Il 20 maggio del 2012 la terra tremò per la prima volta, tra le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara, lasciando dietro di sé macerie e vittime. Nel giorno dell'anniversario la Regione ha presentato i numeri della ricostruzione tra obiettivi ancora da raggiungere e progetti realizzati
A tre anni dal terremoto che ha distrutto abitazioni, fabbriche e chiese, togliendo il tetto a migliaia di famiglie, sono ancora tanti i segni visibili, le ferite ancora aperte dalle scosse. A cominciare da chi una casa vera e propria, dopo 36 mesi, non ce l’ha: quasi 1300 persone dormono ancora tra le lamiere dei container. È l’anniversario più difficile per l’Emilia Romagna: è il 20 maggio del 2012 quando la terra trema per la prima volta, tra le province di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara, lasciando dietro si sé macerie e vittime. Nove giorni dopo ci sarà un’altra scossa, ancora più devastante. I morti alla fine saranno 27. E 45mila in tutto le persone coinvolte.
Oggi il bilancio disegna una quadro poco esaltante, in cui molto è stato fatto, sì, ma restano allo stesso tempo parecchie situazioni in sospeso. Bastano i numeri presentati dalla Regione per fare il punto in occasione dell’anniversario. La ricostruzione di abitazioni e imprese ha raggiunto il 60 per cento. Le previsioni dicono che serviranno almeno altri due anni per arrivare al 100%: secondo il presidente Stefano Bonaccini, la parola fine si potrà scrivere, di questo passo, nel 2017.
“C’è ancora tanto da fare – ha detto – ma siamo determinati: non saremo tranquilli fino a che non sarà posato l’ultimo mattone. È per questo che, dopo aver ottenuto dall’Unione europea la proroga per gli interventi sui fabbricati danneggiati delle imprese agricole, ora attendiamo che a breve arrivino le risposte positive del Governo alle richieste che, assieme ai sindaci dei Comuni colpiti, abbiamo avanzato: dalla proroga al 2017 dello stato di emergenza alle proroghe fiscali, per arrivare all’istituzione delle cosiddette zone franche urbane con lo stanziamento ad hoc di un fondo di 50 milioni di euro. Questa fascia di terra dove si produceva oltre il 2% del Pil nazionale rinascerà più bella, più forte e più sicura di prima”.
I lavori sulle abitazioni hanno permesso di rimettere a norma e ristrutturare 15800 case, dove sono tornate a vivere oltre 25mila persone. Le famiglie che hanno bisogno di assistenza e che ancora ricevono un assegno sono 4645, 20% in meno rispetto all’anno scorso, e 71% in meno rispetto alle prime settimane dopo il terremoto, quando erano oltre 16mila. Il capitolo più critico rimane però quello dei Map, ossia i Moduli abitativi temporanei dove è stata sistemata una parte degli sfollati. A gennaio la Regione aveva promesso di smantellarli entro la fine del 2015, ma intanto 1288 persone (700 in meno rispetto a un anno fa) si preparano ad affrontare la terza estate tra i container. Delle 757 montate all’inizio, oggi nel cratere rimangono occupate 410 casette provvisorie.
In tutto, i contributi concessi per la ricostruzione di case, imprese e negozi raggiungono quota 1 miliardo e 770mila euro, ma di questi solo 800 milioni, meno della metà, sono già stati liquidati. Per le abitazioni sono stati dati quasi 536 milioni, su 1 miliardo e 89mila euro concessi, e approvato il 70% dei progetti presentati. Più ridotta la cifra saldata per le imprese: 245 milioni di 682 milioni concessi, ossia circa un terzo.
Molti centri storici sono ancora nascosti dietro metri e metri di impalcature e ponteggi. Una situazione di cui soffrono più di tutti i commercianti ritornati nei negozi del centro, che faticano a sopravvivere e a ripartire. Da viale Aldo Moro fanno sapere che sono “536 i milioni messi a disposizione dalla struttura commissariale – che si aggiungono a 407 derivanti da cofinanziamenti (assicurazioni, fondi propri,e donazioni) – per sostenere 935 interventi di ricostruzione e riparazione degli edifici pubblici e dei beni culturali danneggiati, tra i quali le chiese”. Anche se, ha ricordato Bonaccini, dal Governo devono ancora arrivare 800 milioni di euro per completare la ricostruzione delle opere pubbliche. “Non vogliamo un euro in più, ma nemmeno un euro in meno di quanto serve”. Per quanto riguarda la pianificazione per la ricostruzione dei centri storici, la Regione assicura che si sta andando avanti con l’individuazione delle Umi (Unità minime di intervento) e la redazione di 24 Piani organici. “Dal bilancio regionale stanziati 11 milioni e 700 mila euro che si aggiungono a quelli destinati alle opere pubbliche e ai beni culturali”.
La giunta si mostra comunque ottimista. “Nessuna multinazionale ha abbandonato la nostra terra, eppure quel rischio c’era – ha precisato l’assessore alla Ricostruzione, Palma Costi – Nessuna cassa integrazione con motivazione sisma è attiva, i dati del 2014 confermano al contrario una ripresa dell’occupazione. Le risorse stanziate restano in larga parte sul territorio: l’80% delle imprese impegnate nella ricostruzione delle abitazioni sono emiliano romagnole”.