Gabriele Flamigni, iscritto a filosofia, si ritrova escluso dagli "sgravi" del pagamento delle tasse perché con un reddito "alto": "Non posso sperare che il consiglio d'amministrazione dell'ateneo di Pisa riveda la delibera, ma spero che questa mia piccola storia porti a riflettere"
Nessuna agevolazione nel pagamento delle tasse universitarie se sei uno studente modello ma “ricco“. Succede all’università di Pisa, dove lo scorso maggio il consiglio d’amministrazione dell’ateneo ha approvato alcune modifiche al regolamento sulla contribuzione degli studenti. Ma Gabriele Flamigni non ci sta e ha deciso di aprire un dibattito sul tema con una lettera aperta mandata anche ai giornali. “Sono uno studente con la media del 30 e lode“: la sua lettera comincia con questa frase, quasi provocatoria.
Gabriele, classe 1993, studente di filosofia, volontario di Radio Eco, la radio universitaria, come tanti altri studenti bravi e “ricchi”, si ritrova escluso dalle agevolazioni nel pagamento delle tasse. Anche dalle agevolazioni per merito. “Non posso sperare – scrive Flamigni – che questo mio messaggio porti il consiglio d’amministrazione dell’università di Pisa, e di tutti gli altri atenei (se ce ne sono) che hanno operato la medesima scelta, a rivedere le proprie delibere. Però spero che almeno questa mia piccola storia porti le persone che ne verranno a conoscenza a riflettere: in Italia c’è ancora qualche cervello che vorrebbe restarci. Non cacciamolo“.
Il comma del regolamento tanto contestato è abbastanza chiaro: “La riduzione per merito è riconosciuta soltanto a coloro che abbiano un Isee inferiore a 75mila euro”. E’ stato votato nel maggio dello scorso anno da tutti componenti presenti del consiglio d’amministrazione, con la sola astensione della componente studentesca. Il cda dell’ateneo si riservò in quella sede di effettuare “una revisione complessiva dei criteri di valutazione del merito stesso”.
Nelle scorse settimane Gabriele ha scritto a diversi uffici amministrativi dell’università e ha incontrato due pro-rettori. Le motivazioni che stanno alla base dell’inserimento di questo comma al regolamento non sono ad oggi ben chiare. Al fattoquotidiano.it Gabriele racconta di aver deciso di scrivere una lettera aperta ai quotidiani locali a causa della gravità della situazione che il suo caso rappresenta, al fine di stimolare una riflessione più ampia possibile sul tema.
Nella sua lettera Gabriele propone delle soluzioni alternative: “Se la riduzione per merito agli studenti richiede dei costi troppo alti per l’ateneo, le soluzioni secondo me sono due: o le due riduzioni, per merito e per reddito, sono applicate alternativamente (se si ha diritto a entrambe, si riceve quella più favorevole), o si cambia il modo di riconoscere il merito. E invece l’università di Pisa ha scelto la soluzione meno logica: il merito viene riconosciuto solo ai ‘non ricchi‘. E così l’università ha scelto di discriminare gli studenti meritevoli sulla base di un parametro che con il merito non ha niente, assolutamente niente a che vedere”.
I rappresentati degli studenti all’epoca presenti alla votazione commentano: “Noi abbiamo definito grossolana una tale misura, poiché se di merito si deve parlare non è giusto che si faccia pesare la condizione economica. Ci astenemmo, considerando che gli incentivi economici concessi per merito non sono mai stati una nostra priorità, in ragione del fatto che sono le condizioni economiche che costituiscono il vero meccanismo di esclusione dagli studi (sempre di più in questo Paese) per il quale è necessario e indispensabile il meccanismo di riduzione”.