con un triplo carpiato è passato alla guida di una coalizione di centrodestra composta da Marche 2020 e Forza Italia. Il governatore uscente nel 2010 aveva vinto con oltre il 53% dei consensi, staccando di 13 punti proprio la coalizione di centrodestra (all’epoca guidata da Ermino Marinelli). L’impresa gli era già riuscita nel 2005, quando vinse per la prima volta con oltre il 57% dei voti utili, umiliando i suoi futuri alleati forzisti con quasi 20 punti di margine.
Un’altra performance che si annuncia significativa è quella del Movimento Cinque Stelle che con Giovanni Maggi, 50 anni di Ancona, è alla sua prima prova regionale. Se le attese verranno confermate la squadra grillina potrebbe arrivare al secondo posto dietro a Ceriscioli. Nonostante gli ottimi risultati delle politiche del 2013, quando il M5S qui riuscì ad imporsi come primo partito (32,1% dei consensi alla Camera), il M5s nelle successive tornate non ha mai sfondato. Ed è chiaro che pesa, in campagna elettorale, la situazione occupazionale, oltre al tema della trasparenza nella Regione in cui un candidato su 10 è indagato per peculato perché accusato di aver speso in modo irregolare i rimborsi ai gruppi consiliari regionali.
Questione sociale e questione morale sono i temi sui quali fa leva anche la coalizione formata da Lega Nord e Fratelli d’Italia. Che punta sul ticket composto dal candidato-presidente Francesco Acquaroli (Fdi-An, sindaco di Potenza Picena) e Luca Paolini, storico volto della Lega nelle Marche, che in caso di vittoria sarebbe il vice. Anche se l’obiettivo più realistico è il superamento del 10%. Qui, del resto, il Carroccio ottenne un primo sbalorditivo 6,33% alle Regionali del 2010, ma in tutte le altre competizioni elettorali è sempre rimasto ancorato a percentuali da prefisso telefonico. La nuova linea di Salvini e lo spaesamento nel centrodestra sembra poter soddisfare le attese. La campagna elettorale, poi, è molto spostata sul tema dell’immigrazione, al grido di “No ai profughi”.
Chiude lo scenario Edoardo Mentrasti, candidato di Altre Marche, sinistra unita, che dopo anni vede Sel e Rifondazione Comunista appaiate sotto un unico simbolo. L’impegno di Metrasti è tutto rivolto al tentativo di intercettare il pesante malcontento derivante dalla situazione occupazionale preoccupante. Una situazione che nelle settimane e negli anni passati ha già generato tensioni in tutta la regione. Mentrasti parlando di occupazione propone un “piano straordinario per il lavoro per giovani e disoccupati, finanziato con 25 milioni di euro” oltre ad un impegno concreto per il reddito sociale per disoccupati e precari: “130mila marchigiani sono sotto la soglia di povertà, la disoccupazione è al 10%. Occorre garantire un’esistenza dignitosa. Istituzione di un reddito sociale minimo di 600 euro mensili, con agevolazioni per l’accesso ai trasporti e ai servizi culturali”. Sul tema del lavoro il programma del grande favorito, il democratico Ceriscioli, prevede invece di puntare “sugli investimenti pubblici, sul riordino dei Confidi e sull’accesso agevolato al credito, sulla defiscalizzazione delle spese per le imprese che investono in ricerca e innovazione” oltre agli “incentivi all’export e all’internazionalizzazione e la riconversione di siti industriali e artigianali dismessi”.
modificato da Redazione web alle 12 del 25 maggio 2015