Il 22enne marocchino arrivato il 17 febbraio "su un barcone", era stato arrestato martedì sera nel milanese con l'accusa di aver avuto un ruolo nell'assalto al museo del 18 marzo. Secondo i servizi del Paese nordafricano, il giovane era a Tunisi il giorno dell'attacco ma, stando alle dichiarazioni di una docente e ai registri di classe, ha frequentato regolarmente le lezioni in una scuola per stranieri di Trezzano nei giorni precedenti e successivi all'assalto
L’accusa è quella di aver partecipato alla pianificazione dell’attentato al museo del Bardo di Tunisi che il 18 marzo provocò 24 vittime, tra cui 4 italiani. Per questo, martedì sera, Abdelmajid Touil, 22 anni originario del Marocco, è stato fermato in un appartamento di Gaggiano, hinterland a ovest di Milano. Digos e Ros hanno eseguito un mandato di cattura internazionale emesso dall’autorità giudiziaria tunisina che inizialmente lo accusava di aver partecipato materialmente all’attentato. Accusa che in serata è stata derubricata a un semplice supporto logistico. In Italia da ieri l’uomo è indagato per terrorismo internazionale. Questo il capo d’imputazione scritto dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli nel mandato di perquisizione. Atto dovuto, anche perché fino a due giorni fa per la nostra intelligence Abdelmajid Touil era un perfetto sconosciuto (e soprattutto incensurato). Da qui i dubbi dell’autorità italiana sul ruolo effettivo ricoperto dal marocchino prima e durante la strage al Bardo.
Dubbi alimentati anche dal cambio dirotta dello stesso ministero dell’Interno tunisino. Su Magid, Digos e Ros di Milano ci lavoravano almeno da metà aprile, quando una nota riservata dei servizi segreti tunisini segnalava la sua presenza nella zona di Legnano. Martedì sera,il blitz delle forze dell’ordine va a segno: Abdelmajid sta camminando lungo la strada provinciale all’altezza del Comune di Gaggiano. L’uomo viene seguito a distanza fino a che entra nella palazzina al 14 di via Pitagora, dove da anni vivono la madre, i due fratelli, la cognata e il figlio di 3 anni. Quindi scatta l’arresto e la perquisizione durante la quale vengono trovate alcune sim e diverse pen drive. Con il fermo di martedì sera, salgono a 46 le persone arrestate per l’attentato di Tunisi.
Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il giovane marocchino è arrivato in Italia il 17 febbraio, quando a bordo di un barcone, assieme ad altri 90 clandestini, sbarca a Torre Salsa vicino a Porto Empedocle. Lo sbarco, in realtà, avviene il 16 sera. E solo il giorno dopo le autorità emettono a carico suo e degli altri profughi un provvedimento di respingimento. Da quel momento si perdono le tracce di Touil. Fino al 14 aprile, quando la madre denuncia lo smarrimento del passaporto del figlio ai carabinieri di Trezzano sul Naviglio. Smarrimento, ha spiegato la donna, avvenuto nelle ore successive allo sbarco.
A questo punto le ricostruzioni si sdoppiano. Da una parte, gli investigatori, seguendo l’ipotesi degli 007 tunisini, sostengono che il marocchino sia rientrato in Nordafrica per spostarsi poi a Tunisi dove avrebbe organizzato e forse partecipato all’assalto. Il quadro, durante la giornata di ieri, è però cambiato. Il dubbio forte è che il giorno della strage Abdelmajid fosse a Milano. Il ragazzo, infatti, da tempo frequenta una scuola per stranieri a Trezzano sul Naviglio. E, stando alle dichiarazioni di una sua professoressa, nei giorni precedenti e successivi all’assalto il marocchino ha frequentato l’istituto. La riprova sarebbero i registri di classe. La circostanza è tanto decisiva che il Ros, su ordine del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, capo dell’anti-terrorismo di Milano, ha fatto accertamenti sulla scuola.
La presenza del marocchino a Gaggiano il 18 marzo viene poi confermata dalla madre. “Eravamo insieme”, ha spiegato la donna. Questo non esclude il coinvolgimento del marocchino. In serata il ragionamento in procura era questo: a ora non ci sono elementi per ritenerlo un terrorista. Fatto salvo il mandato di cattura e le carte tunisine che saranno trasmesse alla Corte d’appello che dovrà ragionare sull’estradizione. In Tunisia vige la pena di morte. Circostanza che potrebbe indurre l’Italia a non concedere l’estradizione. Venerdì si terrà l’udienza per l’identificazione del giovane marocchino da due giorni recluso nel carcere di San Vittore.